Un film da (ri)scoprire: 4 passi fra le nuvole (1942) di Alessandro Blasetti

Quanto ci si guadagna con la generosità?
Dipende dalle persone che incontri.

Lo imparerà a sue spese il commesso viaggiatore Paolo (Gino Cervi), incaricato nel vendere porta a porta – e di città in città – cioccolatini e caramelle per conto di un’impresa dolciaria.

Egli vive in un appartamento di pochi metri quadri con una moglie e due bambini. È sempre di corsa, e con quello che guadagna non basta per arrivare a fine mese.

Il manifesto originale

Durante il viaggio in treno e in corriera, fra varie peripezie, Paolo incontra casualmente una ragazza di nome Maria (Adriana Benetti) che sta raggiungendo la sua famiglia in campagna.

Quest’ultima è in difficoltà perché aspetta un bambino da un uomo che l’ha abbandonata, e teme di essere cacciata dai suoi genitori, nel caso scoprissero la verità. Alquanto colpita dalla generosità dello sconosciuto, Maria lo prega di accompagnarla per poi presentarsi come suo marito. Nonostante il suo rifiuto iniziale, Paolo decide di aiutarla, senza sapere che quella famiglia antiquata ma generosa lo avrebbe “obbligato” a passare la notte con lei.

Adriana Benedetti (1919-2016), nota per essere la protagonista di Teresa Venerdì (1941) di e con Vittorio De Sica

Sul regista Alessandro Blasetti – che sicuramente lo ricorderete nei panni di sé stesso in Bellissima (1951) di Luchino Visconti – Tullio Kezich ha scritto: <<con i suoi trentacinque film, i documentari, i pionieristici lavori per la televisione e occasionalmente per il teatro, […] è stato il padre fondatore del moderno cinema italiano.>>

Alessandro Blasetti (1900-1987), il regista del film

Oltre ad apparire nel film viscontiano, Blasetti ha percorso svariate fasi del nostro cinema, passando da quello di regime insieme a Mario Camerini – ricevendo persino delle lodi da Benito Mussolini – fino all’albore del neorealismo. Allo stesso regista dobbiamo anche il battesimo della miglior coppia del cinema italiano: Marcello Mastroianni e Sophia Loren, all’epoca protagonisti di Peccato che sia una canaglia (1954).

Paolo con il suo collega in treno

Il motivo per cui 4 passi fra le nuvole è considerato uno dei precursori del neorealismo – insieme ad Ossessione (1943) di Visconti e I bambini ci guardano (1944) di De Sica – è che, a dispetto del cinema di propaganda fascista e dei telefoni bianchi, Blasetti non ha indagato affatto sullo stile di vita borghese del nostro Paese, ma su quello degli operai, pendolari e contadini. Come se non bastasse, il regista amato dal Duce ha trattato – insieme a Cesare Zavattini, Piero Tellini e Aldo De Benedetti – una parte del soggetto che il cinema di regime, probabilmente, non avrebbe approvato: la nascita imminente di un figlio illegittimo.

Aldo De Benedetti (1892-1970), il co sceneggiatore del film. Per il teatro ha scritto Non ti conosco più e Due dozzine di rose scarlatte. Per il cinema ha scritto Maddalena … zero in condotta (1940) di Vittorio De Sica. La ragione per cui il suo nome non si trova su alcuni titoli di testa è perché, essendo ebreo, era perseguitato dalle leggi razziali fasciste

Nel cinema dei telefoni bianchi – soprattutto in alcune dinamiche della “commedia all’ungherese” – era concesso parlare di adulterio e divorzio, che all’epoca erano illegali in Italia. Gli scenari di violenza invece si potevano rappresentare nei drammi in costume, esattamente come in 1860 (1934), sempre diretto da Blasetti. Tanto per chiarire, il neorealismo ha avuto il coraggio di raccontare il nostro Paese esattamente com’era, pur andando contro la censura e la “pubblica morale”.

Due scene del film

Il punto forte di questa commedia dolceamara è l’interpretazione di Gino Cervi, noto per aver doppiato Clark Gable in Accadde una notte (1934) di Frank Capra, e per aver interpretato “Peppone” nella saga di Don Camillo (1952 – 1970) e il commissario Maigret in alcuni sceneggiati televisivi.

Gino Cervi (1901-1974), il protagonista maschile

Ha avuto persino una brillante carriera teatrale, inaugurata da Luigi Pirandello in carne ed ossa, che lo ha scelto per interpretare il ruolo de “il figlio” in Sei personaggi in cerca d’autore. Inoltre era il nonno dell’attrice Valentina Cervi, lanciata da Francesca Archibugi e Jane Campion. Per chi non lo conoscesse, Gino Cervi merita sicuramente di essere riscoperto.

Da questo film di Blasetti – che è in cima alla lista dei 100 film italiani da salvare – verranno tratti due remake: Era venerdì 17 (1956) di Mario Soldati con Fernandel (Don Camillo) e Giulia Rubini, e Il profumo del mosto selvatico (1995) di Alfonso Arau con Keanu Reeves, Aitana Sánchez – Gijon e Giancarlo Giannini.

Cesare Zavattini (1902-1989 qui un nostro articolo) lo sceneggiatore più noto del neorealismo. Oltre ad aver scritto i romanzi Parliamo tanto di me e Totò il buono, è conosciuto per il suo sodalizio con Vittorio De Sica. Per lui ha scritto Sciuscià, Ladri di biciclette, Miracolo a Milano e Umberto D.

Disponibilità: In due parti con dei sottotitoli in inglese su Dailymotion. L’audio lascia un po’ a desiderare, e gli stacchi pubblicitari tendono ad essere ingombranti; ma rimane ugualmente una visione godibile.

Lorenzo Palombo si definisce come uno studente cinefilo che ama parlare e scrivere di cinema – e recitare a memoria le battute di film e sitcom – a costo di annoiare amici e parenti.
Per Latina Città Aperta propone una rubrica intitolata “Un film da (ri)scoprire” per invitare i lettori a vedere o rivedere alcuni film acclamati dalla critica e dal pubblico che rischiano di dissolversi dalla memoria dello spettatore. La rubrica accoglie persino alcuni film europei o internazionali che non sono stati distribuiti nelle nostre sale cinematografiche.

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