Pensa positivo Frangiflutti!

Per un giorno intero il Direttore Frangiflutti, privo dell’operoso apporto del fido Levalorto, si barcamenò tentando di coprire tutto il lavoro possibile, coordinando il fiume degli articoli che arrivavano dai cronisti distanti, che avevano ricostruito alla bell’e meglio delle postazioni operative in casa loro.

Alcuni di essi, quelli che abitavano in minuscoli monolocali, dovevano far fronte ad un’inevitabile mancanza di spazio, così spesso si limitavano semplicemente a far sparire dall’occhio della telecamera i resti dell’abbacchio dall’unico tavolo di casa, per non dare al Direttore una brutta immagine di sciatteria.
Sì, perché Frangiflutti non si accontentava di ricevere i pezzi: lui pretendeva un contatto visivo coi suoi redattori in smart working, sentiva così di mantenere salda la presa su quello che considerava poco più di uno zoo umano.

Tipico monolocale abitato da redattori del Fogliaccio

Lui dava un’importanza quasi morbosa al decoro formale: l’ultima persona che l’aveva visto senza giacca era stata l’ostetrica che si era occupata di farlo nascere, così riversava sulla ciurma dei suoi sottoposti le sue severissime aspettative in materia di abbigliamento.
Lo sapeva bene il povero Sgargarozzi, che soffriva di gonfiori alle gambe, un disturbo che solo il pediluvio medicato Levizamp riusciva a lenire.
Strozzato dalla camicia del vestito da sposo di trent’anni prima, era prigioniero di una giacca di modernariato, che col passare del tempo e con l’evolversi della sua stazza, gli provocava effetti simili a quelli causati dalla Vergine di Norimberga, la celebre macchina di tortura.
Rosso in faccia e tremendamente corrucciato, era inquadrato dal suo Pc a mezzobusto, ma sotto il tavolo, in zona quindi invisibile a Franfiflutti, compensava il disagio standosene in mutande, le sue mutande con gli elefantini, prese a stock in saldo, mentre i suoi poveri piedi sguazzavano nella soluzione Levizamp, agognando la pace dopo ore di dolori.

Quella mattina il cronista aveva già mandato il suo pezzo, tutto centrato su un curioso episodio di cronaca, un fatto ancora in cerca di un’interpretazione verosimile: qualcuno aveva spedito alla sede della famosa emittente ultraintegralista Gladio Maria, un pacco dall’insolito peso.
Aperto dalla receptionist del lussuoso appartamento di proprietà della radio, Suor Maria Baffina, che quasi si ribaltò nel prenderlo, il gravoso involucro rivelò per contenuto uno stock di cinquanta mascherine in bronzo lavorato, assai spesso.
Era indirizzato al più scalmanato dei suoi speaker, il fascioprete Don Lidio Balzani, il celebre sacerdote visionario che aveva sostituito la dialettica religiosa con la più persuasiva cartuccera da bazooka. All’interno del pacco venne trovata una busta con un bigliettino, una cosina di gran gusto, sul quale in una grafia piuttosto elegante c’era scritto:

“Che si usino queste mascherine in radio! Risparmiamo al mondo i miasmi della follia”.

Una delle mascherine inviate anonimamente all’emittente Gladio Maria

Frangiflutti che aveva dato una scorsa al pezzo, impallidì nell’affrontare la prosa energica di Sgargarozzi, che in un punto particolarmente ispirato dell’articolo, definiva Gladio Maria, “un’emittente paramilitare cattolica”:

“Tu devi essere pazzo Sgargarò!! – urlò il Direttore asciugandosi un improvviso fiotto di sudore – tu mi vuoi far passare i guai! Ma come, sai che sono sotto il tiro della fazione papalina delle gerarchie ecclesiastiche e tu vai a bombardare proprio l’organo di informazione di quella contraria, che è a noi favorevole? Correggi immediatamente quell’espressione, e semmai sostituiscila con quella di “un’autorevole emittente di ispirazione cristiana”. Hai capito? Fallo S U B I T O!!

Mentre la faccia rubizza di Sgargarozzi spariva dagli schermi, indirizzandogli a mezza bocca una brutta parola, Frangiflutti si accasciò sulla sua poltrona gigante.
Si sentiva insolitamente stanco, e se ne preoccupò: era troppo presto per essere così esausto, non era normale a quell’ora una condizione di simile apatia.
Rabbrividì: e se Levalorto, mannaggia a lui, gli avesse rifilato il virus?
O se fosse stato l’ex sottosegretario Ciccibon a inocularglielo?

Quello rideva sempre a bocca aperta, un po’ alla vichinga, visto il partito in cui militava, e lui, Frangiflutti, d’altronde, gli stava sempre intorno, a dare e prendere utili pacche…

“Porca miseria: dovrei farmi vedere dal medico, farmi il tampone come suggeriva quell’app del cazzo che mi ha dato le due brutte notizie, accidenti…”

Il punto era che lui non aveva affatto intenzione, e del resto non poteva assolutamente farlo, di lasciare incustodita la redazione in un periodo delicato come quello che si viveva: si poteva star pur certi che quel dannato Monsignor Missitalia, con la scusa della sua salute, lo avrebbe immediatamente fatto sostituire da Rapallo, che, con le ascelle palustri che si ritrovava, era più che sicuro, come Taruffi, di essere evitato come la peste da quello stronzo del covid.
Non doveva mollare
.In cuor suo, pensandoci bene e derogando al suo primo istinto, aveva quindi deciso di fregarsene dell’invito a farsi un tampone espresso: si sarebbe regolato al contrario e avrebbe presidiato la direzione come se fosse stata il sacro tumulo del suo mentore Cicciafico.

“Ma quale tampone: da qui non mi spostano nemmeno i carrarmati!”,

giurò a se stesso!

Ma era pur vero che sentiva quella stanchezza tremenda e che il sudore non gli dava tregua.
Non era in grado nemmeno di valutare, senza consultare un medico, se quei sintomi fossero reali o se fossero solo la conseguenza del’apprensione che lo aveva strizzato ben bene da quando aveva saputo che alcuni soggetti coi quali aveva intrattenuto rapporti stretti, erano stati riscontrati positivi.
Per quei due, Ciccibon e Levalorto, presumibilmente lui, Frangiflutti, ora era l’ultimo dei pensieri, impegnati, com’erano, in un pericoloso duello col fetentissimo bitorzoluto.
Oltretutto lui non aveva nessuna informazione sulle loro condizioni.
Con le gambe sifoline per la paura, il Direttore si accostò alla scrivania di Taruffi per fregargli un altro snack e testare la sua reazione al sapore.

Nel cassetto languiva l’ultimo Giaguarbotto, un anomalo agglomerato di una decina di creme di diversa origine, cementate da una alta glassa di caramello e cioccolato strafondente.
Al primo morso, qualcosa di losco intercorse tra il suo palato ed il cervello: in pratica i gusti erano così tanti e diversi che lui non riusciva a distinguerne uno in particolare.
Non sapeva di niente!
Fu un colpo bruttissimo: in quella circostanza non era in grado di capire se la sua indifferenza al sapore dipendesse da quella schifezza di snack, esagerato nell’assortire troppi ingredienti, o se, malauguratamente, fosse dovuta alla perdita della capacità di sentirli, i sapori, dovuta all’azione delinquenziale del virus.
Crollò di nuovo nella poltrona, agitatissimo, ma deciso a non arretrare di un pollice.
Si dispose comunque a leggere il pezzo di Tarallo, un’intervista all’analfabeta che era stato appena nominato responsabile nazionale della cultura di Fratelli di Taglia, il partito sovranista diretto dall’esuberante Gianna Poponi.
Il pezzo incrudeliva parecchio con l’appassionata dirigente: nello scritto taralliano si insinuava che la sua roboanza fosse inversamente proporzionale alle sue dimensioni, quelle misure che le erano valse il bonario sfottò di un celebre comico che la definiva “Fratella di Taglia (piccola)”.

Frangiflutti, che nel leggere aveva naturalmente drizzato i peli per la rabbia, stava già per censurare le prime cinque righe su cinque, dell’articolo: eccole li le solite, sardoniche frasi, tipiche della scrittura irrispettosa ed eversiva di Tarallo!
Fu proprio allora che un bzzz bzzz sul suo cellulare gli segnalò l’arrivo di un messaggio vocale.
Automaticamente lo mise in funzione: ne uscì una vocetta fredda che lo atterrì, la riconobbe subito perché ormai gli si era conficcata in mezzo ai neuroni.
Con il consueto tono inespressivo, quella voce un po’ metallica, attaccò a dire:

“LEI E’ IN COLLEGAMENTO CON L’APP “PENSA POSITIVO”, ALLA QUALE DA DUE GIORNI STA COLPEVOLMENTE TENTANDO DI SFUGGIRE.
LEI HA AVUTO CONTATTI RIPETUTI ED ACCERTATI CON ALMENO DUE POSITIVI: POSITIVI ASINTOMATICI PER IL MOMENTO, ED ASIMPATICI, PER SEMPRE. ERA STATO QUINDI INVITATO A FARE UN TAMPONE A VELOCITA’ DI URAGANO PER LEVARSI DI DOSSO EVENTUALI DUBBI ANGOSCIOSI. CI RISULTA INVECE CHE LEI STIA BALOCCANDOSI COL SUO TRASCURABILE E DANNOSO LAVORO, NONOSTANTE AVVERTA QUALCHE SINTOMO PIU’ CHE SOSPETTO. NON CI RISULTA INFATTI CHE IL PRODOTTO SUBALIMENTARE, COMMERCIALIZZATO COL MARCHIO DI “GIAGUARBOTTO” SIA INSAPORE COME LE E’ PARSO POCO FA. CONSUMATORI PERFINO PIU’ VORACI DEL SUO AROMATICO CRONISTA TARUFFI, LO TROVANO SAPORITISSIMO, QUINDI FACCIA UN PO’ LEI…

LA NOSTRA APP, DEPLORA FORTEMENTE IL SUO TENTATIVO DI CENSURARE I GIORNALISTI, SUOI DIPENDENTI, SGARGAROZZI E TARALLO, PARANDO COSI’ LE TERGA AD UN’EMITTENTE RADIO CHE SAREBBE STATA FUORI MODA GIA’ NELL’ANNO MILLE, E AD UNA MEZZA CARTUCCIA ULULANTE.
STANCA DI INVITARLA INVANO A FARE UN TAMPONCINO, LA NOSTRA APP LA INFORMA CHE E’ GIA IN VIAGGIO VERSO LA SUA REDAZIONE UN FURGONCINO DIPINTO A COLORI VIVACI CON LA SCRITTA “PENSA POSITIVO” DIPINTA SULLA FIANCATA.
LO SCOPO ESCLUSIVO DEL SUO VIAGGIO E’ QUELLO DI PRELEVARLA E METTERE PRECAUZIONALMENTE L’UMANITA’ AL RIPARO DALLA SUA PERSONA.
L’EQUIPAGGIO DEL MEZZO CHE STA ARRIVANDO E’ COMPOSTO DA DUE INFERMIERI ENERGUMENI, UN VIROLOGO TELEVISIVO, UN IBRIDO DA LABORATORIO DI NUOVA CONCEZIONE (MEZZO CORAZZIERE E MEZZO CROCEROSSINA) ED UN INTERO REPARTO DELLA CELERE.
LEI VERRA’ PRELEVATO E PORTATO SULL’ISOLA DI SANT’ELENA, UN POSTO RITENUTO SICURO PER OSSERVARE UNA RIGOROSA CINQUANTENA.
ARRIVATO A DESTINAZIONE NON DOVRA’, PER NULLA AL MONDO, METTERE IN DISORDINE LE CARTE DEL PICCOLETTO COL NASO AQUILINO CHE HA OCCUPATO L’APPARTAMENTO DI SERVIZIO PRIMA DI LEI.
E’ VIVAMENTE SCONSIGLIATO DAL FARE RESISTENZA PERCHE’ INTANTO C’E’ LA CELERE, E QUINDI NON SERVIREBBE, E POI PERCHE’ SI FA TUTTO QUESTO PER IL SUO BENE, PER QUELLO DELLA CITTADINANZA, E, SOPRATTUTTO, PER QUELLO DEL GIORNALISMO.

AH, A PROPOSITO, MONSIGNOR ANGIOLO MISSITALIA, CHE FIGURA NEL CONSIGLIO DI AMMINISTRAZIONE DELLA SOCIETA’ CHE HA CREATO QUESTA INDISPENSABILE APP, LE MANDA I SUOI PIU’ CORDIALI SALUTI.>
A PRESTISSIMO”.

Per un attimo lo sgomento si prese la scena, poi fu l’inferno.
Con la bava alla bocca, di cui non sentiva peraltro il sapore, Frangiflutti, persa ogni apparenza di ossequio, latrò una serie di coloratissimi insulti all’indirizzo di Monsignor Missitalia, mentre si aggirava come un tarantolato per tutta la redazione.
Poi si dispose alla resistenza.
Perso tutto il falso aplomb che si era costruito nel tempo, e sudando come chi ritrova di botto l’udito ad un concerto di Jovanotti, si tinse la faccia col lucido da scarpe che usava di continuo, e tirò fuori dallo scomparto segreto l’elmo del Partito Vichingo, piazzandoselo in testa.
Così combinato sembrava un Rambo padano.

Fece una telefonata a Don Lidio di Gladio Maria, per chiedere aiuto e l’invio di una squadra di soccorso formata da preti della confraternita di Steve Bannon, poi baciò la foto in cornice di Peppe Cicciafico col braccio teso.
Dopo un ultimo sguardo a quella sacra effige, imbracciata una vecchia raccomandazione di Giulio Andreotti a suo favore, si dispose ad un’attesa spasmodica, mimetizzandosi nel buio fondo della toilette dei redattori.

Don Lidio Balzani, speaker dell’emittente Gladio Maria

Lallo Tarallo, giovane sin dalla nascita, è giornalista maltollerato in un quotidiano di provincia.
Vorrebbe occuparsi di inchieste d’assalto, di scandali finanziari, politici o ambientali, ma viene puntualmente frustrato in queste nobili pulsioni dal mellifluo e compromesso Direttore del giornale, Ognissanti Frangiflutti, che non lo licenzia solo perché il cronista ha, o fa credere di avere, uno zio piduista.
Attorno a Tarallo si è creato nel tempo un circolo assai eterogeneo di esseri grosso modo umani, che vanno dal maleodorante collega Taruffi, con la bella sorella Trudy, al miliardario intollerantissimo Omar Tressette; dall’illustre psicologo Prof. Cervellenstein, analista un po’ di tutti, all’immigrato Abdhulafiah, che fa il consulente finanziario in un parcheggio; dall’eclettico falsario Afid alla Signora Cleofe, segretaria, anziana e sexy, del Professore.
Tarallo è stato inoltre lo scopritore di eventi, tra il sensazionale e lo scandaloso, legati ad una poltrona, la Onyric, in grado di trasportare i sogni nella realtà, facendo luce sulla storia, purtroppo non raccontabile, di prelati lussuriosi e di santi che in un paesino di collina, si staccavano dai quadri in cui erano ritratti, finendo col far danni nel nostro mondo. Da quella faccenda gli è rimasta una sincera amicizia col sagrestano del luogo, Donaldo Ducco, custode della poltrona, di cui fa ampio abuso, intrecciando relazioni amorose con celebri protagoniste della storia e dello spettacolo.
Il giornalista, infine,è legato da fortissimo amore a Consuelo, fotografa professionista, una donna la cui prodigiosa bellezza riesce ad influire sulla materia circostante, modificandola.

Lallo Tarallo è un personaggio nato dalla fantasia di Piermario De Dominicis, per certi aspetti rappresenta un suo alter ego con cui si è divertito a raccontarci le più assurde disavventure in un mondo popolato da personaggi immaginari, caricaturali e stravaganti

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