La chiesa di Santa Maria dell’Orazione e Morte è una chiesa di Roma, nel rione Regola, situata in Via Giulia al numero 262, tra l’arco Farnese e l’adiacente Palazzo Falconieri.
Prima parte
SANTA MARIA DELL’ORAZIONE E MORTE
di Carlo Pavia
La chiesa fu eretta dalla confraternita omonima nel 1573 insieme all’oratorio annesso (foto 1 e 2).
Poiché era troppo angusta, fu riedificata nel 1737 da Ferdinando Fuga e consacrata sotto i titoli del SS. Crocifisso e della Beata Vergine da Cristoforo d’Almeida, arcivescovo di Perge, il 20 ottobre 1738.
L’Arciconfraternita dell’Orazione e Morte aveva come scopo quello di dare sepoltura ai morti, trovati in campagna o annegati nel Tevere (sebbene di questi ultimi si occupassero per lo più i Sacconi Rossi dell’Isola Tiberina, argomento questo che vedremo più avanti), senza identità o comunque che non potevano ricevere degne esequie.
Lo stemma di forma ovale ha nel cartiglio esterno l’iscrizione latina della Confraternita. All’interno la parte figurativa. In essa sono rappresentate le due clessidre che indicano il tempo che abbiamo vissuto e quello che ancora ci resta da vivere.
Tra le due clessidre sono rappresentati i tre monti indicanti la passione di Nostro Signore.
Al centro dello stemma la rappresentazione classica della morte: il teschio e le tibie incrociate, monito ed al tempo stesso richiamo alla futilità delle cose terrene.
Sopra il teschio alcuni dei simboli della Passione, la croce, la lancia, la canna con la spugna. Nella parte centrale della croce compare la scritta latina “IN HOC SIGNO VINCES” cioè “CON QUESTO SEGNO VINCERAI”.
Oltre alla chiesa, vennero costruiti anche un oratorio e un vasto cimitero, in parte sotterraneo ed in parte sulle rive del Tevere, cimitero che fu quasi completamente distrutto nel 1886 con la costruzione dei muraglioni del fiume.
Degna di nota è la cripta sotterranea, un tempo cimitero della confraternita dove furono inumate dal 1552 al 1896 più di 8000 salme.
Oggi si presenta come un ossario, dove tutto (decorazioni, sculture e lampadari) è fatto con ossa e scheletri; nell’Ottocento serviva da scenografia per le sacre rappresentazioni che si avvalevano di statue di cera a grandezza naturale.
Mariano Armellini (Roma 1852 – Roma 1896), archeologo e storico italiano che divenne celebre innanzitutto per Le chiese di Roma dal secolo IV al XIX, grande opera in cui elenca moltissime chiese della città anche scomparse, scrisse così:
«In questa chiesa la compagnia della Morte celebra solennemente nel novembre l’ottavario dei defunti, e nel cimitero posto inferiormente, prima del 1870, solevasi esporre al pubblico la rappresentazione con figure di cera al naturale esprimente fatti storici.
Anche questo bell’uso che impressionava le nostre menti fanciullesche, che istruiva il popolo, con tante altre ottime istituzioni ed usanze che formano il carattere di Roma, è sparito dopo l’anno 1870».(M. Armellini, Le chiese di Roma dal secolo IV al XIX, Roma 1891, p. 425)
CONTATTI
Telefono: +39 06 68806862 (info e visite alla cripta)
Email: santamariaorazione@yahoo.it
n.b. fino a poco tempo fa la Chiesa e la Cripta erano chiuse per restauro
Per saperne di più, Carlo Pavia ROMA SOTTERRANEA, Gangemi Editore
Carlo Pavia è l’Archeospeleofotosub (definizione coniata dal giornalista Fabrizio Carboni per un articolo sulla rivista Panorama): archeologo, speleologo, sub e fotografo.
Autore di molti libri sulla Roma antica, fondatore delle riviste “Forma Vrbis” e “Roma e il suo impero”.