A parlare così è Graziella Mantovani, moderatrice volontaria del Gruppo Facebook “#TERAPIADOMICILIARECOVID19 in ogni Regione” che ha accettato di raccontare sulle pagine della nostra Rivista, la sua esperienza umana, di impegno e solidarietà in aiuto dei malati di Covid19.
Nel suo ruolo di volontaria oltre a moderare le richieste di aiuto che vengono pubblicate almeno tre volte al giorno, si trova a dover gestire anche il sommerso: quelli che non hanno Facebook e scrivono per interposta persona, i tanti che hanno bisogno di sentire una parola di conforto o una rassicurazione, perché chiusi da giorni e giorni dentro una stanza.
Le numerose persone che hanno il terrore di finire in ospedale e che non ricevono più nessuna risposta dai propri medici curanti.
I moderatori del gruppo, dopo aver frequentato un webinar di formazione, sono stati affiancati, nei primi dieci giorni, da colleghi esperti e sono sempre assistiti da uno psicologo, tramite una chat su Whatsapp si tengono in stretto contatto fra loro per scambiarsi aiuti e consigli.
Al momento utilizzano una lista, continuamente aggiornata, di almeno 100 medici suddivisi per specializzazione: ci sono medici dedicati alle fasi iniziali della sintomatologia ed altri che definiscono “big”, che intervengono nei casi complessi dove per esempio la saturazione dell’ossigeno è sotto 92.
Sono stati formati per collegare il medico giusto con la necessità del paziente.
L’esperienza umana, così come traspare dal racconto di Graziella, di seguito, come potrete vedere, è molto forte e totalmente assorbente, con costi personali di tempo e vita privata altissimi.
Sveglia alle 6, potrei dormire un pò di più, ma il mio telefono già occhieggia e fa drin piano piano.
E’ una nuova paziente, Anna, la cui richiesta di aiuto è stata pubblicata sul tardi e che, evidentemente vinta dalla stanchezza, non mi ha letto la sera prima.
“Graziella…? Sto male. sono giorni e giorni che sono chiusa qui in una stanzetta e non ce la faccio più..!!
Salto giù dal letto (non imparerò mai a fare con calma) perchè il solo contatto virtuale su messenger con un paziente qualsiasi, la benché minima richiesta è per me, più forte di un forte caffè.
Mi attivo, tra cellulare e pc, postazione di lavoro improvvisata e in bilico, tra un biscotto e la mia tazzina preferita, controllo meglio e inizia la mia fase di accoglienza con le Persone che ci chiedono aiuto, cercando di rispondere lucidamente, ma con passione a tutte le richieste.
Attenta tutto il giorno, ed anche di notte, quando la Paura è più grande, quando sai che la solitudine ti può spezzare in due.
Il Buongiorno sulla chat principale di noi moderatori è una sorta di “Pronti, via”…!!
Ci sono, sono sveglia, lo siete anche voi..??
Che bello ritrovarvi, tra i 250 messaggi e le interazioni, miste a disposizioni di servizio, che devi cercare di decodificare subito per essere operativa e al meglio.
“Faccio un giro tra i pazienti in attesa”, è la mia frase di prammatica, che sta a significare che, insieme alle mattutine mie colleghe, si va a ripescare quelle 140 -150 richieste di aiuto che abbiamo pubblicato la sera prima, a volte 24 ore e 36 ore prima, per controllare, collegare, aggiornare e sollecitare medici e psicologi, (tutti volontari) e pazienti nel collegamento reciproco.
“Gentilissima signora è riuscita a scrivere ed a ricevere risposta su messenger del dottore/dottoressa/psicologa..?”... questo il commento che pubblico sotto le richieste approvate, ogni mattina e più volte al giorno, nella speranza di ricevere conferme dalle persone che prendiamo in carico.
Spesso le ricevo (le conferme intendo), ma qualche volta no, ed allora mi si stringe il cuore, oltre lo stomaco…
starà male? starà tanto male che non riesce…???…Dai.. dai… daiiiiiiii..!!!
E poi…
e per fortuna spesso, anzi, quasi sempre, eccola quella frase magica, quelle 10 paroline preziose che ti ripagano di tutta l’ansia malcelata, dello stomaco strizzato, della tensione che non ti molla mai e che si scioglie anche con due lacrime, DAI…dai…daiii………
“Si, ci sono e sono in contatto con il dottore..!!
Ed allora, con gli occhi appannati, il trucco sciolto che cola fino nel naso, tanta stanchezza, ma soprattutto sollievo, sai che non vorresti essere da nessun’altra parte mai.
Almeno per adesso. E fino a quando servirà questa grande, appassionante e necessaria, Trincea.
Graziella Mantovani, Moderatrice volontaria del Gruppo Facebook “#TERAPIADOMICILIARECOVID19 in ogni Regione”
Il gruppo #TERAPIADOMICILIARECOVID19 in ogni Regione nasce da un’idea dell’avv. Erich Grimaldi, del Foro di Napoli, il quale, nel corso della prima ondata, dopo aver fondato, nel mese di marzo 2020, il gruppo Facebook #esercitobianco, effettuava una serie di dirette live, onde collegare i medici del territorio di diverse regioni, al fine di ottenere una condivisione delle terapie attuate, in un contenitore unico d’informazioni, onde poter richiedere al Ministero della Salute, alla Presidenza del Consiglio ed a tutte le regioni, un protocollo univoco, a disposizione della medicina territoriale, senza discriminazioni sulle cure tra le regioni, per agire in scienza e coscienza ai primi sintomi, come già proposto da un gruppo di 100mila medici.
Nasceva così il gruppo #terapiadomiciliarecovid19 in ogni regione, dove confluivano medici di ogni territorio.
Dal mese di agosto 2020, con l’inizio della seconda ondata, accoglieva i pazienti positivi sintomatici, divenendo un punto di riferimento importante, per centinaia di persone che, sentendosi abbandonate, trovavano conforto ed assistenza a distanza dai numerosi medici del gruppo.
La predetta strategia evitava centinaia di ospedalizzazioni di pazienti supportati a distanza.
Alcuni medici, poi, si riunivano in una chat di whatsapp, definendo uno schema terapeutico per la cura domiciliare del Covid19, condiviso da medici statunitensi come Harvey Risch e Peter A. McCullough.
Il gruppo, altresì, oltre alla disponibilità dei medici, reperiva la disponibilità di altri specialisti:
- psicologi, psicoterapeuti e psichiatri che si dichiaravano disponibili a supportare, in modo gratuito, pazienti covid, nella fase emergenziale;
- farmacisti che si dichiaravano disponibili a reperire bombole d’ossigeno nonché a coordinarsi per reperire farmaci carenti;
- dietisti e biologi nutrizionisti che si dichiaravano disponibili a supportare, in modo gratuito, la dieta alimentare di pazienti covid, nella fase emergenziale.
Graziella Mantovani: nasco a Latina, il 28 giugno 1955. Frequento il liceo artistico della mia città, quel liceo artistico trasgressivo e malvisto da quasi tutti i papà dell’epoca, ma tanto fascinoso nel nostro capoluogo. Mi laureo in storia dell’arte, forse un po’ faticosamente, ma appassionata e felice perché nel frattempo mi sono sposata ed è già nato da tempo un adorato bambino. Sento quasi subito che la mia strada preferita è costellata di tante, adorabili faccine e faccette di adolescenti faticosi e bellissimi, a cui cerco di trasmettere l’amore per l’Arte. È la mia sfida più grande e mi riesce bene, non c’è dubbio. Eppure, sempre in corsa con me stessa, ancora non mi basta. Lo sento, lo percepisco profondamente. Un che di incompiuto che devo assolutamente colmare. Ed è così che mi specializzo, nel primo corso di specializzazione polivalente statale, per insegnare anche ai ragazzi disabili di tutte le età, che incontro quotidianamente nelle mie classi. In due anni faticosi, tra una marea di esami complessi ed emozionanti, per completare così la mia formazione culturale, e soprattutto umana. E, nonostante io sia già una prof di ruolo (allora si diceva così) e vada al lavoro tutti i giorni comprendo, alla fine di quel percorso, che sarei stata da quel momento in poi, una prof. diversa, in grado di ascoltare e riconoscere e valorizzare in tutti, ma proprio in tutti, quella “Specialità”, Unica, Originale ed Irripetibile di ogni Umano.