Cuore
Allorquando il pizzicagnolo fa risuonare le trombe di Eustachio, una frotta di piccini corre a raccolta verso le piazzetta intitolata a Giovanni Platelminta.
Ameno è lo scenario, familiarmente racchiuso e da alcuni schermi giunge la vista del mare, laggiù in Africa.
Ma ora è tutto un fremito di eccitazione, come ogni mattina. Brulichio di corse e giochi. Voci cristalline si sovrappongono ad urla primordiali: sembra il ritorno delle rondini in primavera. L’attesa ed il nervosismo incidono i molari surriscaldati degli scolari.
Arriva fra due ali di bidelli svizzeri la celebre maestrina dalla penna rossa, deliziosa e sorridente.
Non molti lo sanno, ma ella in gioventù avrebbe preferito esercitare la professione di alabardiere ed in privato, tuttora, si fa crescere i baffi. Dolce creatura! Con materna sollecitudine ella inchioda i piccini, uno per uno, alla grande porta lignea della parrocchia, seviziandoli poi con lamette da barba e brani scelti dall’opera omnia di Claudio Martelli.
Totonno, il precettore bavarese, si mostra sempre un po’ nervoso in queste circostanze e, con scarso stile, si gratta il culo di continuo. Da uomo della vecchia guardia, egli giudica i metodi della giovane insegnante eccessivamente permissivi. Di lui si sa che segò in due suo padre a sette anni di età, per scoprire se fosse vero che soffrisse di ulcera.
Alle otto in punto, fra l’untuoso tripudio di qualche raro genitore, si avvicina il Direttore Didattico, con gonnellino scozzese poggiato sulle orecchie. Il Direttore è voluminoso quanto bonario. Voci che circolano dicono che, nonostante alcuni dissapori, egli non ha mai voluto divorziare da sua moglie, un pompiere bolognese ricordato dalle cronache perché compì ogni sorta di nefandezza sul corpo settecentesco di una monaca analfabeta.
Il Direttore, fuor di tonsille, preannuncia il discorso inaugurale (lo fa tutti i giorni). I parenti e gli amici tutti si associano al suo gran dolore di testa. L’applauso caldo e vibrante che corona il suo sforzo oratorio, colpisce l’insigne pedagogo giusto sulle capsule surrenali. Non si è mai veduto nulla di simile quanto a precisione, ed infatti l’uomo stramazza giù dal palco e dal palato gli sgorga l’estremo fonema: “Gig”.
Frattanto i bambini, divenuti adulti (il discorso si è un tantino dilungato) e delinquenti incalliti, riescono a liberarsi e catturano Padre Oboe, il parroco. Sale la gazzarra della teppa che rinuncia all’esecuzione del religioso, optando per una rassegna di telenovelas a luci rosse, spacciate dall’assessore alla cultura.
Si tratta di una breve pausa, di un momento di commozione collettiva prima del rinnovato divampare della rissa.
Alcuni psichiatri d’avanguardia vengono presi a scapaccioni perché trovati in possesso di svariati autografi di Carmen Russo e le madri, tutte bicentenarie, hanno il loro da fare per trattenere i piccoli-anziani irrefrenabili.
Lo scenario sereno della piazzetta si è alquanto movimentato: pezzi di ricambio per autoveicoli pesanti giacciono sparsi sul selciato e polvere, calcinacci, alberi tritati, fanno da sfondo a tafferugli incredibili. Allorché la calma sta per essere imposta di forza da un senescente nucleo garibaldino, l’irruzione imprevista di 10 pesci laureati in scienze statistiche fa di nuovo precipitare la situazione e si torna, per così dire, in alto mare.
Ah! Ah! Ah!
Quando tutto pare ormai perduto, ecco compiersi il miracolo: è lei! Porta gli occhiali a specchio, ma la sua figura dall’elegante incedere sciolto è inconfondibile: è Madre Teresa di Calcutta che arriva con le merendine.
In alto i sombreri!
Gioite!
Torna il sorriso sul volto bonario del Direttore che l’accoglie baciandola.
Tripudio nei giovani cuori, il mondo della scuola ha vinto ancora.
Piermario De Dominicis, appassionato lettore, scoprendosi masochista in tenera età, fece di conseguenza la scelta di praticare uno sport che in Italia è considerato estremo, (altro che Messner!): fare il libraio.
Per oltre trent’anni, lasciato in pace, per compassione, perfino dalle forze dell’ordine, ha spacciato libri apertamente, senza timore di un arresto che pareva sempre imminente.
Ha contemporaneamente coltivato la comune passione per lo scrivere, da noi praticatissima e, curiosamente, mai associata a quella del leggere.
Collezionista incallito di passioni, si è dato a coltivare attivamente anche quella per la musica.
Membro fondatore dei Folkroad, dal 1990, con questa band porta avanti, ovunque si possa, il mestiere di chitarrista e cantante, nel corso di una lunga storia che ha riservato anche inaspettate soddisfazioni, come quella di collaborare con Martin Scorsese.
Sempre più avulso dalla realtà contemporanea, ha poi fondato, con altri sognatori incalliti, la rivista culturale Latina Città Aperta, convinto, con E.A. Poe che:
“Chi sogna di giorno vede cose che non vede chi sogna di notte”.