Poesia della Fase Due a Tarallopolis

Andare a far la spesa con Consuelo comportava per Lallo Tarallo qualcosa di profondamente diverso da ciò che significa per chiunque altro.
Perfino con la mascherina (la ragazza ne indossava una, autoprodotta, con su un’immagine di Freud con uno sguardo particolarmente indagatore) era perfettamente leggibile la bellezza del suo viso, era come se, comunque, se ne potessero intuire i lineamenti attraverso il tessuto, in trasparenza.

Sottobraccio al suo strapazzato giornalista, che quando stava con lei si manteneva sempre in sospensione dal suolo di buoni cinque centimetri, procedeva serena per le corsie stipate di prodotti, mentre al suo passaggio si zittivano le musicacce di sottofondo del supermercato e scattavano di botto offerte speciali, mai decise dalla direzione.
Per questo, oltre che per la sua straordinaria bellezza, lei e Tarallo erano sempre tallonati, sia pure alla distanza consentita, da gente estasiata che, oltretutto, trovava nel seguirli una convenienza non solo estetica.

Consuelo

L’espressione da fase due si era stampata su molti dei volti delle persone che, contingentate e felici come se avessero vinto la lotteria, entravano nel supermercato senza più fare le file che avevano dovuto subire nel cupo tempo della quarantena.
In quei giorni gli occhi di tutti avevano un che di smarrito, la preoccupazione incideva in profondità le rughette che come crepe apertesi di recente, viaggiavano verso le tempie.
Si stazionava per mezz’ora, se andava bene, guardando gli altri in cagnesco, interrogativamente: positivo? Negativo? E tutto stando chini su carrelli in crisi da astinenza che appena entrati nel paradiso delle merci, sarebbero stati gravati da pesi impressionanti, caloriche testimonianze della psicosi da assedio, figlia del bitorzoluto.

Nella fase due, invece, all’entrata si filava lisci: l’unico, dannatissimo impiccio erano i maledetti guanti piazzati lì, da mettersi all’ingresso dopo una allegra spruzzatina di sterminagermi, che fa sempre piacere.
I guanti sembravano innocui, ed invece…
Erano dei cosi da bestemmiarci dietro, fatti di quella sorta di impalpabile plastica, trasparente come certe meduse e pressoché inapribile per via dei bordi serratissimi.
Tarallo, stando in fila subito dietro a qualche sventurato, aveva visto combattersi parecchie lotte mortali, ingaggiate a mani nude da gente perbene contro quei guanti da supermercato: che fossero quelli a forma di mano o a guisa di rozza busta infilabile (si fa per dire), il risultato non cambiava.
L’impegno fisico e nervoso richiesto per spiccicarli, era il medesimo, ragguardevole, che sarebbe stato necessario per svitare completamente la Tour Eiffel.
Una volta di quelle Lallo, invece di innervosirsi per il tempo che gli stava facendo perdere il signore che lo precedeva in fila, era rimasto soggiogato, rapito, nel vedere i tentativi da lui fatti per spiccicare e infilarsi i guanti.

Quel piccolo frammento di Fase Due, si rivelò uno spettacolo coi fiocchi, da lucidarsi gli occhi, lo avrebbe ricordato per sempre.
Dopo un primo, classico, approccio, improntato ad un’illusoria sicumera, destinata a spegnersi presto, il signore, un tipo non più giovane che si intuiva rubizzo sotto la mascherina doppiofiltro extralusso modello Fukushima, aveva iniziato ad applicare con quei cosi le maniere forti.
Li sbatteva in aria con gesti sempre più nervosi, affannati ed un filino isterici: erano corte frustate che nelle intenzioni li avrebbero dovuti aprire di forza, mettendoli al tappeto.
Ci voleva ben altro: niente da fare!
Cambiando registro, aveva imboccato allora una strada più romantica, sensuale, quasi: tentava la carezza a scorrimento, un tocco erogeno che strofinando i lembi dei guanti delicatamente, uno contro l’altro, con quello strusciarli indecente, riuscisse a rivelare il loro punto G.
Probabilmente quel tale non era il loro tipo, perché il suo massaggio, con tutto che si faceva sempre più eccitato, ansimante e sfacciato, sembrava lasciare assolutamente frigidi i guanti.
Tarallo ormai non perdeva una mossa di quel signore, che cominciava a perdere la fede man mano che affiorava in lui una certa rabbia imbarazzata.
Ogni tanto quel tizio lo guardava, come per scusarsi, con quello che avrebbe voluto essere un sorriso ma che perdendosi dietro la mascherina da emergenza nucleare, rimaneva indecifrabile.
Così, l’ultima parola restava al solo linguaggio del corpo.
A Lallo pareva quasi di sentire il pubblico trattenere il fiato, come a teatro, come se si fosse fatto buio in sala ed un solo, chirurgico fascio di luce illuminasse i gesti dell’attore, ovvero il signore in lotta coi guanti plastici da supermercato.

Mente lui si accaniva sudando contro la resistenza infernale dei cosi, uno di loro si aprì di colpo.
Il signore, che quasi non tratteneva più le parolacce, non se lo aspettava: fu preso in contropiede e tutto, subito, cambiò.
In quella infinitesimale apertura si insinuò un filo d’aria: il guanto fluttuò, innalzandosi e impennandosi, e l’uomo lo inseguì, inarcandosi per riprenderlo.
Volava a braccia protese.
La folla che si era addensata in coda e che di solito è percorsa dall’impazienza come lo sono i cavi dalla corrente, si zittì, incantandosi a guardare quel lieve, elegante balletto: il guanto spiccava piccoli ripetuti voli ed il signore, a balzelli, cercava di raggiungerlo, ma la sua spinta, producendo un moto d’aria, lo soffiava un singhiozzo più lontano.
Era una danza.
A quel punto tutti, ma proprio tutti, ebbero l’impressione di stare a teatro, ad occhi sgranati e a bocca aperta dinanzi al raffinatissimo numero di un mimo, racchiuso dal cerchio di luce di uno spot.
Stava per partire un applauso, convinto e commosso, ma ad un tratto l’incanto, di colpo, finì: il signore lasciò che il guanto cadesse a terra e con un bestemmione, che scompigliò col suo turbine i capelli delle donne in fila, gettò via stizzito anche l’altro e andò via furioso ed imprecante.

Bei ricordi, pensò Tarallo mentre con Consuelo portava avanti il carrello nel piazzale verso la macchina parcheggiata.
Alzando lo sguardo vide Abdhulafiah che, come sempre, stava nel suo angolo favorito a fornire consulenze finanziarie volanti a quei clienti del supermercato che gli si accostavano per porgli quesiti in materia di investimenti o, più in generale, di gestione dei loro beni.
A quel punto il giornalista salutò Consuelo dicendole che sarebbe tornato a casa a piedi e si avviò verso l’amico: voleva salutarlo, anche perché ricordava di averlo lasciato in preda ad un ubriacante innamoramento lampo per Trudy, la sorella del suo puzzolentissimo collega Taruffi, che aveva vista una sola volta in vita sua.
Con discrezione, Lallo restò discosto di qualche metro da Abdhulafiah che stava questionando con un tizio grassoccio dal collo taurino, arrossato dal sole, ma nonostante il suo riserbo, alcuni frammenti della loro conversazione gli arrivavano comunque alle orecchie.
“No Terenzio, non è il momento di puntare su roba troppo azzardata: in questi tempi in cui vengono decisamente scoraggiate le eccessive aggregazioni di persone, è difficile che le Saltascoppio Privilegiate e le Cilindro Zampettante Ordinarie, possano fare risultato…”.

Il torello Terenzio borbottò qualcosa di rimando, a cui il consulente ribattè con prontezza.
“D’accordo, è vero che nessuno sta tenendo d’occhio la resa le azioni di società che producono fuochi d’artificio e spettacoli di maghi, e che quindi si può sperare in un loro effetto sorpresa, ma, dammi retta, puntare su un evento simile è come giocarsi un patrimonio sulla possibilità che Jovanotti azzecchi una nota: altro che sorpresa, sarebbe più sconvolgente della pandemia!!
Professionalmente non sarei onesto se ti permettessi di buttare anche soli cinque centesimi su qualcosa di quel tipo, mai osservata in natura!
Oggi come oggi investi, semmai, nei Buoni Pasto che la Teutonische Bank accorda ai dipendenti delle sue filiali: sono talmente graziosi con l’incisione del Porcello Pirata con la benda all’occhio e la mascherina con Barbie sulla faccia, che, pare pazzesco, ma sono diventati ricercatissimi, oggetto di un collezionismo sfrenato.
Hanno raggiunto valutazioni pazzesche, roba da far rizzare i capelli al Commissario Montalbano!

Ho un amico che addirittura, ne ha di quelli che includono anche il dessert: sono lievemente diversi perché il porco è vestito da trapezista, e valgono molto di più.
Lui ne ha una certa disponibilità e a me, di solito, pratica tariffe favorevolissime.
Fossi in te ci penserei su: fammi sapere.

Bene, per il momento dammi solo i cinquanta euro della consulenza e ringraziami per averti evitato sciocchezze pericolose: per Silvan si prospetta una vecchiaia difficile!”.
Presi i soldi dal suo cliente, Terenzio Spinginsù, un ricco affumicatore analfabeta di salmoni, Abdhulafiah potè finalmente salutare Tarallo.
Bastarono pochi istanti perché l’acuto giornalista si rendesse conto delle reali condizioni di Abdhul: in quel fulmineo lasso di tempo, trovandosi dinanzi ad una faccia amica, il consulente perse in un baleno l’espressione seria e concentrata dell’esperto di finanza, sostituendola con una sofferente e languorosa.
“Ah Lallo, maledizione, non ho potuto spedire i fiori: non so nulla di lei, eppure non me la spiccico dalla mente.
Soffro moltissimo, sono come febbricitante: se non avessi un cliente che mi fa il favore di farmi due tamponcini al giorno, penserei quasi di essermi messo in società col bitorzoluto infame!
So anche, e questo non mi favorisce la digestione, che uno come me, straniero e con un lavoro precario, fatto così, alla rinfusa, in questo parcheggio o dove capita, è svantaggiato in partenza, un assoluto outsider nella competizione per destare l’interesse di una divinità come lei.
Non so neanche se è fidanzata o sposata, ma sono prontissimo a odiare con tutta la mia forza e creatività, un eventuale partner di Trudy e a mettermi a studiare di notte dinamitardologia per sottoporlo ad un attentato d’autore.
Lallo, tu sei intimo di suo fratello e devi aiutarmi: io debbo avere almeno un’altra chance di incontrarla.
Ti prego, di notte, anche quando mi metto a contare gli spread degli ultimi sei giorni, non dormo più, non ci riesco!”.

Trudy Taruffi

Tarallo sospirò imbarazzato, quasi non riconosceva l’amico..
Abdhulafiah era sempre stato un uomo sicuro di sé, sereno ma determinato.
A ripensarci, cavolo, lui era quello che aveva consigliato ad Alboino Tranciacocozze, capo di una cooperativa di sicari, uno che fatturava duecento salme all’anno, di investire una parte cospicua del suo patrimonio in azioni della “Agnello mistico spa.”, l’industria massima produttrice mondiale di ostie da messa!
Non lo si era mai visto Abdhul in uno stato d’animo così barcollante.
Lallo allora poggiò un braccio sulle spalle dell’amico innamorato e gli rispose: “Nessun essere vivente può essere più intimo di cinquanta centimetri di distanza di Marzio Taruffi, ne va della pelle, ma sappi che lui mi vuole bene, e mi ascolta, anche.
Gli chiederò con diplomazia notizie di sua sorella, facendomi così un’idea su come agganciarla per tuo conto: troverò un modo per farti uscire con lei, stanne certo”.
L’abbraccio di Abdhulafiah commosse Lallo, che mormorò altre parole di conforto, fino a quando i due amici non sentirono una schiamazzo provenire dalla parte del parcheggio più vicina alla strada: a giudicare dalle urla, tirava aria di botte.
Corsero verso il capannello di persone dal quale arrivavano gli strilli, e giunti quasi a raggiungerle sentirono più distintamente le voci:
“Ridamme ‘a canottiera coso brutto, si nun me la molli te apro come ‘na cozza, è chiaro, stronzo che non sei altro?”

“Strappandole questo orrore, caro signore, ho fatto un regalone a lei e al mondo civile tutto!
Le pagherò benone il disturbo: con quei soldi può comprarsi un telescopio, dato che lei, presumibilmente, ha delle gravissime defaillance della vista.
Con quell’arnese potrà andare a scegliersi qualcosa di più decente da mettersi addosso.
Anzi, già che c’è, si compri anche delle braghe normali: i suoi minicalzoncini andrebbero bene ad una soubrettina, non ad uno coi polpaccioni orridi di chi scarica cocomeri ai mercati generali.
No, glielo dico subito, non posso restituirle la canotta degli Incontinenti Urinari del Wisconsin: mi occorre, ho un museo che attende di ospitarla.
Tra l’altro, si è strappata mentre provavo a sfilargliela: ha ceduto subito, ero sicuro che fosse robaccia!”.
Lallo e Abdhulafiah, prima ancora di vederlo, corsero in suo aiuto: avevano infatti intuito chi fosse uno dei due litiganti…

Omar Tressette

Lallo Tarallo, giovane sin dalla nascita, è giornalista maltollerato in un quotidiano di provincia.
Vorrebbe occuparsi di inchieste d’assalto, di scandali finanziari, politici o ambientali, ma viene puntualmente frustrato in queste nobili pulsioni dal mellifluo e compromesso Direttore del giornale, Ognissanti Frangiflutti, che non lo licenzia solo perché il cronista ha, o fa credere di avere, uno zio piduista.
Attorno a Tarallo si è creato nel tempo un circolo assai eterogeneo di esseri grosso modo umani, che vanno dal maleodorante collega Taruffi, con la bella sorella Trudy, al miliardario intollerantissimo Omar Tressette; dall’illustre psicologo Prof. Cervellenstein, analista un po’ di tutti, all’immigrato Abdhulafiah, che fa il consulente finanziario in un parcheggio; dall’eclettico falsario Afid alla Signora Cleofe, segretaria, anziana e sexy, del Professore.
Tarallo è stato inoltre lo scopritore di eventi, tra il sensazionale e lo scandaloso, legati ad una poltrona, la Onyric, in grado di trasportare i sogni nella realtà, facendo luce sulla storia, purtroppo non raccontabile, di prelati lussuriosi e di santi che in un paesino di collina, si staccavano dai quadri in cui erano ritratti, finendo col far danni nel nostro mondo. Da quella faccenda gli è rimasta una sincera amicizia col sagrestano del luogo, Donaldo Ducco, custode della poltrona, di cui fa ampio abuso, intrecciando relazioni amorose con celebri protagoniste della storia e dello spettacolo.
Il giornalista, infine,è legato da fortissimo amore a Consuelo, fotografa professionista, una donna la cui prodigiosa bellezza riesce ad influire sulla materia circostante, modificandola.

Lallo Tarallo è un personaggio nato dalla fantasia di Piermario De Dominicis, per certi aspetti rappresenta un suo alter ego con cui si è divertito a raccontarci le più assurde disavventure in un mondo popolato da personaggi immaginari, caricaturali e stravaganti

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