Milano non è propriamente una città del mistero, come Praga, Lione o Torino, eppure anche Milano custodisce lati oscuri. La stessa fondazione celtica di Milano, accanto alla verità storica, presenta il mistero dell’incontro di Belloveso con una scrofa che avrebbe propiziato la nascita del villaggio di Midlan.
Tutte le città più antiche hanno un luogo “maledetto”: quello dove venivano eseguite le pene capitali. Quel luogo a Milano è Piazza Vetra, dietro l’antica Basilica di San Lorenzo. Il suo nome deriva forse dal fatto che in questa zona lavoravano i conciatori di pelle, detti “vetraschi” che raschiavano le pelli con dei pezzi di vetro. Qui verranno bruciate le streghe dalla Santa Inquisizione di Milano.
Piazza Vetra a fine ottocento
Quelle spesso chiamate streghe nascevano in epoca antica, in un mondo pagano e animista, in cui il limite fra naturale e sovrannaturale era sottile. Erano responsabili dei culti della natura e della fertilità e le loro conoscenze venivano dall’unione del mondo materiale con quello segreto degli dei. Con l’avvento del Cristianesimo, il culto sotterraneo proseguì la sua storia di adorazione del dio della fertilità, rappresentato, fin dal paleolitico, come un uomo ricoperto di pelli di cervo con un palco di corna ramificate. Solo nel Trecento la Chiesa associò questa figura al signore della notte.
Nel medioevo possiamo distinguere due tipi di streghe: le cosiddette streghe nere e le adoratrici di Diana-Erodiade (dette streghe buone o bianche). La società di Diana, chiamata spesso Oriente, non aveva connotazioni negative per il clero. Le adepte erano viste come donne normali, che praticavano riti leciti per propiziare la fertilità dei campi. In un testo del 1142, il Canon Episcopi di Graziano, in cui si analizza il culto di Diana, si sostiene che i voli notturni e le riunioni di donne adoratrici del demonio non erano altro che fantasie e chi ci credeva era stato indotto a farlo da spiriti malvagi. In genere le streghe erano donne del popolo: cartomanti, levatrici, guaritrici, donne con conoscenze di erboristeria e astrologia. Presto iniziarono ad accusarle di scatenare la grandine e provocare siccità, far morire animali domestici e bambini succhiandogli il sangue, uccidere o rendere sterili le persone, ma anche di trasformarsi in animali e ungersi il corpo per volare.
La caccia alle streghe vera e propria ebbe inizio nel primo Quattrocento con i sermoni di Bernardino da Siena, che per primo le indicò come amanti del demonio. La svolta che portò all’inizio della ferocia nei processi e nelle condanne, avvenne alla fine del Quattrocento con la bolla papale Summis Desiderantes, promulgata da Innocenzo VIII, e, soprattutto, con il famoso Malleus Maleficarum. La storia partiva dunque dal XII secolo con il Decretum Gratiani, il più antico documento contro le streghe, passando dalla “Santa” Inquisizione”, per terminare nel secolo dei Lumi, quando, apparentemente, la ragione avrebbe dovuto scacciare le tenebre dell’ignoranza e le credenze ancestrali.
Frontespizio del Decretum Gratiani
Gli atti del processo a Sibilla Zanni e Pierina Bugatis, condannate al rogo nel 1390 a piazza Sant’Eustorgio, sono le più antiche testimonianze di magia a Milano; furono accusate di aver partecipato a dei sabba che si tenevano nella zona di Porta Romana, dove in quel tempo si trovava una foresta. La storia qui trattata, era cominciata nel 1384, due donne diverse tra loro ma legate dallo stesso segreto vengono convocate separatamente davanti ai banchi del tribunale, si tratta di due persone molto giovani, una padrona e la sua serva. La prima risponde al nome di Sibilla Zanni, la seconda è Pierina Bugattis, davanti agli inquisitori entrambe raccontano la medesima storia. Le ragazze sostengono di far parte di una società segreta, la cosiddetta Società di Diana, un gruppo frequentato da uomini e donne. Sia Vivi che Morti! Le dichiarazioni allucinanti fatte dalla coppia di donne davanti al frate domenicano che le interroga non sciolgono del tutto i dubbi, lasciando perplesso l’uomo di Chiesa. Quello di sicuro che emerge è che nessuna delle due considera come una colpa l’aver partecipato a questi incontri, semplicemente non la vedono nemmeno come una offesa alla religione cristiana della quale continuano a presenziare alle funzioni.
A guidare questo gruppo ci sarebbe una donna, una fantomatica Signora o Madonna Oriente, altrimenti detta la Signora del Gioco. Il “Gioco”, il rito in questione è quello che chiamato “Gioco di Diana” e sembra una sorta di sabba collegato a riti pagani. E’ la Bugattis a rivelarsi la più loquace, secondo le sue testimonianze sarebbe entrata in questa congrega giovanissima, a sedici anni per aiutare una sua congiunta a passare di “grado”, cioè a morire, a diventare una dei “Morti”; perché per ogni vivo che vuole morire ce ne vuole un altro che prenda il suo posto tra i vivi della setta!
Sibilla, Pierina e la signora del gioco diGuido Reni
Qualcosa racconta anche la Zanni, ma è soprattutto Pierina a collaborare con Frate Ruggero da Casale il domenicano che è anche il supremo Inquisitore di Lombardia e così la ragazza parla e dalle sue parole emerge un mondo sconosciuto. Di solito gli incontri avvenivano la notte tra il giovedì ed il venerdì, alle riunioni potevano partecipare sia vivi che morti che animali, con l’eccezione di asini e volpi.
Durante il Gioco Pierina dice che:
“Madonna Oriente insegna ai membri della sua compagnia molti segreti fra i quali i poteri delle erbe e i saperi riguardanti malattie e malefizi, inoltre nella compagnia della signora si uccidono animali e se ne mangiano le carni ma le ossa vengono riposte nella pelle e la signora con una bacchetta percuote la pelle degli animali uccisi facendogli risorgere”.
Le Streghe Hans Baldung, 1508
Madonna Oriente era Diana, la signora dei giochi, chiamata anche Erodiade, ma al popolo era nota come Oriente o Madonna. Nelle testimonianze dei processi si legge che era una signora che prevedeva il futuro, capace di resuscitare gli animali che venivano mangiati nei banchetti, sapiente nell’uso delle erbe. Tutte le donne che raccontavano della loro partecipazione ai giochi si sentivano grate e felici. Raccontano poi di recarsi tutti in corteo nelle case milanesi, dove Madonna Oriente lasciava la sua benedizione se queste fossero state pulite e ordinate. Questo aspetto ricorreva anche nel nord Europa, in relazione al corteo delle fate, guidate da una Signora che era associata anch’essa alla figura della Dea Diana.
Ruggero da Casale in questa occasione spera di poter recuperare le due donne, ancora più verosimilmente ritiene che le confessioni estorte dalle prigioniere siano solo frutto di una accesa fantasia, allucinazioni magari generate dall’abuso di chissà quale pianta o composto. Di conseguenza convince l’intero Collegio giudicante a compiere un atto di pietà, a comminare una pena lieve. Sono obbligate ad indossare come punizione un abito sul quale erano cucite due croci gialle o rosse e di rimanere abbigliate in questo modo di fronte alle chiese di San Francesco, San Marco e Sant’Eustorgio. Portare l’abito con le croci colorate era usanza comune nelle punizioni proprie dell’Inquisizione.
Entrambe versano dieci fiorini al tribunale e dopo vengono liberate e gli viene permesso di tornare alle loro case e alle loro vecchie occupazioni. Sembrerebbe finita lì, la vicenda di Sibilla e Pierina potrebbe considerarsi chiusa per sempre. Bastano pochi anni, sei per la precisione, perché il vento cambi. Cambia il clima popolare, cambia il concetto che il popolo e la Chiesa ha delle Streghe e cambia perfino l’inquisitore.
Simbolo dell’Inquisizione
Nel 1390 il nuovo responsabile dei processi, il domenicano Beltramino da Cernusculo fa arrestare nuovamente sia Sibilla che Pierina, perché “relapse” cioè recidive nelle loro azioni. Le donne avevano rinnegato gli errori e promesso di non commettere più eresia credendo a certe fantasie, e invece Pierina e Sibilla tornarono a giocare con la dama. In poche parole: nonostante le loro promesse, le donne avrebbero ripreso a andare nel gruppo di Madonna Oriente. Nuove testimonianze infatti incastrano le due. In un primo momento parrebbe che si debba assistere ad una ripetizione del primo verdetto ed anche i giudici sembrano esserne convinti e tutto sommato non ne paiono dispiaciuti, ma quando stanno per essere nuovamente liberate, è sempre Pierina a cambiare le carte in tavola. La domestica aggiunge nuovi particolari. Racconta di essersi congiunta carnalmente con uno spirito chiamato Lucifello, nel corso dei vari incontri notturni con la congrega e di aver perfino compiuto un Patto di Sangue con lui.
Secondo gli allibiti giudici, il fantomatico spirito altri non sarebbe che con il Grande Tentatore in persona. Troppo perché un qualsiasi uomo di Chiesa del 1300, anche il più misericordioso, possa in quei tempi, lasciar correre. Così la ruota gira e tutto si compie. Pierina confessò di considerare Madonna Oriente come la Signora della loro compagnia, proprio come Cristo è Signore del mondo ma ormai non vi era più molta clemenza verso chi mescolava pratiche pagane con quelle cristiane, così le donne furono condannate al rogo nel maggio del 1390 a pochi mesi di distanza tra loro. Per una delle ricorrenti ironie della sorte la prima a subire il supplizio è proprio la tranquilla Sibilla Zanni, lei che per tutto il processo è stata silenziosa a subire per prima il rogo. Davanti ad una folla enorme l’ormai trentenne donna incontrò il suo destino a Piazza Vetra. Dopo un paio di mesi Pierina seguirà lo stesso destino.
I primi roghi erano stati accesi, ma non fanno nemmeno in tempo a raffreddarsi le braci che ben presto saranno seguiti da moltissimi altri in tutta Europa…
Cominceranno a uscire codici e manuali per combattere questa piaga ad uso degli inquisitori fino quella summa che è il Malleus Maleficarum, un testo che dichiara la stregoneria una pratica reale, da perseguire nei modi più orribili mai partoriti dalla mente umana e nato per mano di due uomini di fede.
In questo periodo la storia vede lo sviluppo di molte discipline moderne come la medicina, la fisica, la matematica. La mente domina, lasciando poco spazio al resto e il pericolo che certi antichi riti potevano causare, era di compromettere lo sviluppo di queste arti moderne, portate avanti da uomini. Non bastava più dichiarare la stregoneria come superstizione, si accorsero che la sua pratica era troppo radicata, e così la caccia alle streghe sarebbe iniziata, intensa e crudele, con gli esiti che sappiamo. Il nemico, prevalentemente donne, doveva essere eliminato.
Pierina e Sibilla, vivevano in un’epoca in cui era ancora accessibile il confine tra sogno e realtà, come si poteva dire ad una donna dell’epoca, ancora legata alla terra e ai cicli della natura che sbagliava a credere all’esistenza di spiriti, o che le erbe dei rimedi fossero strumenti demoniaci? La gente del Medioevo aveva conservato ancora molto delle antiche religioni nella vita di tutti i giorni. Ed è proprio questo uno dei punti fondamentali: non c’era una vera e propria separazione tra la vita quotidiana e quella “spirituale”.
In uno scritto di Luisa Muraro si trovano infatti molte similitudini tra le mansioni diurne delle donne e quelle notturne: la cura domestica, per esempio, era uno dei valori che Madonna Oriente teneva in considerazione per elargire le sue benedizioni; la preoccupazione di mantenere un equilibrio demografico, suggerita dalla regola di farsi sostituire prima di morire all’interno della congrega.
Pierina entrò infatti nella “società di Diana” quando sua zia lasciò il mondo terreno, unendosi alla schiera degli spiriti defunti che partecipavano al corteo. Inoltre, aspetto molto più conosciuto, era la capacità di divinare e di guarire, attività diurna delle guaritrici appresa durante le lezioni di Madonna Oriente.
“I vescovi e i loro ministri vedano di applicarsi con tutte le loro energie per sradicare interamente dalle proprie parrocchie la pratica perniciosa della divinazione e della magia, che furono inventate dal diavolo […]. Né bisogna dimenticare che certe donne depravate, le quali si sono volte a Satana e si sono lasciate sviare da illusioni e seduzioni diaboliche, credono e affermano di cavalcare la notte certune bestie al seguito di Diana, dea dei pagani, e di una moltitudine di donne; di attraversare larghi spazi di terre grazie al silenzio della notte e ubbidire ai suoi ordini e di essere chiamate alcune notti al suo servizio. Ma volesse il cielo che soltanto loro fossero perite nella loro falsa credenza e non avessero trascinato parecchi altri nella perdizione dell’anima. Moltissimi, infatti, si sono lasciati illudere da questi inganni e credono che tutto ciò sia vero, e in tal modo si allontanano dalla vera fede e cadono nell’errore dei pagani, credendo che vi siano altri dèi o divinità oltre all’unico Dio”.
Questo è contenuto nel Canon Episcopi, un breve testo destinato ai vescovi su cosa fare nei confronti della stregoneria. Riconosciuto oggi come la più antica fonte su questo argomento e considerato autorevole dalla Chiesa fino al XIII secolo ed è databile al 906. Il dato interessante è che il Canone, pur demonizzando le pratiche magiche e condannando la superstizione di derivazione pagana, esprime però scetticismo sulla reale possibilità che il volo delle streghe e altre manifestazioni ugualmente fantastiche si verifichino realmente: Sono cose del tutto false, fantasie instillate nelle menti dei fedeli dallo spirito maligno.
“Il solo medico del popolo, per mille anni, fu la strega o lo sciamano. Gli imperatori, i re, i papi, i baroni più ricchi avevano qualche dottore di Salerno, qualche moro, qualche ebreo, ma la gente di ogni condizione, e si può dire tutti, non consultava che qualche saggia donna. Se non guariva, la insultavano, la dicevano strega. Ma in genere, per rispetto e paura insieme, la chiamavano buonadonna o belladonna, dal nome che si dava alle fate.”
(Jules Michelet)
Bibliografia:
Norman Cohn, Europe’s Inner Demons. The Demonisation of Christians in Medieval Christendom, Pimlico 2001;
Lucia Graziano: Ingannatori, malefici e sapienti, Milano, Una penna spuntata 2022;
Giordano Berti, Storia della Stregoneria, Mondadori, Milano, 2010;
Giuseppe Bonomo, Caccia alle streghe. La credenza nelle streghe dal secolo XIII al XIX, con particolare riferimento all’Italia, Palumbo, Palermo, 1959;
Brian P. Levack, La caccia alle streghe in Europa agli inizi dell’età moderna, Laterza, 1988, ristampa 2003.
Lino Predel non è un latinense, è piuttosto un prodotto di importazione essendo nato ad Arcetri in Toscana il 30 febbraio 1960 da genitori parte toscani e parte nopei. Fin da giovane ha dimostrato un estremo interesse per la storia, spinto al punto di laurearsi in scienze matematiche. E’ felicemente sposato anche se la di lui consorte non è a conoscenza del fatto e rimane ferma nella sua convinzione che lui sia l’addetto alle riparazioni condominiali. Fisicamente è il tipico italiano: basso e tarchiatello, ma biondo di capelli con occhi cerulei, ereditati da suo nonno che lavorava alla Cirio come schiaffeggiatore di pomodori ancora verdi. Ama gli sport che necessitano di una forte tempra atletica come il rugby, l’hockey, il biliardo a 3 palle e gli scacchi. Odia collezionare qualsiasi cosa, anche se da piccolo in verità accumulava mollette da stenditura. Quella collezione, però, si arenò per via delle rimostranze materne. Ha avuto in cura vari psicologi che per anni hanno tentato inutilmente di raccapezzarsi su di lui. Ama i ciccioli, il salame felino e l’orata solo se è certo che sia figlia unica. Lo scrittore preferito è Sveva Modignani e il regista/attore di cui non perderebbe mai un film è Vincenzo Salemme. Forsennato bevitore di caffè e fumatore pentito, ha pochissimi amici cui concede di sopportarlo. Conosce Lallo da un po’ di tempo al punto di ricordargli di portare con sé sempre le mentine… Crede nella vita dopo la morte tranne che in certi stati dell’Asia, ama gli animali, generalmente ricambiato, ha giusto qualche problemino con i rinoceronti.
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