Nel pieno della fase rivoluzionaria che stava vivendo il Fogliaccio Quotidiano sotto la guida di un Lello Rapallo riformato e del manipolo di nuovi collaboratori del giro di Lallo Tarallo, quest’ultimo, nel corso di un pomeriggio piovigginoso, avvertì di colpo un forte dolore che andava dalla testa al collo, un fatto insolito per una tempra forte come la sua.
Sulle prime non fece assolutamente nulla, aspettandosi che passasse, ma, dopo un’ora di tormenti, si rese conto che l’articolo che avrebbe dovuto scrivere, che riguardava un giro di mazzette per l’appalto dei pasti dell’ospedale, si era bloccato sulle prime parole: “Pappa cattiva il soldo attiva…”.
A causa di quel disturbo si ritrovò a corto di voglia e di ispirazione, così a quel punto il giornalista decise di mollare e mise al corrente i colleghi del suo problema.
Subito Marzio Taruffi trasportò premuroso la sua mole odorosa presso l’amico, informandosi sulla natura del suo malessere e, dopo averla appresa, consigliò un rimedio che sua nonna Imelde usava quando veniva aggredita da un qualsivoglia tipo di dolore, alla testa, alla gola, alla spalla che fosse, ma lo utilizzava anche nel caso delle dolorose reviviscenze delle sue ragadi.
Era un intruglio segretissimo del quale però quella vecchia, la cui igiene personale tendeva ad essere piuttosto trascurata, rivelò la composizione al suo nipote preferito, Marzio, appunto.
“Ora che vai a casa – disse dunque Taruffi a Lallo – passa prima dal verduraio e procurati un bel po’ d’aglio e una bustina di zafferano, che sia pugliese però, mi raccomando.
Vai poi nel negozio di liquori e fatti dare una bottiglia di vodka “Zderenov”, infine fila in una ferramenta e acquista un barattolo di vernice “Navalpaint”, per imbarcazioni da crociera: il colore puoi sceglierlo a piacer tuo. Una volta a casa, fai bollire la vernice e versaci dentro un pizzico di zafferano e una montagna di aglio tritato; aggiungi due bicchierini di vodka Zderenov e getta nell’intruglio il resto dello zafferano.
Mescola rapidamente il tutto e versa la sostanza ottenuta in un calice da champagne.
Bevi tutto d’un fiato: sulle prime ti compariranno, come in una vertiginosa proiezione, le immagini di tutta la tua vita, da quando eri feto fino ad oggi; sentirai subito un intenso malessere al duodeno e ti convincerai che stai per prendere commiato da questo imperfetto mondo.
E’ una questione di pochi minuti, però – e Taruffi tentò di rassicurare così lo stralunato Tarallo – poi, miracolosamente, quella sgradevole sensazione sparirà: accompagnato dalle forti note dell”Artaserse” di Gluck, che ti risuoneranno improvvisamente nella testa, ti renderai conto che ogni tuo dolore è scomparso, lasciando il posto ad una rarefatta sensazione di pace ed alla voglia irrefrenabile di donare il tuo stipendio di un mese all’Istituto degli Orfanelli “Padre Clemente Amazon”.
Quella roba, non so proprio come, ma funziona sempre sui dolori improvvisi, infallibilmente.
Figurati che mia nonna, che era analfabeta professionista, con la cultura che potrebbe avere un calamaro, in virtù della gratitudine per il sollievo provato mille volte, si era procurata un bustino di Gluck. Lo venerava e lo teneva in bella mostra nell’altarino di casa, il suo piccolo museo iconografico, accanto alle foto del marito Ignazio, morto suicida (si procurò un’overdose acustica tramite l’ascolto per ore di una letale mistura di Jovanotti e Negramaro) e a quelle di altri parenti assortiti”.
Solo dopo alcuni minuti Tarallo, impressionato dal racconto di Taruffi, riprese il controllo della sua mandibola inferiore, crollata in basso, a conferirgli un’aria da babbeo.
“Grazie Marzio– replicò Lallo, inventandosi una balla – ma non potrei sfruttare il preparato di tua nonna perché quando avevo sette anni mi fu diagnosticata una forte allergia alle vernici per navi da crociera: dovrò affidarmi a qualche altro rimedio, magari ad un volgare analgesico”.
Marzio Taruffi allargò le braccia in un gesto di comprensione rassegnata, liberando dalla morsa delle ascelle un congruo numero di moscerini.
Lallo, sempre più dolorante, si sottrasse poi alla amichevole pressione degli altri colleghi, ciascuno dei quali aveva un suggerimento da dargli, e filò in farmacia per farsi dare un “Tesdrumo” da 50 mg.
Era uno dei più potenti antidolorifici del pianeta, la bomba farmaceutica che aveva lenito il mal di testa perfino ad un decapitato…
Arrivato a casa, Lallo ne ingollò un pasticcone, si sdraiò sul letto e attese che quel tritadolore facesse il suo effetto.
Tempo due minuti e il nostro eroe ebbe una visione: Manitou, il Dio dei pellerossa, che ad intermittenza si mutava in bisonte, gli si rivolgeva chiedendogli dettagli sulla scomparsa del Principe Filippo di Edimburgo.
Lo aveva saputo proprio mentre sovrintendeva al Festival dell’artigianato delle collanine e delle frecce decorate, organizzata dagli indiani della tribù degli Algonkini, e ci era rimasto male.
“Chissà quella povera Elisabetta…”,
concluse empatica la divinità semibisontica, con aria mesta.
Tarallo allora si riscosse e si rizzò a sedere sul letto: nonostante Manitou, il dolore persisteva, anzi era cresciuto.
Gli venne in mente di chiedere un consiglio al Professor Cervellenstein, che pur essendo uno psicologo, aveva molte conoscenze nel campo medico.
L’illustre cattedratico – spiegò a Lallo la signorina Cleofe, la sexy segretaria ottantenne del Professore – al momento non poteva essere assolutamente consultato perchè si trovava nel bel mezzo di una impegnativa seduta con Omar Tressette, il grande intollerante, il quale aveva cominciato ad andare in smanie aggressive alla vista dei primi piedi deturpati dai sandalazzi della nota marca tedesca che lui detestava di cuore.
Cervellenstein ogni anno sudava nello sforzo di arginare le peggiori pulsioni di Tressette, che fingendo disattenzione, pestava a morte i piedi dei malcapitati sandalari, scusandosi poi, ma con un sorriso maligno in volto.“
“Cavolo, è vero!” – esclamò Tarallo – “non mi ero reso conto che siamo alle soglie dell’estate – tra le Smart che vanno in giro un po’ ovunque, e quei sandali orrendi, Tressette può divenire una pubblica minaccia! Lasci perdere Cleofe, ritelefonerò più tardi”
Così concluse Tarallo, che appena terminata la conversazione, si portò le mani dietro il collo, massaggiando la zona funestata dal dolore.
Qualcosa doveva inventarsi perché la situazione sembrava volgere al peggio.
Alla fine si risolse ad andare al Pronto Soccorso dell’ospedale locale, il “Santa Speranza martire”, che trovò affollatissimo, occupato da un assembramento tale che in tempi di pandemia, sarebbe riuscito a procurare a quella struttura sanitaria parecchi altri pazienti.
“Chissà che sta combinando Frangiflutti in questo momento”,
gli venne da pensare curiosamente, mentre attendeva il suo turno di visita.
Si accorse così di associare istintivamente il suo ex direttore ad un malanno, ad un dolore…
Lallo Tarallo, giovane sin dalla nascita, è giornalista maltollerato in un quotidiano di provincia.
Vorrebbe occuparsi di inchieste d’assalto, di scandali finanziari, politici o ambientali, ma viene puntualmente frustrato in queste nobili pulsioni dal mellifluo e compromesso Direttore del giornale, Ognissanti Frangiflutti, che non lo licenzia solo perché il cronista ha, o fa credere di avere, uno zio piduista.
Attorno a Tarallo si è creato nel tempo un circolo assai eterogeneo di esseri grosso modo umani, che vanno dal maleodorante collega Taruffi, con la bella sorella Trudy, al miliardario intollerantissimo Omar Tressette; dall’illustre psicologo Prof. Cervellenstein, analista un po’ di tutti, all’immigrato Abdhulafiah, che fa il consulente finanziario in un parcheggio; dall’eclettico falsario Afid alla Signora Cleofe, segretaria, anziana e sexy, del Professore.
Tarallo è stato inoltre lo scopritore di eventi, tra il sensazionale e lo scandaloso, legati ad una poltrona, la Onyric, in grado di trasportare i sogni nella realtà, facendo luce sulla storia, purtroppo non raccontabile, di prelati lussuriosi e di santi che in un paesino di collina, si staccavano dai quadri in cui erano ritratti, finendo col far danni nel nostro mondo. Da quella faccenda gli è rimasta una sincera amicizia col sagrestano del luogo, Donaldo Ducco, custode della poltrona, di cui fa ampio abuso, intrecciando relazioni amorose con celebri protagoniste della storia e dello spettacolo.
Il giornalista, infine,è legato da fortissimo amore a Consuelo, fotografa professionista, una donna la cui prodigiosa bellezza riesce ad influire sulla materia circostante, modificandola.
Lallo Tarallo è un personaggio nato dalla fantasia di Piermario De Dominicis, per certi aspetti rappresenta un suo alter ego con cui si è divertito a raccontarci le più assurde disavventure in un mondo popolato da personaggi immaginari, caricaturali e stravaganti