Capitolo 1
“Da oggi i nostri lettori possono trovare sulla nostra rivista gli apporti di un nuovo collaboratore, Pasquale Biagio Cicirelli, che, in consonanza piena con la nostra vocazione a non sfondare porte già mezze aperte, ci fa subito conoscere la personalità e l’opera di un artista troppo presto dimenticato”.
Conversando di architettura con l’amico Claudio Gatti, un paio di anni fa, ascoltavo come per lui fosse stato decisivo e fondamentale – sia per la sua formazione che per la scelta professionale – aver incontrato e conosciuto l’architetto e pittore Filiberto Sbardella.
Attraverso i suoi racconti, Claudio mi diceva di come da ragazzino gli capitava spesso di imbattersi in quest’uomo dalla forte personalità e amico di famiglia.
Filiberto infatti, compagno di partito, e amico fraterno, con i genitori di Claudio condivideva passioni e progetti.
Sono state proprio queste conversazioni e queste parole piene di entusiasmo ad aver generato in me la forte curiosità su Sbardella: curiosità che mi aveva di tanto in tanto spinto a fare qualche sporadica ricerca sul suo conto.
Ed è proprio durante una di queste conversazioni che ad un certo punto, entrambi abbiamo convenuto sul fatto che Sbardella meritasse una vera e propria biografia a fargli onore: il suo apporto personale all’arte e alla politica italiana del 900 – prima con la pittura realista, il mosaico, poi dopo l’armistizio con la Resistenza, e nel dopoguerra con l’architettura – era troppo importante per restare nell’ombra. Iniziammo così una vera e propria fase di ricerca – consultando dossier, archivi storici, librerie antiquarie, fondazioni, biblioteche universitarie – che lentamente ha riportato alla luce opere, fatti, avvenimenti, alcuni anche di importanza storica, che sono risultati fondamentali per la ricostruzione cronologica della vita di questo personaggio.
Ciò che ci è saltato immediatamente all’occhio è stato il fatto che egli avesse dedicato tutta la prima parte della sua vita all’arte e alla pittura, mentre la seconda parte all’architettura, facendo verso di essa un completo viraggio.
Sbardella infatti (Palestrina – 1909), nasce come pittore: già a 14 anni entra nello studio del maestro orientalista Gustavo Simoni, ove emerge fin da subito per il suo talento, e dopo aver vinto a Firenze il Primo premio al concorso di pittura all’acquerello, nel 1929 inizia ad esporre nelle sue prime mostre collettive e personali a Roma, e a Milano, dove si trasferisce.
Recensito da autorevoli personaggi e critici come Carlo Carrà, Guido Calderini, e Leonardo Borgese, successivamente si fa notare per le sue grandi tempere esposte alla VI e VII Triennale di Milano, e alla XX Biennale di Venezia, riscuotendo un notevole successo di pubblico e critica.
Si esprime in opere private e pubbliche, anche attraverso il mosaico, decorando, tra tanti, in maniera magistrale il Tempio dei Caduti a San Pellegrino Terme, e la Chiesa di Graffignana.
Si diploma all’Accademia di Brera, e collabora con la Scuola di arazzeria di Esino Lario.
Sbardella – con la sua pittura realista nella quale spesso raffigura braccianti agricoli, operai, minatori – fa parte della cosiddetta scuola romana, e nonostante subisca gli influssi di artisti come Sironi, Carrà, Guttuso, Modigliani, riesce a creare e mantenere un suo stile personale, fatto di colori vivi e d accesi, e chiaroscuri decisi.
Ma la sua produzione artistica vedrà una brusca interruzione nel 1943, quando farà rientro a Roma, per entrare a far parte come partigiano nel Movimento antinazista di Bandiera Rossa.
(continua…)
Pasquale Biagio Cicirelli è nato in provincia di Matera nel 1976, Sociologo ed Educatore, è appassionato di fotografia e teatro.
Ha pubblicato: Il Profilo dei minori in affidamento, indagine sulla realtà meridionale (2014), e Adolescenti nella società delle dipendenze (2016).
Ha curato la pubblicazione delle sillogi del poeta Gianluigi Miani, La Scalata (2014), e Fede o Sete (2016), nonché degli omonimi eventi teatrali e culturali.
Nel 2016 ha realizzato, in collaborazione con l’artista Giuseppe Rellini, il cortometraggio Claudia, e nel 2019 il docufilm Filiberto Sbardella – la terra è di chi la coltiva, legato all’omonimo progetto letterario.