Sono qui al bar a finire la colazione, con la “Rosa” saldamente tra le mani, quando ecco l’inaspettato: Adelmo si avanza a passi tardi e lenti, gli occhi incollati sul marciapiede davanti a sé.
“Adelmo, hai perso qualcosa?”
“No, venivo da te. Ho alcuni pensieri su cui mi arrovello.”
“E proprio io dovrei disarrovellarti?”
“Erasmo, tu fai finta di fregartene di qualunque argomento non sia lo sport, fossero anche le freccette, ma in realtà sei un fine pensatore, un filosofo della quotidianità.”
“Sì, sì… e dopo questa inutile sviolinata, sputa pure il rospo.”
“Il tema è la libertà individuale e i suoi limiti. Il caso eclatante riguarda la pandemia che stiamo ancora fronteggiando. C’è chi si oppone al vaccino in nome della sua libertà di scelta e al green pass in quanto discriminatorio per chi ha compiuto tale scelta. Ma questo ragionamento non mi convince, pur essendo io naturalmente e istintivamente libertario.”
“Mah, l’assunto che la propria libertà non possa avere limiti in uno stato democratico, oltre a essere sbagliato, si scontra con la realtà dei fatti. Pensiamo solo al codice della strada e a tutti i divieti e obblighi che ci impone. L’obbligo del casco per chi va in moto e delle cinture di sicurezza per l’auto sono a loro modo emblematici: lo Stato ti obbliga all’uso di strumenti che servono a salvare la tua vita, non quella di altri. Sembra che, anche quando i limiti sono posti non a tutela della comunità ma dello stesso singolo, nessuno trovi da ridire. E invece per una pandemia, con le conseguenze che comporta, ciascuno si improvvisa virologo e cerca mille ragioni per sottrarsi ad un obbligo morale verso la sua comunità. In casi come questo forse è meglio passare all’obbligo di legge, come quando eravamo piccoli e venivamo vaccinati contro il vaiolo e contro la polio.”
“E infatti. Pensavo pure all’ossimoro di quella organizzazione politica che, in nome della libertà, espelle i suoi soci che si vaccinano. Che poi, al netto delle fake news e delle fobie psicotiche, non mi pare che gli argomenti contro il vaccino siano granché persuasivi. Solo uno ai miei occhi apre qualche spiraglio al dubbio: anche i vaccinati possono infettarsi e trasmettere il virus.”
“Adelmo, tu conosci la mia devozione alla logica e forse proprio per questo mi vieni a sfruculiare.
L’affermazione in sé non è falsa, al contrario di tantissime altre che vengono diffuse, e questo disorienta i dubbiosi. Però le probabilità che un vaccinato si contagi sono estremamente inferiori a quelle di avere un non vaccinato contagiato. Il vaccinato poi, per contagiare un’altra persona, deve entrare in contatto con un non vaccinato, altrimenti, se avesse intorno solo persone vaccinate, le probabilità si ridurrebbero ulteriormente in maniera esponenziale. Quindi chi si vaccina, contrariamente a chi non lo fa, contribuisce attivamente ad ostacolare la diffusione del virus e quindi alla sua sconfitta, rendendo più sicuro sé stesso e la comunità in cui vive.”
“Invece, tra negazionisti e complottisti, il campionario di chi cerca una scusa per non vaccinarsi si arricchisce di giorno in giorno. Big Pharma paga chiunque sostenga la necessità di vaccinarsi, fossero anche capi di Stato e di Governo del mondo intero, e oggi pure il Papa. È ampiamente saltato anche il senso del ridicolo.”
“Vedrai che a breve, dopo i negazionisti, arriveranno gli annegazionisti, secondo i quali le vittime non sono state sfiorate da alcun inesistente virus ma semplicemente annegate.”
“Certo che anche la comunicazione ha contribuito a creare diffidenza, con tutti quegli annunci contradittori sulle possibili complicanze da vaccino…”
“Ancora una volta è un problema di numeri, anche se sulle vite umane applicare la contabilità è sempre un gran brutto esercizio. Ciascun componente di quella somma è una storia interrotta, un futuro negato e un’assenza incolmabile per chi resta. Ma, se vogliamo rimanere nell’ambito della razionalità, non c’è dubbio che l’incidenza di casi mortali sul totale dei vaccinati non è neanche lontanamente paragonabile con l’incidenza dei casi mortali sul totale degli infettati, siamo su due ordini di grandezza profondamente diversi. L’incidenza, rispetto al rischio vaccino, è addirittura maggiore in chi si sottomette a TAC con liquido di contrasto, però chi ne ha bisogno non si pone neanche il problema, perché comunque si tratta di una probabilità estremamente remota.”
“Ma le persone non ne vogliono sapere di effetti collaterali, preferiscono stare attente nell’illusione che questo basti ad evitarsi il virus, come quando si va ad attraversare la strada sulle strisce, solo che il virus è un po’ più piccolo di un’automobile. E purtroppo di persone attente son piene le fosse.”
“È l’illusoria ricerca del rischio zero che, una volta nati, ci dobbiamo scordare per sempre. Basta prendere un qualunque mezzo di trasporto, o anche solo uscire per una passeggiata, ed ecco che ci esponiamo a possibili incidenti. E allora che fai, per evitare guai ti chiudi in casa? Gli incidenti domestici causano più vittime dei disastri aerei. Pensa solo al letto e a quante persone ci muoiono sopra…”
“Che fai, lo spiritoso? E sul green pass, che mi dici?”
“Rappresenta il pio tentativo di evitare l’obbligo vaccinale o le chiusure dei luoghi pubblici. Il fatto che ci siano così tante polemiche consiglierebbe di lasciar perdere e di passare all’obbligo o, peggio, di tornare alle chiusure.
È incredibile come proprio i beneficiari di tale soluzione siano, in buona misura, i primi a lamentarsene.
Pensiamo ai ristoratori: trovano inaccettabile l’obbligo da parte loro di controllare se le persone che vogliono accedere all’interno del proprio locale siano dotate di green pass. Si sono sentite assurdità tipo che servirebbe altro personale da dedicare specificamente a questa attività. Io sono entrato in un ristorante più avveduto, mi è stata controllata la temperatura (cosa che avveniva anche prima, senza schiamazzi) e verificato il green pass; il tempo impiegato per le due operazioni è equivalente, per cui non si capisce proprio il motivo di tali levate di scudi.”
“Se hai il green pass vuol dire che hai fatto il vaccino. Hai avuto qualche effetto indesiderato?”
“E certo che ho fatto il vaccino, appena ne ho avuta l’opportunità in base alle stringenti regole iniziali: anno di nascita, segno zodiacale, numero di scarpe…
Non ho avuto fastidi immediati ma, dopo circa un mese, ho cominciato a sentire nella testa una radio che trasmette solo musica anni sessanta.
Maledetto microchip, almeno fosse possibile cambiare stazione!”
Erasmo dal Kurdistan è persona mutevole, con una spiccata tendenza alla tuttologia.
Vorrebbe affrontare la vita con leggerezza e ironia, ma raramente riesce a mantener fede a un impegno così arduo.
Scioccamente convinto di avere qualche dote letteraria (molto) nascosta, si prodiga nel vano tentativo di esternarla, con evidente scarsa fortuna.
Maniaco dell’editing e dell’interpunzione, segue un insano culto del punto e virgola (per tacere delle parentesi e delle amate virgole).
Tenta di tenere a bada una innata tendenza didascalica e quasi pedagogica pigiando sul pedale della satira di costume, ottenendo di comico solo il suo pio tentativo.
Il più delle volte si limita ad imbastire dimenticabili pipponi infarciti di luoghi comuni.