Un film da (ri)scoprire: Sugarland Express (1974) di Steven Spielberg

Come ci ha rivelato la didascalia iniziale, l’esordio cinematografico di Steven Spielberg – dopo svariati cortometraggi come Amblin’ (1968) e il film televisivo Duel (1971) – è tratto da un fatto di cronaca avvenuto nel ’69 in Texas.

Il manifesto originale

Clovis e Lou Jean Poplin (William Atherton e Goldie Hawn) sono due sposi venticinquenni con un figlio di due anni affidato ad un’altra coppia residente a Sugarland, Texas. La ragazza è considerata non idonea all’affidamento per essere entrata e uscita di prigione, mentre suo marito deve scontare altri cinque mesi in un istituto correzionale. Quando Lou Jean lo va a trovare durante una visita coniugale all’aperto, lo convince ad evadere per riavere il bambino. Inutile dire che il viaggio si riveli tortuoso: prima rubano un’auto ad una coppia anziana, poi tengono in ostaggio il poliziotto Maxwell Slide (Micheal Sacks), che era già partito al loro inseguimento.

Una scena del film

Oltre ad una fila serpentina di volanti della Polizia, i novelli Bonnie e Clyde attirano l’attenzione di alcuni fan che li sostengono, e anche di alcuni civili armati fino ai denti.

Per questa “opera prima”, il giovane Spielberg ha vinto – in qualità di soggettista – il premio per la miglior sceneggiatura al Festival del Cinema di Cannes insieme agli sceneggiatori Hal Barwood e Matthew Robbins. Oltre a segnare la nascita di un cineasta popolare, la stessa pellicola è entrata di diritto nel filone del road movie della cosiddetta “Nuova Hollywood”.

Il giovane Spielberg sul set del film. All’epoca aveva 28 anni.

I capostipiti del (sotto)genere sono Gangster Story (Bonnie & Clyde, 1967) di Arthur Penn ed Easy Rider (1969) di e con Dennis Hooper. Prima di questi, ci sono stati molti altri film che hanno anticipato alcune dinamiche del sottogenere, in particolare Accadde una notte (1934) di Frank Capra.

Cos’hanno di speciale questi film girati per strada? Tale scelta non è mossa solamente per sfruttare il budget ridotto, anzi! Dietro a tutto questo c’è uno stile ricercato: spesso le macchine da presa sono posizionate all’interno, sul lato o sul parabrezza del veicolo, creando le cosiddette camera car; per riprendere il tragitto dall’esterno viene utilizzato un altro mezzo di trasporto – con al di sopra la mdp – che viaggia alla stessa velocità dei protagonisti. Una delle parti migliori di questo sottogenere sono indubbiamente le lenti anamorfiche, o panoramiche, utilizzate per inquadrare dei primi piani e campi lunghi alquanto ristretti ma intensi. Spesso quei paesaggi rurali – inquadrati con la luce naturale – vengono accompagnati dalla musica; in questo caso, nella colonna sonora dell’immancabile John Williams, possiamo sentire le tonalità di un’armonica blues.

John Williams, il compositore abituale del regista. Ha vinto 5 Oscar per le colonne sonore de Il violinista sul tetto (1971), Lo squalo (1974), Guerre stellari (1977), E.T. l’extra-terreste (1982) e Schindler’s List (1993)

Dal punto di vista narratologico, i road movies raccontano storie di alienazione, populismo e individualismo statunitense; personaggi che scelgono di vivere ai margini della società; amanti criminali che uccidono e rapinano per tirare avanti. In questo caso abbiamo i primi esempi dell’”estetica della violenza” che ispirerà diversi cineasti contemporanei come Scorsese e Tarantino. Tale estetica comporta la dinamicità e l’esaltazione di scenari violenti, rendendoli persino eccitanti per il pubblico in sala.

William Atherton, il protagonista maschile. Reciterà anche in Ghostbusters – Achiappafantasmi (1984) di Ivan Reitman, e in Trappola di cristallo (Die Hard, 1988) di John McTiernan.
Goldie Hawn, la protagonista femminile. Ha vinto un Oscar come miglior attrice non protagonista per Fiore di cactus (1969) di Gene Sacks. Inoltre ha recitato anche ne La morte ti fa bella (1992) di Robert Zemeckis e Tutti dicono I Love You (1996) di Woody Allen. Sua figlia è l’attrice Kate Hudson.

La cosa che ci diverte in Sugarland Express è che ci viene naturale far tifo per i protagonisti, che pur essendo dei criminali sono simpaticissimi. Persino il loro ostaggio inizia gradualmente ad affezionarsi alla coppia. La cosa si fa più evidente quando conosciamo i genitori affidatari del figlio, che sono alquanto vecchi e austeri. Persino il piccolo non fa altro che piangere in loro compagnia. Per questa ragione si spera che i nostri antieroi raggiungano il loro obiettivo.

La scena migliore di questo film rimane quella in cui Clovis e Lou Jean passano la notte all’interno di un camper in vendita – mentre l’agente Slide è rimasto ammanettato nella sua auto – e guardano dal finestrino un film con Willy Coyote e Beep Beep proiettato in un Drive In a pochi passi da loro. Essendo privo di sonoro, Clovis imita alcuni suoni caratteristici del cartone per far contenta Lou Jean. Quando iniziamo a sentire il sonoro originale – soprattutto il rumore della caduta dall’alto – Clovis continua a guardare il film in silenzio e con gli occhi spalancati; come se avesse predetto altre sventure.

Per chi ama questo genere di film non ne resterà deluso. D’altronde, quando si tratta di Spielberg lo spettacolo è assicurato.

Steven Spielberg. Ha vinto 4 Oscar, 10 Golden Globe, 4 BAFTA, 1 César onorario, 6 David di Donatello e 11 Emmy Awards.

Disponibilità: In acquisto e noleggio su YouTube, Prime Video, Google Play Film e Apple TV +.

Lorenzo Palombo si definisce come uno studente cinefilo che ama parlare e scrivere di cinema – e recitare a memoria le battute di film e sitcom – a costo di annoiare amici e parenti.
Per Latina Città Aperta propone una rubrica intitolata “Un film da (ri)scoprire” per invitare i lettori a vedere o rivedere alcuni film acclamati dalla critica e dal pubblico che rischiano di dissolversi dalla memoria dello spettatore. La rubrica accoglie persino alcuni film europei o internazionali che non sono stati distribuiti nelle nostre sale cinematografiche.

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