Dal Bianconiglio al Coccodrillo

L’IMMAGINARIO TEMPORALE

Vi intratterrò con il Tempo quanto basta, giusto poche righe: un tempo infinitesimale rispetto al Tempo.

E in ogni caso, qualunque sarà l’esito, scusatemi se ne ruberò un po’ del vostro.
Meglio sarebbe condividerlo, tra me e voi, con lo sforzo di una comunicazione che qui, proprio ora, potrebbe sottrarci per pochi istanti alla nostra reciproca estraneità, ad una normale disconoscenza.

Vorrei parlare del Tempo senza andare a ricercare citazioni erudite o chiamare in mio soccorso solide teorie scientifiche.
Non ne ho l’ardire e nemmeno dispongo del tanto sapere necessario. Dunque si tratterebbe di parlare in modo eretico del Tempo come viene, del suo dispendioso utilizzo, per esempio, o della percezione che esso sia perennemente in fuga da noi o che noi si sia perennemente in fuga da esso.
Da sempre questa riflessione è stata un cruccio per me, e conscia o inconscia che sia, essa risale alla mia infanzia

“Per quanto tempo è per sempre?” chiede Alice
“A volte, solo un secondo” le risponde il Bianconiglio

Non è facile parlare del Tempo, delle sue fughe in avanti, delle attese interminabili, del Tempo che è fatto di attimi e dell’Eternità che non ha Tempo, possiede solo dilatazione all’infinito di qualcosa che in fondo non ci appartiene.
Come potrebbe mai appartenerci un attimo, e come potrebbe essere nostro soltanto nell’attimo in cui ci appartiene, nonostante tutti i nostri sforzi per trattenerlo?
Ciascuno di noi intrattiene con il suo orologio un rapporto conflittuale. Scandiamo il ritmo delle nostre giornate.
Siamo proprio come il Bianconiglio del racconto “Alice nel paese delle meraviglie” di Lewis Carroll, che continua a correre e a ripetere disperato

“Povero me! Povero me! Arriverò in ritardo!”

Uscito del 1865, Alice nel Paese delle Meraviglie, divenne subito uno dei libri per l’infanzia più letti e venduti nell’Inghilterra dell’epoca, continuamente ristampato di anno in anno. L’opera, considerata un capolavoro del genere fantastico e del nonsense, nacque come un’invenzione giocosa: per allietare le figlie di Henry Liddell, decano del Christ Church College dove Carroll insegnava,
Carroll inventò la storia di una ragazzina, Alice (il nome, non a caso, della primogenita Liddell), che si perde in un mondo fantastico, inseguendo un Bianconiglio giù per la sua tana.

Il Bianconiglio con il suo orologio da taschino e la sua ossessione per il Tempo, è entrato nel mio immaginario di bambina, anche grazie al cartoon della Disney. Ha assunto poi via via la forma di una metafora, l’emblema della corsa contro il tempo, e non è mai più uscito dalla mia vita.
A lui poi, con il passare degli anni, si è affiancato un altro personaggio, più ermetico se vogliamo, la cui indole minacciosa è entrata nel mio mondo come un altro simbolo della scansione temporale della nostra esistenza, stavolta decisamente più incombente.
Il Tic Tac che emette, infatti, lo precede e ne preannuncia l’apparizione. E’ il tempo che con ritmo sincopato entra in scena ogni volta sotto le mentite spoglie del coccodrillo che ha ingoiato la sveglia nel racconto “Peter Pan”.

Niente di frenetico: un animale tanto sornione quanto ingordo, da contrapporre al simpatico e innocuo coniglio bianco di Alice.
La frenesia della rincorsa al tempo, da un lato, e la scansione inesorabile dello stesso dall’altro.
Capitan Uncino è terrorizzato all’idea di finire in pasto all’animale, che di lui ha già assaggiato una mano, sostituita appunto con l’uncino. Ma la singolarità di questa apparizione per me resta

il ticchettio … implacabile.

Peter Pan è il personaggio di racconti fantastici nato nel 1902 dalla penna dello scrittore scozzese James Matthew Barrie.
Anche di questi racconti esiste la versione cartoon della Disney, molto nota, e amatissima da tutti i bambini.

Nel 1980 Edoardo Bennato ha realizzato un intero concept album basato su Peter Pan e sugli altri personaggi della storia di Barrie, un disco dal titolo “Sono solo canzonette”.
Il ritmo del Coccodrillo, per l’occasione diventato il Rockcoccodrillo, gioca proprio sul tempo e le sue variabili, che devono comunque fare i conti con la sua inesorabilità.
”Il tempo è galantuomo -canta – del tempo ci si può fidare. Non mente mai”
E a mentire, infatti, siamo noi umani e il nostro rapporto troppo spesso falsato con il Tempo, incapaci di goderne o troppo presi a cercare di rincorrerlo.

Combattuti come siamo, oscilliamo tra il ritmo frenetico del Bianconiglio e l’inesorabilità sorniona del Coccodrillo, e ci industriamo a caricare i nostri infiniti orologi, per ingraziarci il tempo,

programmando tutte le nostre sveglie.

 

 

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