Un film da (ri)scoprire: The Lodger – Il pensionante (1927) di Alfred Hitchcock

Per chi non ne fosse a conoscenza, il giovane Alfred Hitchcock, dopo qualche esperienza in Gran Bretagna, lavorò in Germania come assistente scenografo per Friedrich Wilhelm Murnau con L’ultima risata e osservò Fritz Lang mentre ultimava le riprese de I nibelunghi. Grazie a quella “esperienza tedesca” acquisì ben presto tutti gli elementi stilistici che resero il suo cinema il più ammirato e studiato da tutti i cineasti e cinefili del mondo.

Un manifesto del film The Lodger di Alfred Hitchcock

Per girare questo suo primo film “hitchcockiano”, oltre ad ispirarsi allo stile di Murnau, il regista scelse un romanzo della scrittrice britannica Marie Belloc Lowndes intitolato The Lodger, dal quale era già stato tratto lo spettacolo teatrale Who is he? cui lo stesso Hithcock assistette, rimanendo affascinato da questa storia semplice ma piena di suspence.

Il film è ambientato in una Londra nebbiosa e impaurita dalle gesta di un assassino seriale noto come “Il vendicatore” (“The Avenger”). Le vittime predilette sono tutte ragazze dai capelli biondi; sui loro corpi lascia sempre un foglio di carta con una sua firma e un disegno a forma di triangolo.

Il primo fotogramma del film

Dopo il ritrovamento della settima vittima, l’azione si sposta in una casa di moda, dove lavora Daisy, la protagonista femminile, anch’essa bionda. Anche se molte sue colleghe indossatrici tendono a scherzarci sopra, c’è pur sempre qualcuna che indossa un cappello con dei finti riccioli bruni per non farsi catturare dal mostro. Daisy risiede in una casa modesta a Bloomsbury con i suoi genitori ed è fidanzata con un giovane poliziotto di Scotland Yard, al quale non dedica molte attenzioni. Una sera, i genitori di Daisy ricevono una visita da un uomo misterioso con un mantello nero e con una sciarpa che copre metà del suo volto.

Il pensionante interpretato da Ivor Novello

Tale uomo si presenta come aspirante pensionante della stanza del piano di sopra, e la madre di Daisy lo accoglie come farebbe una brava padrona di casa. Nonostante il suo atteggiamento da gentleman, il pensionante rimane inorridito alla vista dei ritratti di donne bionde presenti nella stanza, esce furtivamente di notte e nasconde una borsa dal contenuto misterioso. Tutti gli abitanti della casa – eccetto Daisy che ne rimane affascinata – pensano che lo stesso pensionante sia il Vendicatore. A complicare le cose c’è sempre il fidanzato di Daisy, al quale viene affidato il caso di quegli omicidi.

Il giovane Alfred Hitchcock

Questo film contiene già tutte le ossessioni del buon vecchio Hitchcock: l’uomo che viene accusato di un crimine che non ha commesso, le donne bionde, l’umorismo e ovviamente la suspence. Pur essendo un film muto, i cartelli con le didascalie e i dialoghi sono ridotti fino all’osso, ma le gesta naturali e i volti eccessivamente espressivi degli attori sono di facile lettura per gli spettatori.

Per il protagonista maschile è bastato semplicemente indicare un cartello con su scritto “Room to let” per farci capire che è un uomo in cerca di una stanza in affitto; poi abbiamo una scena in cui la madre di Daisy si scopre un orecchio dai capelli per farci capire che sta ascoltando il rumore dei passi del pensionante che rientra furtivamente in casa dopo una misteriosa passeggiata notturna. Tale particolare viene mostrato anche con un dettaglio sui suoi piedi in raccordo con l’inquadratura antecedente.

The Lodger rappresenta un esempio riuscito di un tipico “racconto per immagini” tutt’altro che verboso. Lo stesso stile verrà riproposto in altri film del periodo inglese di Hitchcock (sia in quelli muti che in quelli sonori) e anche in quelli del periodo americano, iniziato grazie al successo di Rebecca, la prima moglie. Senza questo gioiellino del “periodo inglese muto” di certo non avremmo avuto altri capolavori come Intrigo internazionale, Psycho e Gli uccelli.

Due piccole curiosità per i lettori: la prima è che The Lodger segna l’esordio di Hitchcock davanti alla macchina da presa, che poi avrebbe dato inizio ai suoi immancabili cammei. In questo caso ne abbiamo ben due: nel primo cammeo è seduto alla scrivania della redazione di un giornale; nel secondo invece è fra i curiosi che assistono alla cattura del pensionante quando viene identificato come il Vendicatore.

Uno dei due cammei di Hitchcock presenti nel film.
Il primo alla destra del pensionante “intrappolato”

La seconda curiosità è che uno dei due direttori della fotografia era italiano. Accanto al britannico Hal Young, c’era il barone Gaetano Ventimiglia (noto anche come Gaetano di Ventimiglia), originario di Catania. Prima di questo film, collaborò già con Hitchcock ne Il labirinto delle passioni e ne L’aquila della montagna. Negli ultimi anni della sua carriera insegnò persino al Centro Sperimentale di Cinematografia a Roma. Secondo altre fonti, prima di dedicarsi al cinema, Ventimiglia si diplomò all’Accademia di Belle Arti (sempre a Roma) e tornò in Sicilia per insegnare calcio ai bambini. Tale ambiente calcistico ricordò lo stesso Ventimiglia come fondatore della Pro Patria Catania, antenata della squadra di calcio Catania.

Fotografia della squadra di calcio Pro Patria Catania nel 1909. Ventimiglia è il terzo da sinistra

Disponibilità: Potreste scegliere tra l’acquisto di un DVD ad un buon prezzo oppure una visione gratuita su YouTube con le didascalie in lingua originale o in italiano.

Lorenzo Palombo si definisce come uno studente cinefilo che ama parlare e scrivere di cinema – e recitare a memoria le battute di film e sitcom – a costo di annoiare amici e parenti.
Per Latina Città Aperta propone una rubrica intitolata “Un film da (ri)scoprire” per invitare i lettori a vedere o rivedere alcuni film acclamati dalla critica e dal pubblico che rischiano di dissolversi dalla memoria dello spettatore. La rubrica accoglie persino alcuni film europei o internazionali che non sono stati distribuiti nelle nostre sale cinematografiche.

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