Tarallo e la stupefacente storia di Benny Syracuse

Al dottor Frangiflutti, che si era sempre vantato dell’ampiezza delle camerate del suo ospedale, a suo dire perfettamente rispondente alle norme previste nella Convenzione di Ginevra del 1949 sul trattamento dei prigionieri di guerra, per via dello shock, la stanza in cui era andato a finire per visitare Tarallo, parve improvvisamente farsi strettissima, angusta e soffocante.

La faccia, martoriata dalle cicatrici, del degente del letto n° 20, gli si era fatta vicinissima, tanto che il malcapitato dottore, responsabile di averlo scambiato per quel maledetto Lallo e svegliato con malagrazia, poteva sentirne il respiro corto e mefitico.
“Allora? Sto aspettando, brutto maleducato che non sei altro! Hai interrotto un bel momento dottore: mi hai svegliato che sognavo mamma mentre liofilizzava Steve Orzata, il bastardo che presiedeva la commissione accademica il giorno della mia tesi in Scienza delle Cassaforti e che mi fece dare solo pochi punti.
Forza, sputa: che mi avresti voluto fare, eh? ”
Così ringhiava il polisfregiato e la lama del suo rasoio esplorava nel frattempo il sottogola del dottore, provocando in Frangiflutti cugino, l’insorgere di un retroterra emotivo spiacevole, così difficile da gestire che per qualche minuto gli andò via la testa.

“Spero, promitto e iuro reggono l’infinito futuro…” balbettò infatti il medico, mentre il suo inconscio, turbatissimo, vomitava fuori incongruamente, antichi incubi liceali.
“Non sono in grado di contraddirti – replicò pensieroso il paziente feroce – per me andrebbe anche bene, ma mi chiedo come questa preziosa informazione possa evitarti l’apertura di un’altra bocca. Discolpati o confessa, ma insomma dimmi qualcosa di più appropriato..”
“John gets up very early in the morning..”.
Anche le prime lezioni d’inglese ricevute, fluirono via dalla sua zona psichica d’antiquariato e Frangiflutti le sciorinò terrorizzato, con gli occhi fuori d’orbita, sempre più scollato dalla realtà.
Lo stetoscopio era volato via quando sfregiato lo aveva afferrato per il bavero del camice, ora l’uomo lo incalzava:
“Se pensi di impressionarmi con l’inglese, stai commettendo un secondo errore perché io bazzico quell’idioma dai bei tempi andati di Chicago, così mi pregio di farti sapere che al momento, ma penso di poter dire fin d’ora che sarà così anche in futuro, ho poco o nessun interesse per le abitudini quotidiane di questo John di cui parli.
Ne ho conosciuti di tizi con quel nome, è vero, ma la maggioranza di loro, viste le pessime frequentazioni che avevano (una di esse, per dire, ero io!) non ci arrivavano nemmeno alla mattina!

Benny Syracuse con Johnny Pompetta e Johnny Mezzobbotto

Quindi non fare il dritto e comportati da cristiano perbene: o mi chiedi scusa coi dovuti modi per esserti comportato ineducatamente con me, o disporrai prestissimo di un sorriso di scorta!”.
I pazienti degli altri letti si erano destati a causa della dialettica rumorosa installatasi tra i due, senza contare il fatto che i bassi della voce del paziente n°20 seguitavano a provocare piccole scosse sismiche.
Bellincione Schiamazzi e Don Mariano Bistrot subivano storditi, senza capirne la causa, le conseguenze del diverbio in corso; quanto al rappresentante Stecconi, vinto, com’era, dalla stessa paura che un beneudente ha di Jovanotti, di lui non si affacciava un solo grammo al di fuori della coperta che gli faceva da ricovero.

Il rappresentante Stecconi, vinto dalla stessa paura che un beneudente ha di Jovanotti

Tarallo e Nestore, entrambi maldisposti nei confronti di Frangiflutti, non solo se la spassavano, ma assentivano vistosamente ad ogni affermazione del misterioso sfregiato.
Lallo, fin troppo solidale con lui, cominciava addirittura a trovare che fosse un bell’uomo, o perlomeno quel che si definisce “un tipo”.
Quello intanto seguitava a tenere Frangiflutti per il bavero e a giocherellare col rasoio nei pressi della sua gola e insisteva a sussurrare col suo ringhio basso:
“Coraggio dottore, non vorrai certo privare “Gastropoli” della sua illuminata guida! Convieni dunque che devi delle scuse umilissime a me e a tutti i pazienti di questa camerata, turbati dalla tua inappropriata condotta. E allora, dai, strillalo che sei contrito, pentitissimo, pronto a prostrarti dalla vergogna!”
“Rosae… rosarum… rosis… rosas… rosae… rosis”… rispondeva il medico che nella sua temporanea pazzia, pareva regredito di un bel mucchione di anni.

“Ma che fai, dottore, intendi farti burla di me? Io sento solo ciance: non siamo dal fioraio e non ho ancora ascoltato una sola parola di rammarico da parte tua!
Credi di poter essere più eloquente se io ti liberassi, hic et nunc, dal peso di doverti quotidianamente sbarbare? Tu con le tue scemenze stai aggiungendo offesa all’offesa…”.

La piega dei fatti andava facendosi preoccupante, così Tarallo, ripresosi dai suo attacchi di ilarità, credette di dover intervenire:
“Mi scusi davvero se mi intrometto signor….”
“Benjamin Syracuse – ringhiò affabilmente il misterioso sfregiato – Benny, per gli amici e sorrise a Lallo, dicendo poi – DIO, per i nemici” e scrollò allusivamente il penzolante Frangiflutti.
“ Mi scusi dunque, Benny – riprese Lallo – ma credo che il nostro antipatico dottore sia temporaneamente alienato e che proprio non sia in grado di comprendere alcunchè di ciò che lei gli suggerisce di fare”
“ Lei trova? Ah, già: eh beh sì, a ben vederlo, ora che me lo dice, in effetti pare uno che tra un po’ finirà per credersi un neonato e ci chiederà il lattuccio, oppure sosterrà di essere un grammofono a tromba e suonerà la Marcia Trionfale dell’Aida…

Bene, di lui ci occuperemo più tardi”, disse ancora Benny, e lasciò andare di colpo il medico che si afflosciò sul pavimento fischiando come un merlo in amore.
“Ma intanto non ci siamo ancora del tutto presentati e tra gentiluomini non dovrebbero intercorrere relazioni in assenza di tale, importante gesto formale: lei è il signor…”
“Tarallo, Lallo Tarallo, giornalista”.

“Toh, guarda, un giornalista…
Ne ho conosciuti a Brooklyn di reporter, sa. Era gentaccia che si portava il taccuino pure all’inferno, ma erano tipi assai diversi da lei: in genere a corromperli, perché non parlassero dei suoi affaracci, bastava un piatto di “gratin dauphinois” preparato da Pierre, lo chef francese di Tommy Trombetta, uno strozzatore appassionato che pareva più ganster di lui, ma che cucinava con un tocco divino. Lei invece mi pare un tipo a posto: dica, fino a che punto ama la cucina francese?”

Reporter americani nel locale di Tommy Trombetta

E Tarallo: “mi ingozzo solo di croissant a colazione, ma amo chiamarli cornetti con la crema…”
Estasiato da quella risposta, e scavalcando con aria cordiale il cadavere vivente di Frangiflutti, Benny si avvicinò ai due pazienti.
“Faria, fortunatissimo! Ohi Ohi Ohi”, gli fece Nestore, tendendogli la mano.
“Encantado”, disse di rimando Benny al centenario, esagerando un bel po’ in affettazione.
Pochi minuti di conversazione e i tre erano già in sintonia. Benny si dichiarò un “semplice reumatizzato” e rivelò di non essere gastritico per il semplice fatto di non essere più in possesso di una buona parte del suo stomaco, una cospicua porzione del quale era stata costretta alle dimissioni da una coltellata polacca di Jack Grameski, ormai lontana nel tempo.

Jack Grameski

Stai a vedere, ahiahiahi, che io sono l’unico gastritico del reparto!” osservò Faria, un po’ contrariato, nonostante le facce verdastre degli altri degenti denunciassero il contrario
Don Mariano Bistrot, l’unico sacerdote del mondo ad essere stato malmenato da un vino da messa, protestò infatti:
“Eh no, caro figliuolo, la gastrite è uguale per tutti! Dio, nella totale e, Lui mi perdoni, un po’ snervante, imperscrutabilità dei suoi piani, ce l’ha mandata e dobbiamo tenercela!”
“Se la tenga lei padre! – replicò impermalito Faria – io, ohiahioi, intendo curarmela come si deve, ‘sta gastrite dell’accidente. Ahioahio… Se poi lei ha da offrire sofferenze a cottimo per bilanciare qualche sveltina con la perpetua, sono fatti suoi, cose tra lei e il “Capo…”.
“Ma… ma come… come si permette – strillò Don Mariano sdegnatissimo, che ignorava l’anticlericalismo muscoloso e centenario di Nestore – i preti queste cose non le fanno, o almeno non tutti: non cediamo al più plateale mangiapretismo per favore!”.

Padre Milton Mc Guire

Benny Syracuse non riuscì a trattenere uno sghignazzo:
“Mi scusi se glielo dico, reverendo, ma lei di preti deve averne frequentati pochi, nonostante tutto! Ma se solo avesse conosciuto Padre Milton Mc Guire! Figurarsi: quello era un infilzatore seriale di perpetue.
Dopo aver servito in casa sua, perfino le donne più scontrose e bigotte passavano a far lo spogliarello al “Piccione lubrico” e al “Peppa Pig’s Paradise”, i locali di suo cugino, un altro irlandese rosso come il peccato, e prendevano nomi d’arte come “Diane Superlove”, ex suora delle Clarisse, o “Myrna la contorsionista!

Diane Superlove

Padre Milton è stato capace di far guidare l”Indipendent”, un Cessna 746, un aereo ultraleggero, ad una sua perpetua hamish mentre se la pomiciava: capite quello che dico??!! Quella era una tipa tirata su senza aver mai visto uno straccio di motore e nessun maschio senza vestiti, nemmeno il suo fratellino di tre mesi!”
Tutti, tranne Don Mariano, anche i morti dalla lontana camera ardente, annuirono convinti,
anche perché Benny, nonostante avesse mollato Frangiflutti, aveva dimenticato di riporre il rasoio.

Lallo Tarallo, giovane sin dalla nascita, è giornalista maltollerato in un quotidiano di provincia.
Vorrebbe occuparsi di inchieste d’assalto, di scandali finanziari, politici o ambientali, ma viene puntualmente frustrato in queste nobili pulsioni dal mellifluo e compromesso Direttore del giornale, Ognissanti Frangiflutti, che non lo licenzia solo perché il cronista ha, o fa credere di avere, uno zio piduista.
Attorno a Tarallo si è creato nel tempo un circolo assai eterogeneo di esseri grosso modo umani, che vanno dal maleodorante collega Taruffi, con la bella sorella Trudy, al miliardario intollerantissimo Omar Tressette; dall’illustre psicologo Prof. Cervellenstein, analista un po’ di tutti, all’immigrato Abdhulafiah, che fa il consulente finanziario in un parcheggio; dall’eclettico falsario Afid alla Signora Cleofe, segretaria, anziana e sexy, del Professore.
Tarallo è stato inoltre lo scopritore di eventi, tra il sensazionale e lo scandaloso, legati ad una poltrona, la Onyric, in grado di trasportare i sogni nella realtà, facendo luce sulla storia, purtroppo non raccontabile, di prelati lussuriosi e di santi che in un paesino di collina, si staccavano dai quadri in cui erano ritratti, finendo col far danni nel nostro mondo. Da quella faccenda gli è rimasta una sincera amicizia col sagrestano del luogo, Donaldo Ducco, custode della poltrona, di cui fa ampio abuso, intrecciando relazioni amorose con celebri protagoniste della storia e dello spettacolo.
Il giornalista, infine,è legato da fortissimo amore a Consuelo, fotografa professionista, una donna la cui prodigiosa bellezza riesce ad influire sulla materia circostante, modificandola.

Lallo Tarallo è un personaggio nato dalla fantasia di Piermario De Dominicis, per certi aspetti rappresenta un suo alter ego con cui si è divertito a raccontarci le più assurde disavventure in un mondo popolato da personaggi immaginari, caricaturali e stravaganti

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