“Co’ ‘na fava du’ piccioni”


Ogni volta che mi capita di passare davanti alla chiesa dei Santi Apostoli, con lo sguardo sempre diretto all’imponente porticato, le tredici statue (Gesù e i 12 apostoli), che sovrastano l’attico dello stesso, mi suggeriscono una nascosta curiosità.
Anche se non ben visibile, alla base di ogni statua vi è incisa una lettera;
si potrebbe pensare che sia una frase ma non è così. Ho provato a leggerla ma mi sono subito accorta che non ha nessun senso e non sono neanche le iniziali dei nomi degli stessi apostoli.


Certamente come primo impatto potrebbe sembrare una cosa incomprensibile, ma procediamo con ordine perché tutto ha una sua spiegzione.
Infatti il mistero fu creato dal Cardinale Lorenzo Brancati di Lauria, responsabile del Monastero. Egli aveva pagato di tasca propria le donazioni delle 13 statue fatte realizzare dal Ranaldi.

Di questo era molto orgoglioso e perciò voleva essere ricordato come benefattore, ma il vigente Papa Alessandro VII non gradiva troppi ostentamenti e di conseguenza riteneva che chiunque avesse voluto fare una donazione sarebbe dovuto passare inosservato.

Papa Alessandro VII

Ciò nonostante il Cardinale proprio non voleva accettare questa imposizione e, per non passare da evergete sfrontato, escogitò un rebus:
le 13 lettere “F.L.D.L.C.S.O.T.C.E.C.V.B., ovvero le iniziali di Frater Laurentius de Laureolo Consultor Sanctii OfficiiTheologus Cardinalis Episcopus Custos Vaticanae Bibliotecae, nascondono il significato di “Fratello Lorenzo de Laureolo Consigliere, Teologo del Santo Uffizio, Cardinale Vescovo, Bibliotecario della Biblioteca Vaticana”.

In questo modo riuscì ad architettare un simpatico rompicapo, non urtò la sensibilità del pontefice Alessandro VII e allo stesso tempo soddisfò il suo orgoglio:
ovvero, tramite questo sotterfugio, prese con una fava due piccioni.

Annamaria Sanasi, documentarista, costretta (però non suo malgrado) a seguire il marito anche nelle peripezie più strane della Roma sotterranea. Speleologia e sub, si è interessata da sempre del mondo ipogeo anche se, specialmente in questi ultimi tempi, preferisce mettere la testa fuori del tombino alla ricerca di curiosità sopraffine di cui l’Urbe è ricchissima.

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