POSTINTELLIGENTE – Racconti di Piermario De Dominicis #3 “Alla ricerca dell’imbecille perduto”

ALLA RICERCA DELL’IMBECILLE PERDUTO

Per scovare un buon imbecille, nella piattezza del panorama odierno, necessitano tempo, dedizione e finanziamenti. Qualcuno di voi forse ricorda gli eventi del luglio 1982 e la drammatica figura del prof. Fullhead. Quei fatti ebbero inizio con la segnalazione, da parte di alcuni portatori neri di Feltre, che avvistarono un superbo esemplare di imbecille in un Villaggio turistico marittimo.
In seguito a ciò venne organizzata la spedizione Fullhead, composta dal celebre antropologo e da sua moglie Loreley Wagonlit. Sponsorizzata da una grande industria produttrice di sanitari in caucciù con rimbalzo, l’impresa ebbe, com’è noto, un tragico epilogo.
Pubblichiamo oggi alcuni frammenti inediti del diario del prof. Fullhead, dai quali risulta che l’imbecille, oggetto della ricerca, era un animatore turistico di nome Flavio.

6 luglio.
Il soggetto ha messo in piedi una “serata polinesiana”.
Disastro!
Un gruppo di criminali del liscio costretti ad improvvisare musica esotica. Ines, la parrucchiera mustacchiuta, è stata colta da un raptus orgiastico e, denudatasi del tutto, ha mimato danzando ogni sorta di sconcezza.
Due bambine smunte hanno raggiunto la pubertà di colpo e Flavio, abbronzato e molle, ha cercato di inghirlandare perfino Aida, un anziano mammifero romagnolo. Scene dolorose! Il marito della vecchia, pur umiliato da un pareo impossibile, ha abbozzato una reazione col solo risultato di decollare dall’infido pavimento, umido e sabbioso: volo scomposto e schianto villano. Flavio ha riso del consueto musicale ghigno ed alcuni crostacei del posto hanno applaudito e strillato “Olé”!

9 luglio.
Flavio, sempre a torso nudo col boccolo sapiente in un rigoglìo di collanine, ha proposto una seduta spiritica alla congrega già esausta per il Corso Mattutino di Tarantella Acrobatica. I pochi che non hanno aderito a questa offerta si son dati all’equitazione perché Ted, il cavallo, è simpaticissimo. Parla sei lingue e, se come galoppatore non è un fenomeno, si dimostra in compenso delizioso conversatore. Dalla seduta frattanto si apprende che Abramo Lincoln in realtà morì di gastrite. Un’entità misteriosa ha poi soffiato a Flavio una cifra battendolo a briscola. Il duce ci guida ai bungalows danzando nervosamente.

13 luglio.
L’animatore appare inossidabile ed impone idiozie a ritmi infernali. Ieri sera, dopo il “voodoo”, sembravano tutti ammattiti e c’è stato un fittissimo scambio di mangos pesantissimi. Molti sono rimasti sul terreno ma Flavio, con l’inevitabile buona sorte che lo protegge, si è ritrovato indenne. Non si può negare che sia un soggetto ideale per i miei studi, un vero colpo di fortuna.
Flavio ride perennemente, anche a vuoto, ed è afflitto da un narcisismo vomitevole. Si cura senza soste e quando non espone la criniera umida ai raggi “del nostro Padre Sole”, fa uso di un phon elettrico di inusitata potenza. Da queste premesse si deduce facilmente che egli si ritiene irresistibile e mira al congiungimento carnale con qualsiasi essere di sembianze anche vagamente femminili. A ciò tende la sua vita priva di autentiche sublimazione, ed incredibilmente riscuote numerosi successi. Parla continuamente di natura a sproposito e di buon mattino ogni giorno si reca, con la stuoia in mano, presso “un anfratto deserto e sconosciuto”. Si tratta in realtà di un miserabile mucchietto di rocce, da lui prediletto perché è visibile da ogni capanna del villaggio. Ivi, completamente ignudo, pratica mezz’ora di yoga, canti e meditazioni assortite.
Inutile a dirsi, è pure fanatico della macrobiotica ed ama sbandierare il suo essere vegetariano: impallidisce dinanzi ad un abbacchio al forno, ma è sempre lì a bisbigliare di sedani alle signore. La sua banalità dà le vertigini e credo che egli sia il più completo imbecille osservato sinora. Lo stesso “Umanoide di Berna”, l’idiota che scomponeva chimicamente le zitelle mutandole in cestini da viaggio, può definirsi un genio al suo confronto. Ah Kemmel, caro collega, perché non sei qui?

15 luglio.
Non sono riuscito a scovare Flavio in tutta la mattinata. L’ho cercato per ogni angolo del villaggio subendo nell’ordine:
a) un Corso pratico di discipline balneari orientali;
b) un’orda di milanesi danzanti ritmi Maori;
c) Un fitto reticolo di nudisti maschi dotatissimi;
d) uno sciame di anziane nudiste ninfomani.

Rassegnato, ho fatto per tornare al mio bungalow.
Qualcosa mi ha bloccato sulla soglia: dall’interno della capanna provenivano squittii orribili e sciocche risatine. Ad un tratto ho riconosciuto l’inequivocabile miagolio dell’animatore turistico in amore.
Allora, sono entrato e, con calma, da uomo di scienza, ho fatto a pezzi Flavio e quell’imbecille di mia moglie.

Piermario De Dominicis

Piermario De Dominicis, appassionato lettore, scoprendosi masochista in tenera età, fece di conseguenza la scelta di praticare uno sport che in Italia è considerato estremo, (altro che Messner!): fare il libraio.
Per oltre trent’anni, lasciato in pace, per compassione, perfino dalle forze dell’ordine, ha spacciato libri apertamente, senza timore di un arresto che pareva sempre imminente.
Ha contemporaneamente coltivato la comune passione per lo scrivere, da noi praticatissima e, curiosamente, mai associata a quella del leggere.
Collezionista incallito di passioni, si è dato a coltivare attivamente anche quella per la musica.
Membro fondatore dei Folkroad, dal 1990, con questa band porta avanti, ovunque si possa, il mestiere di chitarrista e cantante, nel corso di una lunga storia che ha riservato anche inaspettate soddisfazioni, come quella di collaborare con Martin Scorsese.
Sempre più avulso dalla realtà contemporanea, ha poi fondato, con altri sognatori incalliti, la rivista culturale Latina Città Aperta, convinto, con E.A. Poe che:
“Chi sogna di giorno vede cose che non vede chi sogna di notte”.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *