Un film da (ri)scoprire: Entre tinieblas – L’indiscreto fascino del peccato (1983) di Pedro Almodóvar

Madrid dall’alto. Esterno notte. Il sole è appena calato, mentre il traffico scorre rapidamente grazie ad un effetto di accelerazione di fotogrammi noto come time lapse.
Una ragazza bionda di nome Yolanda (Cristina Sánchez Pascual) cammina frettolosamente fino a raggiungere l’appartamento del suo ragazzo per consegnargli una dose di eroina che ha comprato dal loro spacciatore abituale. Quella stessa sera, Yolanda, una cantante di flamenco ed ex professoressa di scienze naturali, sente il bisogno di confidarsi con il suo uomo, ma lui pensa solo a farsi. Dopo qualche minuto il ragazzo muore per un’overdose, e Yolanda, sentendosi responsabile della sua morte, fugge dall’appartamento e dalla polizia per poi rifugiarsi nel “convento delle redentrici castigate”, costituito da un variegato gruppo di suore alquanto “anticonvenzionali”. Fra queste abbiamo: Suor Estércol, “Suor Sterco” (Marisa Paredes), la cuoca del refettorio, che cucina le proprie pietanze sotto l’effetto dell’LSD; Suor Perdida, “Suor Perduta” (Carmen Maura), che ha la mania per la pulizia e accudisce una tigre adulta di nome Bebé come se fosse un animale domestico; Suor Rata de Callejón, “Suor Ratto” (Chus Lampreave), che scrive romanzi erotici sotto lo pseudonimo di “Concha Torres”, nascondendone le copie sotto il materasso, e infine Suor Vibora, “Suor Vipera” (Lina Canalejas), che condivide con il parroco del convento la passione per la sartoria e un sentimento amoroso mai consumato. A capo di tutte queste suore c’è la Madre Superiora (Julieta Serrano), che si innamora subito di Yolanda dopo averla sentita cantare e che la ospita in una cella del convento senza fare domande.

Carmen Maura con la tigre

Oltre ai guai di Yolanda non mancano di certo quelli legati al convento: la Madre Generale sta morendo a causa di un cancro incurabile; il loro benefattore è deceduto da poco, mentre la sua consorte, la Marchesa (Mari Carillo), vuole tenere il denaro per sé per “vivere appieno la propria vita” dopo aver perso anche una figlia, un tempo ospite in quello stesso convento. Come se non bastasse, molte di quelle suore, compresa la Madre Superiora, fanno uso quotidianamente di eroina ed altre droghe, esattamente come Suor Estércol. E per quale ragione? Perché, come dice la Madre Superiora: “per sconfiggere il peccato bisogna provarlo”.

Il trailer

Nonostante sia uno dei primi lavori di un regista di fama mondiale come Pedro Almodóvar, questo film, nel nostro paese, non ha avuto una vita facile: mentre il film stava per essere selezionato al Festival del Cinema di Venezia, il noto critico cinematografico Gian Luigi Rondi – che, oltre ad essere democristiano, era anche il direttore della Mostra – lo etichettò come un lavoro “osceno”; ma quando le discussioni tra Rondi e il giovane Pedro finirono sulla stampa, la pellicola riuscì ad entrare nella sezione Mezzogiorno/Mezzanotte. Ai giorni d’oggi l’intero lungometraggio viene presentato in lingua italiana con tantissime sequenze in lingua spagnola con i sottotitoli, probabilmente censurati al tempo della sua uscita nelle sale.

La locandina italiana del film

Purtroppo il doppiaggio italiano del film non rende giustizia all’intera opera a causa di alcune parti non del tutto mixate alla perfezione; mentre i tipici colori almodóvariani sembrano del tutto assenti, eccetto nelle sequenze finali. Più che altro, in questo film predomina il nero degli abiti monastici, e non a caso il titolo originale è Entre Tinieblas, che vuol dire “nell’oscurità”. È chiaro che il titolo italiano sia semplicemente un richiamo a Luis Bunuel, soprattutto al suo celebre film intitolato Il fascino discreto della borghesia. Molti critici, in effetti, hanno notato alcuni richiami ad altri lavori del regista spagnolo naturalizzato messicano, fra cui Nazarín e Viridiana. Comunque sia, il meló, la passione e l’amore omosessuale, il kitsch e la critica nei confronti della religione non mancano all’appello. Fra gli altri pregi di questo film abbiamo tantissimi primi piani dolci e calorosi su Julieta Serrano, la Madre Superiora, che la ritraggono mentre guarda con desiderio la cantante. Secondo Almodóvar, il primo piano è una specie di radiografia del personaggio e non permette la menzogna; certamente non è stato il primo a crederlo e mai sarà l’ultimo! Ancora oggi molti primi piani almodóvariani – esattamente come quelli dell’espressionismo tedesco o quelli del cinema di Hitchcock – sono ancora impressi sulle nostre retine, e lì rimarranno per sempre.

Pedro Almodóvar con Chus Lampreave

Quindi, per chi ama il cinema del nostro buon vecchio Pedro, o chi ha nostalgia del Pedro trasgressivo e provocatorio dei tempi della Movida, consiglio di (ri)scoprire questa pellicola; perché senza di questa, probabilmente non sarebbe di certo arrivato a fare altri film come Che ho fatto io per meritare questo? o Donne sull’orlo di una crisi di nervi.

Disponibilità: Al momento il film non è disponibile in sala o in qualsiasi piattaforma, ma si potrebbero ancora trovare alcune copie in DVD edite da Raro Video. In allegato c’è un booklet con l’antologia critica e il commento del regista, a cura di Lara Nicoli. Negli extra ci sono il trailer originale e un’intervista a Vladimir Luxuria.

Lorenzo Palombo si definisce come uno studente cinefilo che ama parlare e scrivere di cinema – e recitare a memoria le battute di film e sitcom – a costo di annoiare amici e parenti.
Per Latina Città Aperta propone una rubrica intitolata “Un film da (ri)scoprire” per invitare i lettori a vedere o rivedere alcuni film acclamati dalla critica e dal pubblico che rischiano di dissolversi dalla memoria dello spettatore. La rubrica accoglie persino alcuni film europei o internazionali che non sono stati distribuiti nelle nostre sale cinematografiche.

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