La leggenda racconta che il tribuno che la uccise, mentre l’afferrava per i capelli per poi trafiggerla, le avrebbe detto:
“Se la tua morte fosse pianta da tutti i tuoi amanti, piangerebbe mezza Roma”.
Di Messalina, gli storici romani e greci hanno sempre fornito un ritratto molto crudele, prorio come fecero con Nerone, con Catilina, con Caligola e tanti altri, adottando il sistema della damnatio memoriae.
Di fronte a tali fonti nasce allora il quesito: chi fu davvero questa donna?
Valeria Messalina nacque nel 25 d.C. da una famiglia della nobiltà romana.
Poco più che ragazzina, su idea di Caligola, fu data in moglie a Claudio, lo zio cinquantenne dell’imperatore, claudicante e balbuziente, sicuramente più adatto a farle da nonno che da marito.
Nel 41 però, del tutto inaspettatamente, Claudio venne acclamato imperatore dai pretoriani che avevano appena assassinato suo nipote con tutta la sua famiglia.
Così Messalina, a soli sedici anni, si ritrovò ad essere imperatrice!
Ora bisogna avere ben chiara una cosa: che tutti questi matrimoni erano di convenienza e nella Roma di allora l’infedeltà coniugale, soprattutto a corte, era la regola.
Ciò che probabilmente mancò alla ragazza fu l’esperienza, o la diplomazia, nel gestire con saggezza i suoi “svaghi”, come a suo tempo avevano fatto e successivamente fecero, altre donne, più esperte di lei, come la spietata Agrippina Minore.
Quando Claudio stette lontano da Roma per due anni, impegnato nella conquista della Britannia, Messalina si consolò come meglio poteva, cosa non solo normalissima, ma praticata costantemente anche dal suo consorte, noto a Roma per il suo debole verso le cortigiane e il cibo.
Probabilmente, giovane e inesperta com’era, Messalina commise degli errori, così sul suo conto presero a girare dicerie e calunnie, come quella che riportava che lei di notte usciva dalla reggia per prostituirsi nei bordelli.
Era un’affermazione totalmente improbabile, paragonabile all’immaginare oggi una donna di rango reale che vada in giro per il Bronx.
Ma è la sua morte che getta una luce del tutto inattesa sul suo personaggio.
Quando aveva già superato i venti anni, Messalina si innamorò di Gaio Silio, e – scrive Tacito – cominciò a non sopportare un’altra storia segreta.
Accecata dall’amore arrivò al punto, durante un’assenza di Claudio, di sposare simbolicamente l’amante con una cerimonia dionisiaca, ma è quasi certo che le intenzioni di Silio erano ben altre, più politiche.
Appena fu informato del fatto, Claudio condannò a morte sia Silio che Messalina.
La donna cercò di incontrare il marito, ma questo le venne proibito dai liberti consiglieri di Claudio.
Così Messalina, continua Tacito, insieme a una piccola compagnia, che comprendeva anche la prima vestale di Roma, si avviò a piedi verso la via Ostiense, per intercettare la carrozza del marito. Andò avanti fino allo sfinimento, finché non fu raccolta da un carretto che trasportava le spazzature degli Horti.
Appare oggi strano che la donna più potente dell’impero, che per di più viaggiava con la vestale più influente di Roma, fosse diventata una derelitta qualunque. Messalina, tra l’altro, aveva a disposizione carrozze e lettighe: era una donna nota e riverita, ma si trovò all’improvviso in mezzo al nulla, senza che nessuno la soccorresse.
Sembra di rileggere l’episodio finale della vita di Nerone, anche lui solo, abbandonato e finito a morire in una casa alla periferia di Roma.
Il racconto ufficiale dice che la notizia dell’uccisione della consorte, ordinata dall’imperatore, venne portata a Claudio mentre era a banchetto: senza fare alcun commento, scrive Tacito, “chiese una coppa e continuò il convito, come al solito”.
Così morì Messalina: per amore, forse l’unico vero della sua breve esistenza per un belloccio che, alle sue spalle, aveva fatto bene i suoi calcoli.
In consonanza con la statua castigata che la raffigura, che si trova nel Museo del Louvre, la storiografia moderna tende a sminuire gli aspetti più trasgressivi della figura di Messalina e della sua vita, rivalutandola e ponendo l’accento sul suo ruolo di ragazza ingenua e di madre premurosa.
Pare addirittura sorprendente che tra le molte tracce iconografiche di Messalina, l’unica verosimile pervenutaci sia quella che la scolpisce in un atteggiamento tutt’altro che scomposto e pare che questa figura sia quella più aderente alla verità storica.
Valeria è passata alla storia come simbolo di donna di facili costumi e dagli insaziabili appetiti sessuali, ma riservando uno sguardo più attento alle fonti, molte voci e opinioni che si rintracciano sul suo conto vanno riconsiderate e situate alla luce delle lotte alla successione imperiale e sembrano in effetti tutte viziate già all’origine dall’intenzione di svilire la Gens Julia.
Le fonti principali sono Svetonio, Tacito, Dione Cassio e il poeta satirico Giovenale.
Però Tacito e Svetonio iniziarono a scrivere oltre cinquant’anni dopo i fatti narrati, Cassio nel III secolo addirittura e quanto a Giovenale, all’epoca della morte di lei non era ancora nato.
Eppure lui ce la descrive, nella VI Satira, mentre esce dal palazzo imperiale di notte per raggiungere il peggiore bordello della Suburra, dove si prostituisce con il nome di Lycisca.
Insomma parla per sentito dire e le dicerie sulle famiglie imperiali erano davvero tante anche allora.
Si rammenti anche che Giovenale era notoriamente un misogino e le sue posizioni sulle donne sono celebri per la loro durezza.
Messalina fu indubbiamente vittima di un accanimento particolare da parte degli storici antichi e tale concordanza di giudizio fu con molta probabilità costruita a tavolino perché se davvero fu una donna così degenere come si spiegherebbero allora il suo prestigio e la sua influenza, doti raramente raggiunte da una donna romana?
E perché, come ci spiega una rilettura delle fonti, durante il regno di Claudio fu onorata, rispettata, acclamata con il titolo di Augusta, avendo un seggio nelle cerimonie e persino sfilando in un trionfo di Claudio?
Era dunque una donna potente e influente: troppo per non suscitare invidie, rivalità ed inimicizie
Alla luce di una rivalutazione e di una rivisitazione in chiave moderna della sua figura, si pensò quindi di far diventare Messalina la “dark lady” dell’antichità.
Da un punto di vista psicologico la “sindrome” di Messalina, cioè la ricerca continua di nuovi partner, corrisponderebbe a una versione al femminile del complesso di Don Giovanni, ma per la particolarità della sua storia vale la pena di essere raccontata.
Quattordicenne di notevole bellezza, nel 38 D.C. divenne la terza moglie dell’imperatore Claudio, un uomo più anziano di lei di trent’anni.
Di lei si raccontarono le storie più squallide, come ad esempio che avesse avuto relazioni incestuose con i fratelli, che si prostituisse nei bordelli di Roma sotto il falso nome e che facesse torbide gare di resistenza con altre prostitute.
Tali dicerie vanno però valutate, come si è già detto, tenendo conto del contesto storico della sua epoca e della leggenda che si è creata intorno al suo personaggio.
Il comportamento adulterino di Messalina era tutt’altro che inusuale tra le matrone nella Roma Imperiale, i tradimenti e le infedeltà coniugali reciproci, commessi anche per fini politici, erano più che frequenti.
Probabilmente l’accanimento peculiare contro la figura di Messalina derivò dal fatto che era piuttosto in vista come moglie dell’imperatore e utile quindi, se colpita, a gettare discredito su di lui.
Le sue storie di crudeltà sarebbero nate dal desiderio di assicurare al figlio Germanico, rinominato Britannico, il trono del padre, messo in pericolo dalla funesta presenza a corte di Agrippina Minore, che diventerà la successiva moglie e assassina di Claudio, e anche queste macchinazioni erano tutt’altro che insolite all’epoca.
Ma pare che da un certo punto in poi, per gli storici antichi, Messalina sia diventata colpevole di tutto ciò che di crudele accadeva nel palazzo imperiale.
Più che la presunta crudeltà è stata la depravazione sessuale di Messalina a renderla oggetto di leggende. Considerata come la “prostituta imperiale” è stata descritta da molti come una donna impudica e ninfomane, quando per lei, ancora giovane, il sesso era soltanto gioco, svago e provocazione.
Ciò che segnò il destino di Messalina fu del resto altro, cioè il suo amore per Gaio Silio, il “bello di Roma” che per calcolo più che per amore, ripudiò sua moglie Giulia Silana non appena si invaghì dell’avvenente imperatrice.
Con Gaio Silio, uomo affascinante e intelligente secondo le fonti dell’epoca, Messalina parve trovare finalmente pace e abbandonare il suo stile di vita: e i due amanti arrivarono addirittura a celebrare un matrimonio simbolico, come Bacco e Arianna, durante una festa dionisiaca.
L’amante sfacciata era diventata una donna innamorata del suo uomo, desiderando un matrimonio pur simbolico che confermasse il loro amore.
Nessuno però le aveva concesso la possibilità di scegliersi uno sposo, anche se fittizio, e a quella notizia, per questioni di prestigio e soprattutto per paura, l’imperatore Claudio si decise a su parere del suo liberto Narcisso, a condannare a morte entrambi gli amanti, temendo che Silio volesse prendere il suo posto.
Da recenti studi sulle fonti sembra certo che Silio aspirasse al trono imperiale e che a tal fine usasse Messalina: non si spiegherebbe altrimenti l’eccidio di quasi tutti gli invitati alla festa dionisiaca di nozze, massacro comandato dall’imperatore.
Sicuramente, alle spalle dell’ingenua imperatrice c’era un complotto ben organizzato contro Claudio.
Valutando la sua storia, Messalina pare sostanzialmente solo una giovane donna travolta dagli eventi, sposata con un uomo vecchio e licenzioso che non poteva rispecchiare i suoi sogni di donna giovanissima, e costretta per quelle nozze ad un tipo di vita imposto per rango.
Valeria non era una santa e certamente cercò dei diversivi per distogliersi dalle insoddisfazioni quotidiane, ma questo non era un ribellarsi a un sistema che l’aveva resa schiava coniugalmente.
Il suo comportamento, semmai, pareva più dovuto al bisogno di compensare più delle mancanze affettive che sessuali, carenze che infatti svanirono del tutto, secondo la storia, quando si innamorò di Gaio Silio.
Ciò che accumuna i vari studi psicologici su Messalina è che la sua ricerca del maschio, una forma di soddisfazione più emotiva che fisica, era probabilmente un suo vendicarsi di tutti i torti subiti, degli obblighi del suo ruolo e per essere stata costretta a sposare un uomo che era tutt’altro che uno sposo ideale per una ragazzina.
Messalina rappresenta quindi una donna vittima dei suoi tempi, schiava di un ruolo che non si era scelto ma aveva subito e che difendeva come se fosse l’unica cosa di valore della sua vita, anche a costo di eliminare fisicamente coloro che si frapponevano tra il figlio Britannico e il trono di imperatore.
L’omicidio di Messalina nacque da tanti elementi, e non fu quindi determinante il fatto che tradisse il marito, per di più in modo tanto vistoso. Rimangono molti fondati dubbi su come fosse possibile che Claudio fosse l’unico a non conoscere lo stile di vita della moglie, visto il numero di delatori presenti a corte, considerando anche che l’imperatore preferiva di gran lunga l’alcova cortigiana al letto nuziale.
Questa ragazzina si trovò insomma proiettata in un gioco molto, troppo più grande di lei, gioco al quale non seppe adeguarsi.
Oggi sarebbe forse considerata una delle tante star del gossip, allora pagò, ventitreenne, con la vita, il suo “assurdo” desiderio di libertà e di amore.