Pensieri per la Città – Un’Agorà per Latina è una nuova rubrica -contenitore, che da questa settimana figura nella nostra rivista blog, LatinaCittà Aperta.
Abbiamo, infatti, voluto affiancare al nostro settimanale, che come sapete tratta di argomenti che potremmo un po’ pomposamente definire di “cultura generale”, uno spazio, un’agorà di riflessione e di approfondimento intergenerazionale su temi della città che ci ospita, Latina, non limitandoci ad essa.
Ci si propone di istituire qualcosa di vivo, un luogo di confronto e di approfondimento, gestito da giovani, donne e uomini, forze fresche e consolidate intelligenze, persuase che la partecipazione e il confronto siano i cardini della buona politica.
di Marcello Ciccarelli
Roma-Latina-Terracina detta così sembra una tratta ferroviaria. Invece è un tentativo di ragionare su tre diverse esperienze elettorali.
Cominciamo da Roma e dal problema sorto con l’autocandidatura di Carlo Calenda.
Il PD è perplesso, è evidente.
Eppure il nostro appare un buon candidato e un potenziale buon sindaco. Non gli fa difetto la notorietà, dato che è stato anche Ministro, e compare spesso in Tv, in trasmissioni dove interviene senza dire baggianate.
È romano, il che fa gongolare gli eredi del ‘civis romanus sum’, anche se non frequenta i quartieri della… suburra, avendo rapporti, come suol dirsi, trasversali.
Infine il suo curriculum attesta doti manageriali utili per governare una città complessa come Roma.
Dunque, perché le perplessità a sostenerlo?
Ciò che osta è una questione squisitamente politica e non di poco conto, visto che si tratta della valutazione di Calenda sul conto del M5S, attuale alleato di governo del PD, e dunque, per estensione, sulla sua valutazione rispetto alla maggioranza giallo-rossa. Calenda ritiene che non si possano avere neppure alleanze tattiche con questo movimento e che il non essere alleati è il presupposto per accelerarne la fine.
Il PD compie un’analisi differente: ritiene M5S rappresentante d’istanze sociali, alcune delle quali condivisibili, e quindi lo individua come un soggetto politico, potenziale partner per alleanze di prospettiva. Due visioni diverse, quelle di Calenda e del PD, che rendono legittime le titubanze del PD a sostenere un candidato che potrebbe utilizzare il potere di Sindaco di Roma contro l’alleanza di Governo.
Dunque è indispensabile un chiarimento politico a più ampio raggio, oltre le primarie, non idonee a risolvere un problema di tal fatta.
Consideriamo adesso il caso di Latina.
Qui il nodo del PD non è Calenda, ma Latina Bene Comune (LBC), un movimento civico locale che spesso viene, a torto, identificato con il M5S per alcuni temi comuni.
L’atteggiamento del PD locale nei confronti di LBC è stato, in questa consigliatura, ondivago fra alleanza e contrapposizione. La causa di questo pendolarismo è stata la mancanza di un’analisi sulla natura politica di LBC: rappresenta istanze condivisibili della città o è un fuoco di paglia destinato, dopo il falò, a spegnersi?
Ora, il PD, diviso al suo interno, vorrebbe risolvere la questione del sindaco attraverso le primarie.
Ma, a prescindere dalla volontà di LBC di parteciparvi o meno, le primarie non darebbero risposte significative al quesito sulla natura politica di LBC perché il suo corpo elettorale non rappresenta un campione rappresentativo, direbbero gli statistici: troppo ristretto, non casuale perché delimitato dal suo orientamento politico, oggettivamente influenzabile dall’esterno.
Il campione attendibile sarà quello delle prossime elezioni comunali e, in attesa di quelle risultanze, la scelta spetta, com’è giusto, alla politica.
Anche LBC sembra non aver approfondito la natura politica del suo consenso. Un comune vuoto di analisi nei due schieramenti che ha portato, per ora, a privilegiare scelte tattiche indirizzate verso una separazione dei rispettivi destini. Rimanendo così le cose si profila una guerra civile.
Sarebbe auspicabile un altro percorso affrontando pazientemente due questioni. La prima di natura squisitamente politica: LBC è portatore di istanze sociali? In caso di risposta affermativa, si può passare alla seconda questione, questa di natura tattica: qual è il candidato che ha, oggi, le migliori chance per vincere?
Personalmente, ritengo che questo percorso andrebbe integrato con un’ulteriore questione: come far partecipare alla costruzione del percorso anche un soggetto tradizionalmente conservatore e/o rappresentante di interessi diffusi.
Un passo avanti si può cominciare a farlo con una modifica del vocabolario politico. Non più una ‘piazza grande’, termine che evoca quinte che la delimitano e riferimenti monumentali che la identificano, come suggerisce piazza Navona.
Si fa preferire il termine ‘federazione’, che prevede più centralità ed evoca uno spazio politico come quello suggerito dalla piazza milanese di Gae Aulenti.
Uno spazio politico simile è stato costruito a Terracina da Fratelli D’Italia sulla base di un piano come quello appena ipotizzato per Latina. FDI ha infatti prima alimentato una lista civica di larghissime intese, capace di includere perfino i riferimenti del PD locale, e poi l’ha resa protagonista senza pretenderne la centralità.
Lo dimostra il fatto che dei 15 , sindaco e consiglieri, che formano la maggioranza, solo 6 sono di FDI.
Chapeau a FDI, che ha desunto un chiaro orientamento dalle ultime tornate elettorali svoltesi nelle città del litorale pontino e nel triangolo nord Cisterna-Aprila-Latina: il civismo è in grado di occupare, a livello amministrativo, uno spazio politico più ampio di quello del M5S.
E questo sia a destra come a sinistra.
Qualcuno bolla il civismo come scelta effimera, destinata a confluire nei partiti. L’esperienza docet. A me sembra che siamo in una nuova fase almeno a livello locale: il civismo è un’originale nuova forma di rappresentanza che, come Proteo, assume la forma più idonea per occupare lo spazio lasciato libero dai partiti.
Partiti la cui direzione è governata solo dagli eletti secondo il modello organizzativo pensato da Forza Italia, copiato poi da tutti gli altri. Un’organizzazione che tende, inevitabilmente, a rappresentare solo la ristretta base sociale degli eletti.
E nello spazio virtuale della politica, diversamente da quello fisico, il vuoto non esiste.
Marcello Ciccarelli, in pensione, attivo solo cerebralmente. Una volta docente e amministratore. Ancora appassionato di matematica e politica.
Pensieri per la Città – Un’Agorà per Latina è la nuova rubrica-contenitore della nostra rivista blog, LatinaCittà Aperta.
Abbiamo, infatti, voluto affiancare al nostro settimanale, che come sapete tratta di argomenti che potremmo un po’ pomposamente definire di “cultura generale”, uno spazio, un’agorà di riflessione e di approfondimento intergenerazionale su temi della città che ci ospita, Latina, non limitandoci ad essa.
Ci si propone di istituire qualcosa di vivo, un luogo di confronto e di approfondimento, gestito da giovani, donne e uomini, forze fresche e consolidate intelligenze, persuase che la partecipazione e il confronto siano i cardini della buona politica.
Le liste civiche finiscono nel momento in cui vincono le elezioni, poi diventano forza di governo. Se non restano aperte alla cittadinanza come si dichiaravano come avevano promesso vivono la stessa ambiguità dei partiti che non sono non attuano il loro programma ma finiscono per cambiarne gli elementi significativi. In questo senso la prima esperienza importante è stata il progetto per Pontinia che ha costituito l’ulivo quando questo non esisteva a livello nazionale, partendo da una lista civica che poi è tramontata con la vittoria eclatante alle elezioni amministrative. Nasceva dal basso, dal confronto, dalla condivisione, facendo fare tanti passi indietro ai partiti e alle loro imposizioni. Latina, come prima Aprilia con la vittoria di D’Alessio, come Sabaudia con la Gervasi hanno fatto percorsi simili