È la bellezza
Mi commuovono i taxi abbandonati,
come orologi fermi nei giorni di pioggia
e i fragili steli delle margherite,
estranei al rumore incessante
delle asce nel bosco.
Penso agli ombrelli persi,
alla seconda vita delle cose rotte
o a questi guanti spaiati
che conservano carezze per qualcuno,
così simili a isole solitarie
quando se ne sono andati i turisti e la luce
disegna una ragnatela nell’aria
che sembra sempre sul punto di spezzarsi.A volte penso di ascoltare mio fratello
che mi saluta da un giorno sperduto
nelle scure mangrovie della memoria,
e mi sembra di sentire antichi ghiacciai
che si sciolgono a chilometri da qui.Ho bruciature sulle dita.
È la bellezza, stupido, mi dico.
E piango.
Alfonso Brezmes, Madrid 1966
Fresia Erésia, eteronimo di una poeta la cui identità è sconosciuta. Vive in subaffitto nella di lei soffitta, si ciba di versi sciolti, di tramonti e nuvole di panna. Nasconde le briciole dei tetti sotto la tovaglia e i trucioli di limature di strofe sotto il tappeto. Compone e scompone, mescola le carte, si cimenta e sperimenta.