Cos’è l’amore?

Mi sono accorta che sino ad oggi ho disquisito sull’amore, dal primo amore all’amore impossibile, sino a spingermi oltre, per raccontare l’amore finito. Ma tutto ciò senza essermi mai posta la “Domanda”, quella fondamentale, un classico tra le domande:

“Cos’è l’amore?”

Il fatto è che la “Domanda” è una sola ma, come accade per moltissime domande, le risposte invece sono molteplici.
Sull’Amore, poi, è come se si sapesse tutto senza sapere cosa sia davvero ciò che chiamiamo amore.

È come se si fosse inclini a parlarne dando per scontato che i nostri interlocutori sappiano esattamente di cosa stiamo parlando.
È come, infine, se questa parola accendesse l’attenzione proprio per la sua universalità, pur restando individuale, quindi soltanto mia, tua, sua.  
Solo nostra, nel modo in cui qualcosa può restare unico e per ciascuno di noi irripetibile.

Eppure, provare a spiegarlo è impresa ardua.
Anche se è stato detto tutto, veramente tutto.
Sappiamo che la risposta è stata già scritta da qualche parte, o che magari è proprio impressa nel nostro patrimonio genetico.
Ma forse ce la raccontiamo come vogliamo, di volta in volta, o per come ce l’hanno raccontata. 

Esistono molteplici definizioni dell’Amore, che brillano di una propria luce, così perfette nella propria incompiutezza, che io non potrei assolutamente competere con esse.
Sull’amore tutto è stato detto e tutto si continuerà ancora a dire.

“L’amore è il solo fiore che possa fiorire senza l’aiuto delle stagioni”,

ha scritto il poeta  Khalil Gibran.

Il nostro Giuseppe Ungaretti così si è espresso:

“Il vero amore è come una finestra illuminata in una notte buia. Il vero amore è una quiete accesa.”

Questa idea di quiete in relazione all’aggettivo vero, usato per connotare l’Amore, ci dice molto.

O ancora un altro grande, Franz Kafka, indubbiamente uno scrittore geniale, ha detto:

“Amore è il fatto che tu sei per me il coltello col quale frugo dentro me stesso”.

Franz Kafka col suo cane

Tra quelle citate preferisco quest’ultima, forse perché Kafka, anche se da molti ritenuto  cervellotico, mi è sempre stato congeniale in quanto a frugare, mi spiego? Ma dentro ogni definizione, è racchiusa l’essenza di ciò che siamo, del nostro modo di percepire l’Amore. Ognuna di esse dice davvero molto di noi, della nostra personalità e della nostra esperienza, del nostro bisogno di amare e di come ci è stato insegnato o, ancora meglio, del nostro desiderio di imparare l’Amore. Perché ho sempre avuto l’idea che si possa imparare per tutta la vita, sempre che  si voglia imparare.

Si disserta tanto dei diversi generi di amore: amore materno, amore fraterno, amor patrio ecc. …  ma se diciamo Amore, sappiamo tutti a quale genere ci vogliamo riferire, senza bisogno di ulteriori specificazioni.
Da Paolo e Francesca a Giulietta e Romeo, sino a Cyrano e Rossana, passando per Lancillotto e Ginevra, conosciamo tutti bene l’estro di Cupido e l’effetto delle sue frecce.

Sarà per questo che la parola Amore è talmente usata, da essere addirittura abusata?

Per l’ “Amore” abbiamo una predilezione, per ciò che evoca, che poi è tutto ciò che vorremmo: amare ed essere amati.
Ma il significato che gli attribuiamo davvero muta,  talmente vasta e misteriosa è la sua magia, al punto di trascinarci dentro infinite interpretazioni e altrettante sfaccettature, tutte diverse.
C’è sempre una parte dell’immaginario che si mescola alle nostre esperienze.
La nostra idea dell’Amore infatti subisce l’influenza delle nostre aspettative, aspirazioni e fantasticherie, anche del nostro vissuto e persino dei nostri egoismi.
Perché c’entrano pure gli “ismi” con l’amore, anche se ce li facciamo entrare noi, per forza, perché in realtà non c’entrerebbero  per niente, e lo sappiamo bene.

Abbiamo voluto dare un nome a tutto lo scibile, e anche oltre, ma siamo soliti denominare l’Amore anche in modo del tutto arbitrario.
Del resto, se chiamiamo per nome uno sconosciuto, egli ci diventa subito meno sconosciuto.
Si familiarizza insomma, tanto per accorciare le distanze.
Però nel nostro intimo si resta sempre chiusi e sconosciuti, se pure rassicurati dalla familiarità, che fa meno attrito.
Così, a furia di chiamare Amore un’abitudine, finiamo col credere che esso sia ciò che la familiarità ci suggerisce. Con essa rappresentiamo a noi stessi la realtà. Quando poi ci addentriamo nella nostra percezione di quella che tutti definiscono realtà, forse è allora che ci rendiamo conto che un sentimento come l’amore appartiene ad una sfera intima e, per quanto ci si affanni a dare ad esso un’identificazione universale,  la parola amore sulle labbra di ognuno diventerà diversa e suonerà ancora diversa alle orecchie di chi la ascolta.

In breve, siamo noi a riempire le parole, soprattutto quelle che richiamano i nostri sentimenti, e non possiamo riempirle con altro che con ciò che siamo.

Per questo motivo, anche se non sappiamo meglio definire cosa sia l’amore, se è vero che, come dice il poeta Fernando Pessoa:

““Amo come l’amore ama. Non conosco altra ragione di amarti che amarti. Cosa vuoi che ti dica oltre a dirti che ti amo se ciò che voglio dirti è che ti amo?”

Ritratto di Fernando Pessoa (autore: João Luiz Roth)

mi viene da concludere che:

l’Amore è ciò che noi siamo quando amiamo.

Forse.

Nat King Cole canta “When I Fall in Love”

2 commenti su “Cos’è l’amore?

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