Pensieri per la Città – Un’Agorà per Latina è una nuova rubrica -contenitore, che da questa settimana figura nella nostra rivista blog, LatinaCittà Aperta.
Abbiamo, infatti, voluto affiancare al nostro settimanale, che come sapete tratta di argomenti che potremmo un po’ pomposamente definire di “cultura generale”, uno spazio, un’agorà di riflessione e di approfondimento intergenerazionale su temi della città che ci ospita, Latina, non limitandoci ad essa.
Ci si propone di istituire qualcosa di vivo, un luogo di confronto e di approfondimento, gestito da giovani, donne e uomini, forze fresche e consolidate intelligenze, persuase che la partecipazione e il confronto siano i cardini della buona politica.
Di Nazzareno Ranaldi
L’aumento dei contagi per Covid 19 e l’incertezza del quadro normativo costringe il Teatro alla Scala di Milano a rinviare la presentazione del calendario da dicembre 2020 a marzo 2021. Davanti ai nostri occhi le immagini della manifestazione in Piazza Duomo coi 500 bauli vuoti portati dai lavoratori del mondo dello spettacolo che, vestiti a lutto, hanno denunciato platealmente lo stato di crisi del settore.
Nonostante queste notizie il dibattito sulla riapertura del teatro D’Annunzio di Latina e le audizioni in Commissione cultura forniscono un importante occasione per parlare, non solo di teatro, ma più in generale di politiche culturali e della necessità di riorganizzare quello che viene chiamato Palazzo della cultura: forse la risposta migliore è continuare a parlarne. Tutti gli intervenuti hanno concordato sulla necessità di una riflessione approfondita sui contenuti e sul progetto culturale da sviluppare accanto alla riapertura del teatro.
Diciamola tutta, Latina può e deve svolgere quel ruolo che compete ad un capoluogo e promuovere politiche culturali che abbiano come riferimento l’intero territorio provinciale.
L’esempio dell’Orchestra Popolare Italiana diretta da Ambrogio Sparagna, all’Auditorium Parco della Musica, che ha promosso eventi originali dedicati alla valorizzazione del patrimonio della canzone popolare, può essere ripetuto e ampliato anche da noi.
Ci sono le esperienze teatrali di compagnie storiche che si sono imposte per professionalità, buoni risultati e capacità di mettersi in rete, ed autori come Renato Gabriele che hanno scritto apprezzabili opere per il teatro, sono nate etichette indipendenti nelle produzioni musicali, editori di fumetti e di libri, e tutto ci lascia intendere che esiste sul territorio un humus per un progetto ambizioso.
Ma prima è opportuno precisare che la gestione del teatro -e di tutto il Palazzo della cultura- per noi deve essere pubblica e non ci possono essere tentennamenti come quelli del recente passato.
Programmare assemblee pubbliche, come da tutti auspicato, per ascoltare la voce dei tanti protagonisti del teatro, della musica, della danza e delle altre forme d’arte che in questi anni hanno lavorato e prodotto cultura è una buona prassi, avendo ben chiaro in mente, come ci ricorda Clemente Pernarella, che:
“Un teatro è un progetto, è una figura legale, è un impresa, è un Ente di produzione”.
Questo significa costruire un Ente –Istituzione o Fondazione di partecipazione, dotato di adeguate risorse economiche che devono venire dal Comune di Latina, dalla provincia di Latina, dalla Regione Lazio, dalle imprese del territorio, da donazioni di privati cittadini.
Va ribadito che il progetto sul Palazzo della Cultura deve essere bipartisan, appartenere a tutta la comunità, perché il fallimento della Fondazione teatro è anche figlio di una vetusta volontà di far coincidere la gestione del teatro con l’appartenenza politica dell’amministrazione in carica.
La città deve fare un salto di qualità ed avere l’ambizione di puntare su un teatro stabile da inserire nel circuito nazionale e diventare quindi un luogo di produzione.
Riprendiamo le parole di Gianfranco Pannone che ci ricorda:
“Quando fu costruito il Teatro Grande sotto la giunta Redi, alcuni attivisti delle associazioni di allora lo contestarono, pensavano che la cultura andasse decentrata, che non potevano bastare i suoi marmi a dare lustro alla città.”
Oggi che parliamo di rivitalizzare il Teatro Grande al centro della città, non dobbiamo dimenticare che ci sono interi quartieri che hanno bisogno di trovare luoghi di aggregazione per attività culturali, così, anche qui, ci deve essere un impegno a riqualificare i teatri-auditorium delle scuole, gli auditorium del liceo Classico, quelli del Manzoni, della Don Milani, dell’Einaudi etc., per farli diventare luoghi di promozione della cultura, aprendoli ai cittadini insieme alle biblioteche e alle aule attrezzate con tecnologie digitali.
Ci soffermiamo sul progetto Casa della Musica e il D.M.I –Dizionario della Musica Italiana proposto da Claudio Paradiso-, sostenuto da tante associazioni, posizionato in un’ala del Capannone del Consorzio Agrario e fatto proprio dall’Amministrazione Coletta con un contributo di 1 milione e 500 mila euro, che si somma al finanziamento del MIBACT per due milioni di euro e che aggiungono al Palazzo della Cultura un tassello che lo completa e lo valorizza.
Ma i capannoni del Consorzio Agrario hanno altri due padiglioni che potrebbero accogliere una biblioteca degna di questo nome che sarebbe anche un risarcimento tra il sogno della biblioteca Stirling, mai realizzata, e una realtà che ci vede privi di una dignitosa raccolta di libri, mentre nel capannone centrale potrebbe sorgere un Centro Culturale per i giovani, come ce ne sono in tante città europee.
Credo non sia una idea strampalata, anzi andrebbe a chiudere un cerchio che ci porterebbe Dal Palazzo della Cultura alla Cittadella della Cultura, e che accompagnerebbe anche la crescita della città universitaria.
Per non citare anche ad altri luoghi della città, come lo Stallino della Regione Lazio, da restaurare ed utilizzare come residenza per artisti.
Forse sarebbe opportuno un concorso di idee per il completamento della Cittadella che dovrebbe avere come orizzonte la Latina del centenario, nel 2032.
Voglio ricordare un incontro pubblico di qualche anno fa con il Sindaco di Mantova –capitale della cultura 2016- Mattia Palazzi che parlò di un piano regolatore della cultura comprendente anche la rigenerazione di luoghi abbandonati o rivisitati e destinati a nuove funzioni che hanno svelato potenzialità impensabili e come ci ha ricordato Paolo Gruppuso:”….vuol dire piuttosto essere consapevoli che la città emerge nelle attività –non solo virtuose- dei suoi abitanti: mangiare, passeggiare, lavorare, leggere, fare acquisti, stare insieme e contribuire alla vita sociale e culturale della comunità”; questi due momenti potrebbero portare a un equilibrio tra l’edificato e il vissuto, tra la ville e la citè, come ci ricorda Richard Sennet.
Se spostiamo lo sguardo di qualche chilometro in un’altra città di fondazione, Pomezia dove hanno appena ottenuto un contributo dal MIBACT per la realizzazione di un teatro cittadino lo scrittore Antonio Pennacchi invitato alla presentazione ha ricordato -come riporta Latina Oggi del 25/7/2020-:
“Il teatro costituisce un valore fondante delle città fin dall’antica Grecia, ma per costruire l’identità si deve partire dalla storia”.
E per i soldi (tanti) che serviranno a questo scopo… ha voluto spronare il sindaco Zuccalà:
«I soldi, caro sindaco, li vada a cercare nelle industrie: ‘cacciassero’ qualche lira – ha tuonato con decisione Pennacchi -.
Si metta sotto e raccolga quanto serve per completare tutto».
Una via da seguire accompagnata dalla ricerca di fondi regionali, nazionali, europei.
Pensieri per la Città – Un’Agorà per Latina è la nuova rubrica-contenitore della nostra rivista blog, LatinaCittà Aperta.
Abbiamo, infatti, voluto affiancare al nostro settimanale, che come sapete tratta di argomenti che potremmo un po’ pomposamente definire di “cultura generale”, uno spazio, un’agorà di riflessione e di approfondimento intergenerazionale su temi della città che ci ospita, Latina, non limitandoci ad essa.
Ci si propone di istituire qualcosa di vivo, un luogo di confronto e di approfondimento, gestito da giovani, donne e uomini, forze fresche e consolidate intelligenze, persuase che la partecipazione e il confronto siano i cardini della buona politica.
il teatro, la cultura, l’arte favoriscono incontri, aggregazioni, idee, confronti necessari alla crescita sociale. Non hanno colore politico, almeno non ce l’hanno in una democrazia vera perchè diventano opposizione a sistemi di sopraffazione. monopolio, censura e violenza. Latina come qualsiasi città ne ha bisogno. Ma devono avere una vita propria, autonoma come qualsiasi attività imprenditoriale, anche se con l’aiuto necessario delle istituzioni e delle attività economiche. Per questo serve un teatro, una struttura fisica idonea che deve essere messa a disposizione dalle istituzioni. Forse il teatro di Latina, come tutti gli altri progetti, scontano errori politici, anzi l’intromissione della politica in un campo che deve essere libero e spontaneo. Oppure la colpa è di artisti che nel passato hanno cercato scorciatoie politiche per avere una carriera o delle opportunità che non avrebbero mai ottenuto per meriti.