Di recente sei stato più volte in Brasile: raccontaci della tua esperienza e delle tue impressioni.
Quali influenze ha esercitato ed esercita la musica etnica sulla tua crescita come musicista e compositore? Hai riscontrato differenze nella gestione della politica culturale da parte della nuova amministrazione brasiliana?
Oltre al viaggio a San Paolo, nell’ottobre 2015, e a Natal nel 2018 e 2019, sono stato in Brasile altre due volte per tenere concerti, per la precisione a metà degli anni ’80, con il duo di pianoforte e chitarra che formo con mio fratello Cristiano. In entrambe le occasioni abbiamo suonato il repertorio originale del XIX e XX secolo, ma anche brani di autori contemporanei specificamente dedicati al nostro duo. Sono state esperienze molto belle, anche perché nel corso di queste tournée abbiamo avuto l’opportunità di suonare in molte importanti città brasiliane, come Rio de Janeiro, Petropolis, Niteroi, San Paolo, Nova Friburgo, Caxias do Sul, Porto Alegre, Sao Joao del Rei, Recife, Natal e Fortaleza, tra le altre.
Il mio viaggio musicale a San Paolo del 2015, invece, è nato grazie a due fattori principali: l’incontro con Daniel Murray e la collaborazione con l’Istituto Italiano di Cultura di quella città. La dott.ssa Livia Raponi, funzionaria dell’istituto, mi ha suggerito di lavorare con un’artista brasiliano: per coincidenza avevo appena incontrato e apprezzato il talento di Daniel dopo averlo invitato a esibirsi in Italia l’anno prima.
Livia e Daniel hanno organizzato molto bene gli spettacoli e l’esperienza di suonare con questo artista è stata indimenticabile per me. Tutta la preparazione del programma è stata fatta negli ultimi giorni prima dei concerti, ma è stata preceduta da numerosi incontri e prove su Internet, sfruttando quindi una delle grandi opportunità che la tecnologia ci offre oggi.
Ovviamente tutto è stato facilitato dal fatto che tra me e Daniel ci sono molte somiglianze nell’interpretare la figura del musicista e del chitarrista: lui è un chitarrista-compositore che ama esibirsi anche con musica contemporanea nei concerti e ciò ha reso enormemente più agevole la reciproca comprensione durante il lavoro. Quello che ci aspettavamo in questa occasione era di unire le nostre due esperienze, geograficamente distanti ma molto vicine musicalmente, ognuna mantenendo la propria specificità. Per questo motivo abbiamo eseguito opere di compositori italiani e brasiliani, compresi alcuni nostri brani. Nel delineare un nuovo progetto come duo, abbiamo deciso di sfruttare appieno la nostra comune origine nel campo della musica classica contemporanea, combinando le istanze di sperimentazione con una originale ri-presentazione della musica popolare dei nostri paesi d’origine, con particolare attenzione a influenze reciproche che sono sempre vive e presenti tra il repertorio colto e quello popolare.
Per i due recenti viaggi a Natal l’occasione si è presentata attraverso un progetto comune tra il conservatorio dove io insegno, il “Licinio Refice” di Frosinone, e la Scuola di Musica della UFRN Università Federale del Rio Grande do Norte.
Anche lì c’è stata una intensa collaborazione artistica con il chitarrista Ezequias Lira, con il quale ho anche suonato in concerto in duo. Questa esperienza è stata arricchita da incontri didattici, masterclass, seminari e dalle conferenze che ho tenuto presso quell’Università. In più ho avuto l’opportunità di conoscere uno dei progetti sociali che la UFRN svolge nel territorio di Natal, generalmente volti a permettere, anche a persone di estrazione svantaggiata, di avere una formazione musicale di alto livello. Il 70% dei componenti dell’orchestra sinfonica dell’università è composto da musicisti formatisi attraverso un progetto sociale!
In tutte le occasioni in Brasile ho incontrato persone eccezionali, con una grande ricchezza umana ed artistica, figure che hanno sicuramente contribuito alla mia crescita come musicista. Dal punto di vista politico non nascondo che dal 2019, con l’avvento di Bolsonaro, stanno sorgendo serie difficoltà per le istituzioni culturali e per le università, che hanno visto una drastica riduzione dei finanziamenti statali a loro destinati.
Pensi che il tuo repertorio sia in linea con la musica classica recente? Qual è il pubblico che viene ad ascoltarti nei concerti? I giovani sono interessati a questo tipo di musica?
Anche se per me l’unica discriminante nello scegliere il repertorio che eseguo nei concerti è la qualità dei brani, sovente vengo identificato come un chitarrista che propone musica “difficile”, ed esclusivamente dedito al linguaggio contemporaneo.
Premesso che per me ciò sarebbe limitante e che mi piace suonare musica di tutte le epoche, ti posso dire che certamente la musica contemporanea non è sempre compresa, perché nel campo “classico”, anche se lo definirei “accademico”, la nuova musica è costruita su basi linguistiche più estese rispetto al passato, quando il linguaggio musicale era unico e più o meno accettato e compreso da tutti.
L’esplosione avvenuta all’inizio del secolo scorso, ha formato molte piccole (o grandi) espressioni idiomatiche, che difficilmente possono essere comprese da masse che sono sempre più inghiottite dai media che “bombardano” il nostro apparato acustico con musica “trash”, in modo tale che oggi è difficile per molti “digerire” anche un Monteverdi o un Brahms.
In questo senso, la musica colta contemporanea non è assolutamente in linea con l’evoluzione dei gusti delle masse, così che la mancanza di comprensione generale nei suoi confronti può forse essere considerata uno specchio del nostro tempo.
Tuttavia, la fruizione del pubblico può, a mio avviso, essere differente a livelli diversi, a seconda dell’età e del livello di conoscenza musicale degli ascoltatori.
In ogni caso, la migliore strategia per affrontare un atteggiamento di un pubblico non sempre ricettivo, è presentare opere di alta qualità, che le persone con sensibilità artistica, nonostante non siano specialisti, possono sicuramente apprezzare.
Inoltre è bene lavorare anche su un tipo di repertorio, come quello da me presentato insieme con Daniel nei concerti di San Paolo, che unisca le esigenze di qualità e di modernità in un felice matrimonio tra il colto e il popolare. Ecco un video del mio concerto del 15 ottobre 2015, con Daniel Murray al Centro Cultural São Paulo.
Quali sono i tuoi programmi per il futuro?
Nell’immediato futuro ho in programma due viaggi: in Tanzania,dove realizzerò un progetto per introdurre lo studio e la conoscenza della chitarra classica in quel paese; in Ungheria al Festival di Szeged, dove sono stato invitato a tenere delle masterclass e come componente della giuria del concorso internazionale di interpretazione. Ho poi dei concerti già programmati nei quali dirigerò l’ensemble di chitarre e-cetra, attività che svolgo sempre con grande piacere e che negli ultimi anni si è andata intensificando.
Vorrei anche ricordare la collaborazione in duo di chitarre con Angelo Mirante, con il quale il rapporto docente-allievo si è trasformato nel tempo in qualcosa di più, prima nel progettare e realizzare insieme il Festival ed il corso di chitarra a Castrocielo, poi nell’intraprendere un programma concertistico che ha avuto la sua première in una delle ultime edizioni di quella rassegna.
Per la prossima estate con Angelo stiamo programmando il Festival Internazionale della Chitarra a Castrocielo, che è giunto alla XIV edizione e di cui sono direttore artistico. Nel corso degli anni questa rassegna ha visto la partecipazione di prestigiosi artisti provenienti da tutto il mondo, tra i quali Jorge Cardoso, (con me in duo nella foto in un concerto al Festival di Lambesc, in Provenza), Juan Falù, il compianto Irio De Paula, Marco Pereira, Paulo Bellinati.
Intervista a cura del nostro Carlo De Santis
Leggi qui la prima parte dell’intervista