POSTINTELLIGENTE – Racconti di Piermario De Dominicis #9 “IN ORIGINE (o quasi) ERA LA TERRA”

IN ORIGINE (o quasi) ERA LA TERRA

Ma la terra così come era, ancora bella e non del tutto produttiva, non poteva andare.
Quel che fu, come spesso accade, avvenne di colpo: dalla terra sorse improvvisamente Dio.
Il curioso sta nel fatto che Egli si concretizzò insieme ad una fabbrica di pelati.
Dio non era ancora l’essere perfetto e sicuro che conosciamo oggi.
Era intorpidito, caldo di creazione, confuso.
Non aveva la più pallida idea di sé e delle proprie prerogative e stordito per la sua fresca e folgorante origine, era disturbato perfino dalla luce accecante che Egli stesso sprigionava.
Si incamminò comunque.
Fu quella che viene comunemente definita una passeggiata salutare.
Migliaia di chilometri, valli splendenti e laghi immobili, montagne angosciate e silenziose, qualche isolata centrale elettrica e tantissimi cartelloni pubblicitari. Mano a mano che procedeva si sentiva più presente e in forze, fino a che si rese conto di essere troppo potente per rimanere inerte.
Alzò lo sguardo verso il nulla grigiastro che gravava su ogni cosa. Lo vide esplodere di azzurro. Si rallegrò e sorrise. Volò incontro a questa novità attraversandola alla velocità del terrore senza avvertire alcuna resistenza.
Da un prato vicino un ometto, tale Arturo, aveva notato la scena. Scorse l’oggetto volante e ne provò spavento. Corse senza voltarsi. Giunse infine in paese. Cercò e trovò il parroco impegnato con i giochini elettronici insieme ad alcune devote.
Al racconto di Arturo il prete comprese. Smise di giocare e voltosì verso le parrocchiane disse: “andiamo ragazze, è arrivato il sostituto”.
Si misero tutti in moto e partirono.
Sul posto già si dispiegava un’organizzazione mastodontica.
Eserciti di cronisti di tutto il mondo, televisioni e radio in babelico groviglio, genitori, bambini e gioventù colorata, bande, gruppi folkloristici e majorettes.
Un boato ed un volo di palloncini salutarono l’arrivo del Papa, che prese posto con le altre massime autorità al tavolo principale, coperto di eleganti portacenere di cristallo e da un numero incalcolabile di bottiglie della bibita che sponsorizzava l’avvenimento.
Dio fu così presentato alla stampa ed ai media internazionali.
Egli spiegò il suo programma con notevole energia, celando ogni eventuale segno di emozione e rintuzzò con sicurezza le domande più politiche ed insidiose, sostenendo con i giornalisti un efficace contraddittorio.
Se si vuole essere pignoli a tutti i costi, potremmo dire che non denotò un gran senso dello humor, ma il suo emergente carisma impressionò a dovere.
Compì due o tre prodigi ed uscì tra le ovazioni e gli osanna cosicché, il giorno seguente, le prime pagine dei giornali di tutto il pianeta erano per Lui, trionfalmente.

Piermario De Dominicis

Piermario De Dominicis, appassionato lettore, scoprendosi masochista in tenera età, fece di conseguenza la scelta di praticare uno sport che in Italia è considerato estremo, (altro che Messner!): fare il libraio.
Per oltre trent’anni, lasciato in pace, per compassione, perfino dalle forze dell’ordine, ha spacciato libri apertamente, senza timore di un arresto che pareva sempre imminente.
Ha contemporaneamente coltivato la comune passione per lo scrivere, da noi praticatissima e, curiosamente, mai associata a quella del leggere.
Collezionista incallito di passioni, si è dato a coltivare attivamente anche quella per la musica.
Membro fondatore dei Folkroad, dal 1990, con questa band porta avanti, ovunque si possa, il mestiere di chitarrista e cantante, nel corso di una lunga storia che ha riservato anche inaspettate soddisfazioni, come quella di collaborare con Martin Scorsese.
Sempre più avulso dalla realtà contemporanea, ha poi fondato, con altri sognatori incalliti, la rivista culturale Latina Città Aperta, convinto, con E.A. Poe che:
“Chi sogna di giorno vede cose che non vede chi sogna di notte”.

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