Qualche cinefilo penserà sicuramente che questo film non sia esattamente da (ri)scoprire perché è già stato visto, e probabilmente avrà ragione; ma siccome è passato un mese dalla scomparsa di Sandra Milo è ugualmente doveroso dedicarle un omaggio. In effetti, tra Adua e le compagne e La visita (1964) si è rivelata una scelta complicata; ma la ragione per cui ho optato per il primo titolo è che, rispetto al secondo, si avvicina ancora di più a quel microcosmo femminile che ha reso celebre il cineasta romano.
La storia è ambientata, per l’appunto, nella capitale d’Italia, subito dopo l’approvazione della Legge Merlin (1958), che fece chiudere tutte le case del piacere.
Perciò Adua (Simone Signoret), Lolita (Sandra Milo), Marilina (Emmanuelle Riva) e Caterina detta “Millì” (Gina Rovere), quattro prostitute rimaste senza un tetto sulla testa, prendono in affitto un casale per aprire una trattoria e usarla come copertura per tornare al loro vecchio impiego. Essendo prive di licenza, Adua e le compagne si affidano a un certo Ercoli (Claudio Gora) in qualità di proprietario. Da loro pretende un milione di lire al mese, a patto che riprendano a battere senza intoppi.
A scrivere la sceneggiatura insieme al regista c’era il dinamico duo composto da Ettore Scola e Ruggero Maccari, accompagnati in quell’occasione da Tullio Pinelli.
Lo stesso Scola si ricordava che con Pietrangeli lo sguardo sulla donna stava subendo un cambiamento radicale: nel Neorealismo le donne fungevano spesso da madri, mogli, sorelle e figlie, oltre a essere di supporto in un cinema “prettamente maschile”; ma grazie allo stesso regista de La parmigiana (1963) e Io la conoscevo bene (1965) l’universo femminile, oltre a variegarsi, arrivò in primo piano, proponendo ad alcune attrici dei ruoli più sfaccettati.
Pur essendo delle prostitute – un’altra presenza costante nel nostro cinema – le donne di Pietrangeli avevano delle speranze, sogni e aspettative che finivano spesso in tragedia; esattamente come accadde a Giulietta Masina ne Le notti di Cabiria (1957) di Federico Fellini.
I personaggi maschili, invece, oltre a essere figure marginali – eccetto in Fantasmi a Roma (1961) e Il magnifico cornuto (1964) – tendevano a essere disonesti come Mastroianni in questo film, o patetici come Ugo Tognazzi in Io la conoscevo bene, e incattiviti come François Périer ne La visita.
In parole povere, questi due gruppi creavano un’atmosfera pessimistica in cui lo spettatore rideva a denti stretti; come accadeva di consueto nella Commedia all’italiana.
Comunque sia, il cinema di Pietrangeli è apprezzabile dal punto di vista formale ed emozionale, ed è un bene sapere che alcuni cinefili non si siano dimenticati di lui.
Disponibilità: In acquisto e noleggio su YouTube, Apple TV e Google Play Film.
Lorenzo Palombo si definisce come uno studente cinefilo che ama parlare e scrivere di cinema – e recitare a memoria le battute di film e sitcom – a costo di annoiare amici e parenti.
Per Latina Città Aperta propone una rubrica intitolata “Un film da (ri)scoprire” per invitare i lettori a vedere o rivedere alcuni film acclamati dalla critica e dal pubblico che rischiano di dissolversi dalla memoria dello spettatore. La rubrica accoglie persino alcuni film europei o internazionali che non sono stati distribuiti nelle nostre sale cinematografiche.