John Sheridan Le Fanu e la letteratura dell’ombra

Molti anni fa, affascinato dalla produzione della benemerita casa editrice siciliana Sellerio, allora non legata così strettamente al nome di Andrea Camilleri che successivamente la rese famosa ai più, mi trovai tra le mani uno degli eleganti volumetti della sua collana “La memoria”.
La copertina, raffinata come tutte quelle delle sue pubblicazioni, riproduceva un profilo femminile, un volto di delicata bellezza su un collo lungo e aristocratico.
Si trattava di “Carmilla”, un racconto scritto da John Sheridan Le Fanu, uno scrittore irlandese dell’Ottocento, e leggendo le brevi note che lo accompagnavano, venni a sapere che poteva collocarsi nell’ambito della letteratura gotica.

Si intuiva che il suo personaggio principale era un’insolita figura di vampiro femmina.
Inutile dire che acquistato che ebbi quel libro, la sua lettura fu breve ed intensa, goduta dalla prima all’ultima parola.
Le atmosfere evocate da quella scrittura, capace di accompagnare con eleganza e misura il lettore in un percorso di suggestioni, tensioni e progressive rivelazioni, erano dovute senz’altro ad un’abilità narrativa non comune.
Ovviamente, un personaggio come la vampira, protagonista di quel lungo racconto, non era un assoluto inedito, e se è vero che ereditava alcuni dei suoi tratti letterari da alcuni romanzi che lo precedevano, come, ad esempio, “Christabel” di Coleridge, e, naturalmente “Il vampiro”, di John William Polidori, è altrettanto vero che Carmilla ispirò e anticipò il più famoso “Dracula”, di Bram Stoker.

Da sempre ho amato l’eleganza di certa letteratura gotica e l’abilità che permetteva ai suoi migliori esponenti di creare atmosfere cariche di mistero, in cui la tensione minaccia di trasformarsi in paura ad ogni riga.
Fatta iniziare convenzionalmente con l’uscita del settecentesco romanzo di Walpole, “Il castello di Otranto”, la narrativa gotica, caratterizzata all’inizio da forti elementi medioevali, nel suo percorso, che ha attraversato tutto l’Ottocento, toccando anche il Novecento, è andata oltre le premesse iniziali, arricchendosi di suggestioni e ampliando costantemente i temi ad essa cari, legati all’inquietudine, al soprannaturale, insomma ai mondi emergenti dall’ombra del nostro inconscio.

Non è possibile nominare tutti gli scrittori che hanno reso grande questo genere letterario, basterà fare qualche nome, oltre al già citato Horace Walpole: Matthew Lewis, Mary Shelley, Bram Stoker, Ann Radcliffe, Robert Louis Stevenson, Henry James, Edgar Allan Poe, Howard Philipps Lovecraft ed altri ancora.
Il nome di Le Fanu, tuttavia, mi era del tutto sconosciuto fino alla scoperta di “Carmilla”.

Naturalmente, quel libro non fece altro che attizzare la mia curiosità nei confronti del suo autore, del quale mi affrettai a leggere altre cose, una curiosità che mi piacerebbe trasmettere ai lettori della nostra rivista.

John Sheridan Le Fanu

John Sheridan Le Fanu nacque a Dublino nell’agosto del 1814 da una famiglia irlandese che aveva anche origini inglesi e che tra i suoi esponenti vantava alcuni drammaturghi, come sua nonna Alicia Sheridan Le Fanu ed il prozio Richard Brinsley Sheridan.
Suo padre, un sacerdote della Chiesa d’Irlanda fu assegnato ad una canonica nei pressi di Phoenix Park e quel grandissimo parco cittadino divenne dunque uno dei luoghi più frequentati nell’infanzia di John, citato successivamente in alcune delle sue opere.
Nel 1826 il padre ebbe l’incarico di occuparsi di un’altra canonica, a Limerick, così la famiglia lo seguì, trasferendosi in quella contea.

Le Fanu

John e i suoi fratelli, la maggiore Catherine Frances ed il minore William, per quanto concerneva la loro istruzione, furono affidati ad un tutore che, come riferì tempo dopo William, non insegnava assolutamente nulla.
Furono la biblioteca di casa, dunque, ed i dettami dell’educazione paterna, di tipo quasi calvinista, e non certo l’improbabile docente, presto licenziato, a fornire a John un impianto culturale che svelò presto le sue inclinazioni letterarie.
Il ragazzo, infatti, già a quindici anni scriveva poesie che condivideva con la madre ed i fratelli, ma non col padre, austera figura di ecclesiastico protestante.

Nel 1832 la famiglia venne coinvolta nei disordini della cosiddetta Guerra delle decime, scoppiata come reazione a leggi che imponevano a tutti gli agricoltori, compresi quelli cattolici, che erano stragrande maggioranza in Irlanda, di versare un contributo alla Chiesa Protestante perchè avesse i mezzi per curare la manutenzione dei suoi edifici di culto.

Quello fu, non a caso, anche l’inizio di un periodo di difficoltà finanziarie, problemi che Thomas, il capofamiglia, cercò di dissimulare mantenendo un tenore di vita apparentemente benestante.
In realtà le entrate familiari erano drammaticamente calate e perfino per andare a Bath per visitare sua sorella morente, il padre di John dovette ricorrere ad un prestito.

La famiglia nel 1833 tornò a Dublino perché il padre, era stato inserito in una commissione governativa.
Thomas Sheridan Le Fanu alla sua morte lasciò i suoi cari in una delicata situazione economica, grave al punto che alcuni dei debiti contratti dal defunto dovettero essere saldati col ricavato della vendita della bella biblioteca familiare.

John si era frattanto iscritto al prestigioso Trinity College di Dublino: studiava legge e, come era possibile fare allora, sosteneva gli esami dopo essersi preparato in casa, senza frequentare le lezioni.

Il Trinity College di Dublino
(Wikipedia) Di Pilgab – Fotografia autoprodotta, CC BY-SA 3.0,

La sua vocazione letteraria precoce gli fece comunque abbandonare il campo giuridico a favore del giornalismo, della scrittura, e fin dai suoi primi passi si rivelò versato per le storie di ambientazione fantastica, sovrannaturale.
La sua prima storia di fantasmi, “The Ghost and the Bone-Setter”, fu infatti pubblicata nel 1838 sul “Dublin University Magazine”.
Oltre che per merito della sua indubbia felicità stilistica, fu forse perché i temi dei suoi racconti si sposavano bene coi gusti del pubblico del suo tempo che la sua carriera fu coronata da un certo successo.
Già nel 1840 Le Fanu era divenuto proprietario di diversi giornali, tra cui il “Warder” ed il “Dublin Evening Mail.

Quattro anni dopo lo scrittore sposò Susanna Bennett, figlia di un noto avvocato dublinese, stabilendosi in una casa vicina al Grand Canal.
Dal matrimonio la coppia ebbe quattro figli: Eleanor, Emma, Thomas e George.
Nel frattempo in Irlanda imperversava la Grande Carestia, un fatto epocale che ebbe enormi conseguenze geopolitiche.
Tutto ebbe inizio nel 1845, anno in cui una malattia, la peronospera, distrusse quasi tutto il raccolto irlandese delle patate, cibo principale di una nazione poverissima, economicamente sfruttata e discriminata dal potere britannico.

Per altri quattro anni vennero a mancare i raccolti e l’Irlanda, svuotata in tutti i sensi, dovette contare le infinite vittime di quella crisi spaventosa.
La cifra totale fu da genocidio: fino al 1849, un milione o, secondo altri storici, un milione e mezzo di persone, morì letteralmente di fame, mentre, per sfuggire a quel destino letale, un altro milione di persone lasciò il paese, rifugiandosi in parte in Inghilterra, ma ancor di più negli Stati Uniti, dando inizio all’immane emigrazione irlandese verso l’America.

Foto dal Museo della Grande Carestia irlandese

John Sheridan Le Fanu fu uno degli intellettuali che maggiormente si mobilitò per cercare di migliorare la situazione, così nel 1847, nel pieno della Grande Carestia, sostenne John Mitchel e Thomas Meagher, uomini che avevano iniziato una dura campagna contro l’indifferenza del governo inglese nei confronti del dramma che stava falcidiando l’Irlanda.
Nel 1856 John si trasferì con la famiglia nell’elegante Merrion Square, a casa dei genitori della moglie che avevano deciso di andare a vivere in Inghilterra.

Dublino – Le eleganti porte di Merrion Square

Quello tuttavia fu l‘inizio di un periodo difficile, sia sul piano economico che su quello personale perché nell’amata Susan cominciarono a manifestarsi seri problemi mentali.

Soffriva di isteria e si sentiva in crisi anche come credente, una sensazione che venne acuita anche dalla morte di suo padre.
John non poteva essere un serio interlocutore in materia di fede perché apparentemente aveva smesso di essere un religioso praticante, così sua moglie, di questi argomenti discuteva con suo cognato William, fratello minore del marito.
Susan morì nel 1858 in circostanze poco chiare, si disse in seguito ad un attacco isterico, e Le Fanu riversò nei suoi diari tutto il dolore per quella perdita ed il senso di colpa per non essere stato di troppo aiuto alla moglie sofferente.
Fino a quel momento Le Fanu era stato principalmente uno scrittore di racconti gotici, ma si era dedicato anche ai romanzi, pubblicando nel 1845 “The Cock and Anchor”, una storia della vecchia Dublino, e “The fortunes of Colonel Torlogh O’Brien”.

In seguito al suo dramma familiare per tre anni non scrisse più alcun romanzo, fino alla morte di sua madre, che avvenne nel 1861.
Da quel momento in poi la sua figura femminile di riferimento fu sua cugina, Lady Gifford, che per lungo tempo fu la sua principale confidente e corrispondente.
Nel 1861 era divenuto anche proprietario ed editore del Dublin University Magazine, la rivista dei suoi esordi, pubblicandovi a puntate, nel 1863, i romanzi “The House of Churchyard” e, nel 1864, “Wylder’s Hand”.
Avendo firmato un contratto con l’editore Richard Bentley, fu costretto a produrre opere di ambientazione inglese che si svolgessero nel presente, perché presumibilmente più graditi al pubblico britannico.
“Uncle Silas”, romanzo pubblicato anch’esso nel 1864, che corrispondeva a questi requisiti raggiunse in effetti un buon successo in Inghilterra.

Le Fanu per il resto della vita continuò a scrivere sia romanzi che racconti, pubblicando opere significative come “The revenge of the lake”, del 1865, “The Tenants of Malory”, del 1867, “ The Wyvern mistery” del 1869 ed altri testi importanti, tra i quali il già citato Carmilla, che uscì nel 1872.
In molti di questi lavori lo scrittore riprese i temi e le ambientazioni a lui congeniali, tornando ad ispirarsi al ricco folklore irlandese.
Nel 1873 John Sheridan Le Fanu morì d’infarto nella sua casa dublinese, a 58 anni di età.
Coerentemente con quella che era stata la sua vocazione a trattare il mistero, a svelare ciò che scaturisce dall’ombra, generando paura, anche la sua morte sembra essere avvenuta in circostanze poco chiare.
Quell’ombra che era uscita dalla sua penna, sembrò esserselo ripreso.

La lapide di Le Fanu nel cimitero Mount Jerome a Dublino

Nel suo saggio “Una nota cautelativa sul racconto spettrale”, il critico Russell Kirk disse infatti di sapere Le Fanu “essere letteralmente morto di paura”.

Piermario De Dominicis, appassionato lettore, scoprendosi masochista in tenera età, fece di conseguenza la scelta di praticare uno sport che in Italia è considerato estremo, (altro che Messner!): fare il libraio.
Per oltre trent’anni, lasciato in pace, per compassione, perfino dalle forze dell’ordine, ha spacciato libri apertamente, senza timore di un arresto che pareva sempre imminente.
Ha contemporaneamente coltivato la comune passione per lo scrivere, da noi praticatissima e, curiosamente, mai associata a quella del leggere.
Collezionista incallito di passioni, si è dato a coltivare attivamente anche quella per la musica.
Membro fondatore dei Folkroad, dal 1990, con questa band porta avanti, ovunque si possa, il mestiere di chitarrista e cantante, nel corso di una lunga storia che ha riservato anche inaspettate soddisfazioni, come quella di collaborare con Martin Scorsese.
Sempre più avulso dalla realtà contemporanea, ha poi fondato, con altri sognatori incalliti, la rivista culturale Latina Città Aperta, convinto, con E.A. Poe che:
“Chi sogna di giorno vede cose che non vede chi sogna di notte”.

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