POSTINTELLIGENTE – Racconti di Piermario De Dominicis #4 “***”

*** (Il cafone)

Finalmente ci sei!
Ti sei fatto da solo, arrembando
appalti e soffiando tangenti ad
altezza di geometra comunale,
di assessore, di ministro.
Ora sei amico di tutta la
Nomenclatura, ma ad onta delle
cordialità esagerate che riscuoti,
senti che “loro” ti reputano un
cafone.
Ecco che allora corri ai ripari,
arrivi perfino a tentare lo studio
dell’inglese. Non dai più pacche
sulle spalle a tutti ed agli esangui
succhiatori e questuanti di partito
che ti accostano, concedi minor
confidenza. Disgraziatamente sei
ancora troppo in salute, troppo
rosso di colorito e, a tavola, ti
parte qualche irrefrenabile rutto.
In inglese, però.

*** (Il Papa)

Assediato dai guai della
popolarità, il Papa cercò
ristoro in un piccolo night
club di periferia. Anche lì
venne riconosciuto ed il
leader dell’orchestrina, tra gli
applausi generali, attaccò una
versione reggae del
“Tantum ergo”.
Il Papa allora si sfilò
svogliatamente gli occhiali
scuri, li poggiò sul tavolino e
concesse a denti stretti uno
sbiadito sorriso. Tutti notarono
che era piuttosto abbronzato.

*** (Pippo)

Pippo si ammalò. L’unico suo torto fu di non essersi ammalato seriamente perché Pippo era davvero antipatico e tutti gli antipatici dovrebbero ammalarsi gravemente. La sorella Sofronia ogni giorno portava due pere, essendo molto economa per carattere. Pippo ne mangiava una sola giacché lui era un vero e proprio tirchio. Sofronia era rimasta vedova anni prima: desiderava risparmiare sul marito e questi, un florido scozzese, aveva riconosciuto di buon grado l’aspirazione della moglie e si era tolto di mezzo mediante un’intossicazione da hamburgers putrefatti.
Pippo in quella circostanza non si comportò troppo male: vendette il cadavere allo sfasciacarrozze e col ricavato dell’operazione potè dare onorata sepoltura all’alluce destro del caro defunto.
Non rise perché non si scherza di fronte alla morte, non pianse lacrime che non possedeva più da quando gli erano scivolate cento lire dalla tasca finendo in un tombino.
Ora si trovava in punto di vita.
Scorgendo Sofronia che senza motivo lo guardava piangendo, ebbe paura di morire ed in effetti morì, ripensando alle numerose amanti mai avute, ai cari figli mai nati, alla sua avventura terrena che finiva senza che riuscisse a stabilirne l’inizio nè la specie.

Piermario De Dominicis

Piermario De Dominicis, appassionato lettore, scoprendosi masochista in tenera età, fece di conseguenza la scelta di praticare uno sport che in Italia è considerato estremo, (altro che Messner!): fare il libraio.
Per oltre trent’anni, lasciato in pace, per compassione, perfino dalle forze dell’ordine, ha spacciato libri apertamente, senza timore di un arresto che pareva sempre imminente.
Ha contemporaneamente coltivato la comune passione per lo scrivere, da noi praticatissima e, curiosamente, mai associata a quella del leggere.
Collezionista incallito di passioni, si è dato a coltivare attivamente anche quella per la musica.
Membro fondatore dei Folkroad, dal 1990, con questa band porta avanti, ovunque si possa, il mestiere di chitarrista e cantante, nel corso di una lunga storia che ha riservato anche inaspettate soddisfazioni, come quella di collaborare con Martin Scorsese.
Sempre più avulso dalla realtà contemporanea, ha poi fondato, con altri sognatori incalliti, la rivista culturale Latina Città Aperta, convinto, con E.A. Poe che:
“Chi sogna di giorno vede cose che non vede chi sogna di notte”.

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