ArcheoTour: gli Ipogei degli Ottavi e della Lucchina

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Gli Ipogei della Borgata Ottavia

di Carlo Pavia

Delle vaste tenute di Ottavio Felice, con grande villa, portici e forse piscine, oggi non rimane quasi nulla: qualche muro e soprattutto il nome che ha ribattezzato la borgata Ottavia (Foto 1). Come è ovvio rimangono però le strutture ipogee, riportare tra l’altro al loro antico splendore qualche anno fa ma non aperte al pubblico se non con permessi speciali (come d’altro lato il 90% dei sotterranei di Roma). Il primo è una tomba; il secondo un ninfeo, probabilmente riadattato sul luogo di un sepolcro.

L’Ipogeo degli Ottavi è databile alla prima metà del III secolo d.C. e si trova in via della Stazione di Ottavia 73, all’altezza del nono chilometro di via Trionfale; fu scoperto nel 1920, durante i lavori per la costruzione delle prime case della nuova zona residenziale. Dal nome della tomba hanno preso il nome la borgata e la stazione di Ipogeo degli Ottavi delle Ferrovie laziali.

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Sull’ipogeo sorge il Villino Cardani (Foto 2), ai cui proprietari è dato il compito permanente che permette la visita all’ipogeo, gratuita e su prenotazione alla Soprintendenza speciale per i beni archeologici di Roma.

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L’ipogeo è costituito da un cunicolo scavato nel tufo (Foto 3) che giunge in un vestibolo, con affreschi geometrici, che a sua volta dà accesso a una stanza con affreschi ed un pavimento a tasselli bordato di nero.
Nella stanza erano posizionati 4 sarcofagi, sui quali sono incisi i nomi dei personaggi ivi sepolti, tra i quali Octavius Felix, sua figlia Octavia Paolina, morta prematuramente all’età di 6 anni, e due congiunte.
Il sarcofago di Octavius Felix riporta anche il nome del liberto che lo ha inumato.

L’ipogeo contiene attualmente il solo sarcofago di Octavius Felix (Foto 4 e 5), mentre quello di Octavia Paolina, le cui scritte sul sarcofago la definiscono dolcissima e carissima, era collocato in asse con l’ingresso e raffigura una scena di gara tra bambini, fa parte attualmente di una collezione privata ed è ubicato a Milano.
Gli altri due sarcofagi rinvenuti si trovano a Roma: il sarcofago recante un affresco di giochi di ragazzi intenti a cogliere fiori giganteschi è ubicato al Museo nazionale romano, mentre l’altro si trova in un corridoio del Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca.

L’affresco dell’arcosolio (Foto 6, 7, 8, 9, 10 e 11), conservato oggi al Museo di Palazzo Massimo), raffigura bambini intenti a giocare e a cogliere enormi rose, al cospetto di Ermes, il dio dei morti; a terra un mosaico bianco incorniciato da una doppia banda nera (Foto 12).

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L’Ipogeo della Lucchina è detto anche “l’Ipogeo del benzinaio” per il fatto che il suo ingresso si trova proprio in un’area di servizio (Foto 13).

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Sotto i tralci di vite delicatamente affrescati (Foto 14),

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uno stretto corridoio dalle pareti blu (Foto 15, 16 e 17)

conduce a un’aula circolare: un’oasi di svago e ozio per i proprietari della ricca villa romana, che nel III secolo d.C. trasformarono quella che inizialmente era una tomba in uno spettacolare ninfeo con splendidi mosaici e scenografici giochi d’acqua (Foto 18, 19).

Ad eccezione della zona centrale, modificata già nell’antichità per un uso ancora sconosciuto, il pavimento a mosaico rimane in ottime condizioni. 
Oggi della villa, solo parzialmente scavata, restano poche tracce ma L’Ipogeo degli Ottavi e quello della Lucchina (scoperto nel 1990) sono invece tornati al loro antico splendore, dopo il restauro condotto dalla Soprintendenza (Foto 20).

L’Ipogeo “del benzinaio” è visitabile su richiesta, a ingresso gratuito (tel. 06/47788336)

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Per saperne di più Carlo Pavia, ROMA SOTTERRANEA, Gangemi Editore)

Carlo Pavia è l’Archeospeleofotosub (definizione coniata dal giornalista Fabrizio Carboni per un articolo sulla rivista Panorama): archeologo, speleologo, sub e fotografo.
Autore di molti libri sulla Roma antica, fondatore delle riviste “Forma Vrbis” e “Roma e il suo impero”.

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