Hans Rott: la promessa non mantenuta

Quello che la musica ha perduto con lui è incommensurabile:
il suo genio s’invola talmente alto già nella sua prima sinfonia, che ha scritto quand’era un giovane di vent’anni, che fa di lui – la parola non è affatto forte – il fondatore della nuova sinfonia

(Gustav Mahler)

Hans Rott nacque il 1 ° agosto 1858 a Braunhirschengrund, un distretto di Vienna ed era figlio adulterino di Karl Mathias Rott e di Maria Rosalia Lutz. A causa del precedente matrimonio, che si concluse solo nel 1862 con la morte della moglie, Karl non poté riconoscere il figlio sino al 1863, anno in cui sposò Maria Rosalia. Entrambi i genitori praticavano attività artistiche: in particolare, il padre era un attore comico abbastanza famoso nella Vienna del tempo, mentre la madre, oltre che attrice, era anche una cantante piuttosto conosciuta.

Karl Mathias Rott

Il giovane Rott rimase orfano piuttosto presto: nel 1872 perse la madre, mentre il padre – rimasto claudicante per un incidente di scena – morì quattro anni dopo.
Dal 1874 al 1878 studiò al Conservatorio di Vienna, dove dapprima fu esentato per tutto l’anno dal pagamento della retta e ottenne in seguito una borsa di studio.
Studiò in particolare il pianoforte con Leopold Landskron, l’organo con Anton Bruckner, l’armonia con Hermann Gradener e la composizione con Franz Krenn, insieme con Gustav Mahler tra gli altri compagni.
Tra questi Bruckner svolse un ruolo molto simile a quello di un “padre spirituale” cercando di porre rimedio alle difficoltà che il suo allievo andava incontrando, sia in ambito economico che musicale.
Ad esempio, Bruckner tentò d’intercedere per il giovane quando questi era in ristrettezze economiche, fornendogli molteplici raccomandazioni per diversi posti da organista (Klosterneuburg, S. Florian, Chiesa di S. Michele, Votivkirche di Vienna).
Malgrado queste difficoltà Hans riuscì a proseguire i suoi studi, e ottenne due “premi d’onore” dal Conservatorio, e un posto di organista presso la Piaristenkirche, la chiesa dei frati piaristi, ottenendo anche un alloggio presso l’adiacente monastero. Furono proprio queste stanze a divenire luogo di incontro per numerosi studenti e amici, tra cui i musicisti Rudolf Krzyzanowski, Gustav Mahler, Hugo Wolf, l’archeologo Friedrich Löwy e il filologo Joseph Seemüller. 

Anton Bruckner

La prima importante espressione artistica di Hans Rott fu la Sinfonia in La bemolle maggiore per orchestra d’archi, a cui fecero seguito un Finale Sinfonico, due Ouverture (una dall’Amleto e una dal Giulio Cesare) e una Suite per Orchestra; la sua produzione ai arricchì con la scrittura di cori sacri e profani, nonché alcuni Lieder.

Nel 1880 Rott improvvisamente tirò fuori dal cassetto una sinfonia, era enorme, in mi maggiore: lui aveva vent’anni. Partecipò allora al concorso di composizione intestato a Beethoven dove i giurati bocciarono il lavoro. Iniziava già a dare segni di emotività eccessiva quando si recò da Brahms con lo spartito della sinfonia. Brahms lo ricevette, ma era il meno adatto a giudicare una sinfonia simile, considerando che nel mondo musicale mitteleuropeo stava infuriando la sua polemica con Bruckner. Johannes lesse lo spartito e fu duro come solo Brahms sapeva essere quando aveva la luna storta. A tal proposito un altro compositore famoso, Max Bruch, ricordava che quando gli portava le sue musiche, Brahms, quand’era di cattivo umore, gli chiedeva ironicamente:

Ma da che cartolaio la compri questa carta da musica? È l’unica cosa decente che vedo qui“.

Johannes Brahms

Pare che Brahms abbia detto a Rott che forse la musica non faceva per lui, che era meglio che cambiasse aria e mestiere, visto che era ancora giovane. Su ciò però si hanno più chiacchiere che fatti, visto il carattere spigoloso di Brahms, che però non era persona tale da diventare offensiva se non per burla. Di certo il compositore amburghese arrivò al punto di dubitare che la Sinfonia in questione fosse realmente opera del giovane Rott, poiché, sostenne,

accanto a così tante belle cose, ci sono di nuovo talmente tanti elementi banali o privi di senso nella composizione che questa non può certamente essere opera di Rott”.

Si ruppe qualcosa in Rott e la sua sicurezza di sé fu scossa. All’inizio sembrava solo depresso, ma pian piano cresceva in lui una sindrome ossessiva: Brahms si era reso conto, secondo lui, che Hans era un grande autore e cercava di eliminarlo!
La situazione precipitò al punto che la follia divenne manifesta quando Rott, in treno verso Mulhouse, con una pistola in pugno urlò ad un passeggero di spegnere il sigaro, sostenendo che il treno era stato imbottito di dinamite da Brahms, che li voleva tutti morti. La cosa farebbe ridere, ma l’esito fu tragico per Rott che venne disarmato e chiuso in manicomio.
L’amico Mahler lo andò a trovare, e lo ricordava usare gli spartiti come carta igienica, e ripetere ossessivamente:

Questa è la fine che meritano le opere degli uomini“.

L’unica fotografia esistente di Hans Rott

Dopo numerosi tentativi di suicidio, il 25 giugno 1884, morì di tubercolosi in un manicomio della Bassa Austria dov’era ricoverato dal 1881: aveva 25 anni.

Hans Rott era stato l’allievo preferito di Bruckner e era anche molto amico di Mahler; era un giovane di grande ambizione e di grande talento, convinto di essere un genio incompreso, forse a ragione.

Bruckner credeva moltissimo in lui e cercò di piazzarlo da qualche parte, ma anche Bruckner non aveva una grande fama in vita soprattutto a Vienna. Riuscì a trovargli un posto di organista in una chiesa in un sobborgo e qui Rott iniziò a lavorare e scrisse dei lieder, che Mahler giudicò straordinari. Non si sa però se Rott li mise su carta visto che rifiutava di mostrare le partiture e li cantava a memoria.

Gustav Mahler

Rott distrusse quasi tutta la sua opera in questo modo.

Restano di lui pochi spartiti, tra cui quello della sinfonia, salvatisi prima della morte per tubercolosi, avvenuta quando Rott aveva meno di 26 anni.
Mahler scrisse in più occasioni che i lieder di Rott erano capolavori e ne piangeva la scomparsa ma, soprattutto, leggendo la sinfonia in mi maggiore, scritta da Rott otto anni prima che Mahler mettesse mano alla sua prima, Gustav sosteneva di fronte a tutti che si trattava del “fondamento della nuova musica, con Rott nasceva la nuova sinfonia”.

Sino alla fine degli anni ottanta del XX secolo, la musica di Hans Rott era caduta in un oblìo che durava da circa cento anni, finché il musicologo Paul Banks non scoprì, nell’archivio della Biblioteca Nazionale Austriaca, la partitura della Sinfonia in Mi maggiore. La prima esecuzione dell’opera ebbe luogo a Cincinnati il 4 marzo 1989, seguita da altre esecuzioni a Parigi, Londra e Vienna. Il mondo musicale venne così acquisendo un crescente interesse per il “fenomeno Rott”, per i rapporti coi suoi predecessori e, soprattutto, con i suoi colleghi contemporanei.

Hans Rott: Sinfonia n°1 in mi maggiore (Orchestre Philharmonique de Radio France/Dir: Constatin Trinks)

Il debito musicale di Rott nei confronti di Wagner è fuori discussione; in forza del fascino che il compositore di Lipsia esercitava nei confronti del circolo musicale ruotante intorno a Bruckner, di cui Rott faceva parte, e che nel 1875 Hans aveva fatto il suo ingresso nella “Società Accademica wagneriana di Vienna” e successivamente è certa la sua presenza al primo “Festival di Bayereuth” nel 1876.
Friedrich Loehr, suo amico, una volta precisò che

diversi fattori psichici ed emotivi avevano reso ineluttabile il destino del giovane musicista. Quel che era certo è che l’esordiente Rott, all’interno del campo minato della Vienna musicale della seconda metà del XIX secolo, si era mosso con un misto di ingenuità, ardore e imprudenza che dovette costargli senza dubbio molto caro. La sinfonia che presentò a Brahms e agli altri membri della commissione, all’interno del suo ambizioso progetto di pervenire a una sorta di musica universale nell’ambito di una stessa composizione, non poteva non suonare come una provocazione vera e propria”.

La sua musica mostra un genio in crisalide: che risentiva dell’influenza di Bruckner e Wagner, gli innovatori, ma che cercava di conciliarli con Brahms, il conservatore. Voleva fare una musica universale ed ebbe nonostante tutto delle visioni timbriche e orchestrali che anticipavano Mahler.
Nel Preludio pastorale sembrava anticipare addirittura l’impressionismo di Debussy e Ravel e lo anticipava di oltre dieci anni!

Le sue pagine musicali pervenuteci hanno il sapore della scoperta di un mondo meraviglioso, di un mondo dai mille segnali tutti da decifrare.
Rott non aveva forse le idee chiare, ma aveva senza dubbio molte idee. Non aveva ancora una personalità delineata, ma aveva personalità. Non voleva prendere la via più facile. Come tutti i grandi talenti artistici, avrebbe voluto andar oltre, provare tutte le strade prima di procedere definitivamente per la sua; purtroppo la sua fragilità emotiva non gli concesse il tempo necessario a maturare.

La lapide commemorativa presso il Cimitero Centrale di Vienna

Bibliografia:

  • Aul Banks, Hans Rott e la nuova sinfonia, in The Musical Times, marzo 1989;
  • Uwe Harten, Hans Rott – Biografia, lettere e Documenti dal lascito di Maja Loehr, Musik-Verlag, Munchen 2000,
  • Kreysing und Litterscheid, “Mehr als Mahlers Nullte!” Der Einfluß der E-Dur-Sinfonie Hans Rotts auf Gustav Mahler, saggio tratto da: Metzger, Gustav Mahler, Lo sconosciuto conosciuto, Heinz-Klaus / Riehn Rainer (Editors), Munchen 1996
  • Hans Rott, Der Begründer der neuen Symphonie, Musik-konzepte, munich 1999.
  • Giorgio Galli, La parte muta del canto. Vite ritrovate di musicisti, Ed. Joker 2016.

Lino Predel non è un latinense, è piuttosto un prodotto di importazione essendo nato ad Arcetri in Toscana il 30 febbraio 1960 da genitori parte toscani e parte nopei.
Fin da giovane ha dimostrato un estremo interesse per la storia, spinto al punto di laurearsi in scienze matematiche.
E’ felicemente sposato anche se la di lui consorte non è a conoscenza del fatto e rimane ferma nella sua convinzione che lui sia l’addetto alle riparazioni condominiali.
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Ha avuto in cura vari psicologi che per anni hanno tentato inutilmente di raccapezzarsi su di lui.
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Crede nella vita dopo la morte tranne che in certi stati dell’Asia, ama gli animali, generalmente ricambiato, ha giusto qualche problemino con i rinoceronti.

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