Kate e Anna McGarrigle erano due cantanti canadesi che raggiunsero la popolarità nel 1974 quando Linda Ronstadt registrò il brano scritto da Anna “Heart like a wheel”. Le due sorelle, così scoperte,
firmarono allora un contratto con la Warner Bros, registrando nel 1975 un disco a loro stesse intitolato.
Le McGarrigle erano nate a Montréal nel 1946 e cresciute nel paesino di Saint-Saveur-des-Monts nel Québec.
Non a caso, visto lo spessore dei personaggi e della loro arte, in casa McGarrigle non c’era un televisore e la famiglia si divertiva la sera cantando intorno al pianoforte inni e motivi tradizionali, in inglese e in francese.
Kate e Anna fecero la gavetta come cantanti folk a Montréal negli anni Sessanta, formando più tardi il duo the McGarrigle Sisters.
Diplomate alla Scuola di Belle Arti di Montréal, nel Québec, e presto alla guida delle glorie locali ‘Mountain City Four’, le due sorelle sapevano intrecciare folk e rock, piccole fughe classiche e delicatezze jazz, con un equilibrio ed un’immediatezza a dir poco disarmanti.
Tutto cominciò nel 1974, quando Kate, all’epoca sposata con Loudon Wainwright III, e impegnata a registrare un disco con Maria Muldaur, telefonò alla sorella Anna per sollecitarla a raggiungerla a Los Angeles.
L’obiettivo era quello di spiegare ai musicisti come arrangiare nel modo più efficace “Cool River”, una canzone composta da Anna qualche mese prima, ma i consigli professionali diventarono in pochi minuti un soggiorno presso lo Chateau Marmont di West Hollywood.
Il primo loro disco, “Kate and Anna McGarrigle”, del 1975, era un capolavoro assoluto del folk-rock, da mettere accanto a simboli quali “Tapestry” di Carole King e“Bridge Over Troubled Water” di Simon & Garfunkel.
Nelle canzoni delle sorelle McGarrigle si sentivano le voci cristalline e le buone vecchie armonie della musica cantata in chiesa, i suoni rustici della fisarmonica e del banjo e una sensibilità giammai priva di teneri scatti di abbandono.
Nel momento in cui entrambe le sorelle McGarrigle si trovarono in studio, intente a fornire ai turnisti qualche lezione sulle armonie vocali, i produttori Lenny Waronker e Joe Boyd drizzarono le orecchie e stipularono con le due un contratto, prenotando una sala di registrazione a New York e contattando il bassista Tony Levin (Frank Zappa, Peter Gabriel) e il batterista Steve Gadd (Chick Corea, Paul Simon), due tra i migliori turnisti disponibili sulla piazza.
‘Kate & Anna McGarrigle’ non si rivelò, in termini di vendite, nulla di eccezionale, ma contrassegnò la nascita del più irresistibile duo femminile del folk-rock che la storia della musica popolare abbia mai conosciuto.
Boyd, iil produttore che all’epoca aveva già curato le produzioni di John Martyn, dei Fairport Convention, di Nick Drake, dei Pink Floyd, dell‘Incredible String Band e di molti altri artisti, sapeva come costruire un suono folk nitido e toccante in cui infilare ogni intervento esterno con precisione certosina.
E difatti, nella frizzante “Kiss And Say Goodbye“ apparivano la sei corde elettrica di Lowell George ed il sax tenore di Bobby Keys; nell’elegia country di “My Town“ il mandolino di David Grisman, nella pianistica “Blues In D” il clarinetto malinconico di Joel Tepp, nella stupenda veduta notturna di “Tell My Sister” il drumming soft di Russ Kunkel.
Dal canto suo, Gadd provvide a mantenere un delizioso tempo di valzer su “Jigsaw Puzzle Of Life“, mentre Levin impresse una sotterranea impronta funky alla rilettura del traditional “Travelling On For Jesus”, conclusione eccellente per un album dove non una sola nota appare superflua.
Se per il successivo “Dancer With Bruised Knees” i suoni voluti da Boyd erano altrettanto limpidi, le canzoni di Kate e Anna McGarrigle erano invece addirittura migliori nel tracciare un ponte ideale tra la severa antichità rurale del loro conterraneo Stephen Foster e lo sfarzo multicolore della canzone americana, tra le nude melodie del folk e le ricercate architetture alla Cole Porter.
Con una ricca parata di ospiti (c’erano John Cale, Dave Mattacks dei Fairport ai tamburi e Tommy Morgan all’armonica), il disco sfruttò, per la sua maggior parte, un gruppo selezionato di musicisti americani il cui operato sprigionava profumi country blues e feeling da ogni accordo: in “Dancer With Bruised Knees” c’erano poche chitarre (quasi tutte acustiche) e molte ondate di pianoforte, fisarmonica e organo negli struggenti reperti delle proprie radici canadesi (“Blanche Comme La Neige“ e “Perrine Ètait Servante”), come nei piccoli musical (“Come A Long Way”) o nelle intense serenate (“Kitty Come Home”).
Nel 1981, le sorelle registrarono “French Record” per l’etichetta Hannibal di Boyd.
Il disco mostrava un notevole fascin: “Love over and over”, uscito nel 1982, segnò un passo deciso verso il rock che entusiasmò i fan ma si rivelò purtroppo anche il loro ultimo album per quasi un decennio.
“Love Over And Over” cercò di incorporare più di un suono rock (“Move Over Moon”)
La presenza del chitarrista Mark Knopfler, leader dei Dire Straits, al tipico suono folk delle sorelle aggiunse un certo non so chè di psichedelico.
Non mancavano le ballate classiche come la strepitosa “I cried for us”, piccoli capolavori nel testo e nella musica di Kate.
“Matapedia”, prodotto nel 1996, segnò un ritorno alle loro radici folk, il successivo “The McGarrigle Hour” del 1998, fu una raccolta di cover e vecchie canzoni, un album per la loro famiglia con amiche come Linda Ronstadt e Emmylou Harris.
Purtroppo il destino bussava alla porta: a Kate fu diagnosticata una rara forma di cancro, e quando fu chiaro che non c’era più nulla da fare, Anna chiese alla sorella di confidarle i suoi pensieri più reconditi e cupi.
rispose Kate.
Furono le ultime parole che le sentì pronunciare: poco dopo entrò in coma.
Anna è stata la persona che più è stata vicina a Kate, nella buona e nella cattiva sorte.
Quando i compagni, gli amici, persino i figli sparivano in giro per il mondo a far musica, lei c’era. Sempre.
Ed erano diversissime, Anna e Kate. ma complementari.
Pacata una e brillante l’altra, prudente una e audace l’altra: se non fosse stato per Kate, autrice principale del duo, Anna neanche avrebbe considerato la carriera artistica.
Le doveva molto e la vide appassire, affamata di vita, fino all’ultimo quando si arrese al male che la uccise.
Oggi Anna non ha più voglia di scrivere, né di cantare, ma porta avanti la missione di far riconoscere al mondo l’eredità della sorella.
Qualche volta la voce le trema, anche se sono passati parecchi anni dal quel gennaio del 2010, ricordando quando la famiglia e gli amici più cari si ritrovarono attorno al letto di Kate per darle l’ultimo addio, facendo la cosa che veniva più naturale in quel gruppo di persone: cantare e suonare.
C’è qualcosa di struggente in Anna, signora di altri tempi che non ha perso solo la sorella, ma anche una compagna di vita. Non era difficile vederle girare per Montreal a far compere come ragazzine, anche se avevano superato i sessant’anni e la vita di Kate stava svanendo con rapidità crudele.
“Kate? Mai stata soddisfatta di quel che ha avuto. Meritava di più e lo sapeva. Aveva una personalità forte.
Era il motore del duo: io non sognavo neanche lontanamente di fare della musica la mia vita.
Ma lei… lei aveva l’istinto del killer.
Anche se non era preparata, saliva sul palco e ne scendeva vincente.
Le sarebbe piaciuto essere più famosa.
Aveva un che di eccentrico. Non restava mai ferma, forse per via dell’educazione che ci ha impartito nostro padre. Perciò si faceva distrarre molto facilmente” raccontava la sorella Ann.
“Nostro padre passava molto tempo in casa. Era sempre al pianoforte. Era una persona allegra, però per qualche motivo amava suonare cose piuttosto tristi, vecchie melodie malinconiche, e credo che questo abbia influenzato il nostro stile. Aveva vissuto l’epoca del jazz, ma amava la musica che c’era stata prima del jazz”.
E perché ancora oggi pochi conoscono Kate e Anna?
Innanzitutto perché erano musiciste ma anche madri che avevano scelto di far crescere i figli invece di abbandonarsi alle luci incantatrici dello show business.
Kate sposò il cantautore Loudon Wainwright III nel 1971 e divorziarono nel 1978, e dalla loro unione nacquero Rufus e Martha Wainwright, artisti sopraffini entrambi.
Amatissime nel Canada, le sorelle bilingui incisero una decina di album, esibendosi sovente con figli, nipoti, cognati, e perfino con i vicini di casa e tanti amici.
Spesso i loro concerti erano una riunione familiare allargata, solo che invece di trovarsi attorno a una tavola, l’appuntamento era su un palcoscenico. Kate e Anna McGarrigle, cantanti e polistrumentiste del Québec, hanno spesso riunito consorti, figli e amici per compilare scalette di brani tradizionali di autori famosi, oltre quelli composti da loro.
Il marito di Kate, come si è detto, era il singer Loudon Wainwright II, il loro figlio Rufus è da tempo avviato in una brillante carriera solista, ma anche la figlia Martha si è dimostrata in grado di dare un ottimo contributo vocale.
Da par suo Anna portava ai concerti anche marito e figli, oltre alla cantante Lily Lanken.
Ad un certo punto comparve sulla scena anche la terza sorella, Jane, che non sfigurava, pur avendo scelto tutt’altra carriera.
Infine nei loro concerti c’erano sovente ospiti come Chain Tannenbaum, dotato di una bella voce tenorile e due signore della canzone country-folk come Linda Rondstadt e Emmylou Harris, Il tutto sotto la sapiente regia di Joe Boyd che già aveva lavora con le sorelle in anni passati e era l’uomo di fiducia per tutte le loro registrazioni.
Nel 2010, come abbiamo ricordato, parecchi mesi dopo la diagnosi della malattia terminale, Kate fu stroncata da un sarcoma all’età di 63 anni.
Il regista Lian Lunson ha girato un documentario su Kate e la sua musica. Una delle parti più commoventi è un filmato del concerto al Town Hall in cui i figli di Kate, Rufus e Martha, hanno eseguito una sua canzone, “I am a Diamond”.
dicevano i versi finali di questa canzone.
La musica di Kate e Ann era di scuola antica.
Una corrente mitologica attraversava le loro canzoni, dalle allusioni al re Mida e alla pietra filosofale, di “I am a Diamond” alle grida di “Torna dalla mamma” (Come back, mom) e dell’ultima canzone di Kate, la straziante “Proserpina“, scritta per una stagione natalizia che poche settimane prima di morire, lei vedeva “nera, nera, nera”.
L’ultima esibizione delle sorelle McGarrigle insieme è stato il Concerto Natalizio alla Royal Albert Hall di Londra il 9 dicembre 2009.
I proventi del concerto andarono a beneficio del Fondo Kate McGarrigle del McGill University Health Center, istituito per sostenere i programmi di ricerca e cura del cancro a Montreal.
Kate McGarrigle è morta sei settimane dopo quel concerto nella sua casa a Montreal il 18 gennaio 2010.
Lino Predel non è un latinense, è piuttosto un prodotto di importazione essendo nato ad Arcetri in Toscana il 30 febbraio 1960 da genitori parte toscani e parte nopei.
Fin da giovane ha dimostrato un estremo interesse per la storia, spinto al punto di laurearsi in scienze matematiche.
E’ felicemente sposato anche se la di lui consorte non è a conoscenza del fatto e rimane ferma nella sua convinzione che lui sia l’addetto alle riparazioni condominiali.
Fisicamente è il tipico italiano: basso e tarchiatello, ma biondo di capelli con occhi cerulei, ereditati da suo nonno che lavorava alla Cirio come schiaffeggiatore di pomodori ancora verdi.
Ama gli sport che necessitano di una forte tempra atletica come il rugby, l’hockey, il biliardo a 3 palle e gli scacchi.
Odia collezionare qualsiasi cosa, anche se da piccolo in verità accumulava mollette da stenditura. Quella collezione, però, si arenò per via delle rimostranze materne.
Ha avuto in cura vari psicologi che per anni hanno tentato inutilmente di raccapezzarsi su di lui.
Ama i ciccioli, il salame felino e l’orata solo se è certo che sia figlia unica.
Lo scrittore preferito è Sveva Modignani e il regista/attore di cui non perderebbe mai un film è Vincenzo Salemme.
Forsennato bevitore di caffè e fumatore pentito, ha pochissimi amici cui concede di sopportarlo. Conosce Lallo da un po’ di tempo al punto di ricordargli di portare con sé sempre le mentine…
Crede nella vita dopo la morte tranne che in certi stati dell’Asia, ama gli animali, generalmente ricambiato, ha giusto qualche problemino con i rinoceronti.