ArcheoTour: Quelle sarcicce tanto bbone!

CURIOSITÀ ROMANE

di Annamaria Sanasi

Su una targa di marmo, posta sulla facciata di un albergo di fronte al Pantheon, leggiamo uno scritto fatto incidere da Papa Pio VII:
il testo è molto esplicito e contiene frasi autocelebrative che gli attribuiscono il merito di aver ripulito la zona da tantissime botteghe.

La storia che desidero raccontare è alquanto bizzarra, risale all’Ottocento, in un momento nel quale sta per accadere qualcosa di incredibile.

L’area di cui parliamo, oggi Piazza della Rotonda (Piazza del Pantheon), era da molto tempo occupata da taverne putride, stamberghe frequentate da ubriaconi e da malviventi che spesso molestavano i poveri pellegrini e gli stranieri che venivano a Roma.

Il rione era invaso anche da tanti banchi di pollaioli e di verdurai che in un ambiente come quello finirono per creare un fitto mercato di malfattori. Pio VII decise quindi di fare piazza pulita e di eliminare quei fast food dell’epoca, convinto della loro nefasta funzione.
Con i lavori intrapresi dette insomma lustro e splendore alla piazza che ospita il massimo capolavoro dell’architettura Romana. Tolse anche gli infimi portici che, oltre ad ospitare osterie di bassa lega, erano frequentati da donnette di poca dignità.

Di tutto ciò che c’era rimase solamente una bottega che, non avendo concorrenza, ben presto diventò famosa per le sue salsicce di Norcia.
I gestori del locale, una coppia, marito e moglie, provenivano dalla stessa regione umbra: erano bravi norcini e preparavano ottime salsicce con carne gustosissima, attirando in questo modo clienti da ogni dove.
Quand’ecco che, non si sa come e perché, iniziò a circolare una strana voce: quei salumi così gustosi e appetitosi, sarebbero stati fatti non con carne suina ma, in una certa misura, con quella umana.

I pizzicagnoli erano gestori molto affabili e attiravano i loro acquirenti con quei salumi talmente appetitosi da diventare i più rinomati in tutta Roma.
La faccenda, posto che fosse vera, dovette apparire davvero orribile. Si diceva che quando entravano i consumatori, i due li analizzavano dalla testa ai piedi giacché il cliente prescelto doveva possedere caratteristiche ben precise. Per capirci meglio, lo sfortunato doveva essere piuttosto paffutello ma soprattutto ingenuo, così che potesse essere attirato con una scusa e portato a far una visita nella cantina ricca di prosciutti e salsicce.

Nei sotterranei, secondo la voce comune, veniva poi tramortito con un colpo in testa e ucciso a bastonate. I norcini tagliavano quindi le carni più adatte per la macellazione per unirle a quelle di maiale in proporzioni mai definite. La ricetta esatta, per fortuna, non ci è mai pervenuta.
Le ossa del malcapitato venivano finemente tritate, insieme alle interiora, e il tutto veniva gettato nel fiume Tevere, più raramente era dato in pasto ai cani.
Questa agghiacciante storia, vuoi o non vuoi, oltrepassò le porte della gendarmeria vaticana, ed il suo Capitano, fatte le dovute indagini, scoprì che molte persone erano scomparse e che i pettegolezzi potevano corrispondere a verità.

Ritratto di Papa Pio VII realizzato da Vincenzo Camuccini

Il Papa, senza pensarci due volte, fece imprigionare i due scellerati e li processò nella piazza della rotonda del Pantheon. Per rendere giustizia alle poverie vittime innocenti i norcini furono sgozzati e squartati in pubblico, proprio come dei maiali.
Curiosamente, quella bottega superstite è occupata ancora oggi da una norcineria, che non possiede più un vero e proprio locale sotterraneo, ma semplicemente una banale cantina. Il negozio è tuttora frequentata da clienti di ogni tipo, anche da quelli paffutelli che, attirati da merci succulente, ne vengono fuori con buste di prelibatezze o di panini imbottiti.

Annamaria Sanasi, documentarista, costretta (però non suo malgrado) a seguire il marito anche nelle peripezie più strane della Roma sotterranea. Speleologia e sub, si è interessata da sempre del mondo ipogeo anche se, specialmente in questi ultimi tempi, preferisce mettere la testa fuori del tombino alla ricerca di curiosità sopraffine di cui l’Urbe è ricchissima.

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