
Dove sen va così di buon mattino
quell’uomo al quale m’assomiglio un poco?
Ha gli occhi volti all’interno, la faccia
si dura e stanca.
forse cantò coi soldati di un’altra
guerra, che fu la nostra guerra. Zitto
egli sen va, poggiato al suo bastone
e al suo destino,
tra gente che si pigia
in lunghe file alle botteghe vuote.
E suona la cornetta dell’aria grigia
dello spazzino
Umberto Saba

Nel 1938, poco prima dell’inizio della seconda guerra mondiale a causa delle leggi razziali Saba viene costretto a cedere formalmente la libreria ed emigrare a Parigi. Torna in Italia alla fine del 1939 rifugiandosi a Roma, dove l’amico Ungaretti cerca di aiutarlo, purtroppo senza risultato; va nuovamente a Trieste deciso ad affrontare con gli altri italiani la tragedia nazionale. Dopo l’8 settembre 1943 è costretto a fuggire a Firenze cambiando abitazione numerose volte. Gli sono di conforto l’amicizia di Carlo Levi e di Eugenio Montale, quast’ultimo, rischiando la vita, andrà a visitare Saba ogni giorno nelle sue abitazione provvisorie. ntanto a Lugano esce la sua raccolta “Ultime cose”, che verrà poi aggiunta nell’edizione definitiva del “Canzoniere” (Torino, Einaudi) nel 1945. Nel dopoguerra Saba vive a Roma per un periodo di nove mesi, poi si trasferisce a Milano dove rimane per dieci anni. In questo periodo collabora con il ” Corriere della Sera” , pubblica “Scorciatoie” – la sua prima raccolta di aforismi con Mondadori.
Fresia Erésia, eteronimo di una poeta la cui identità è sconosciuta. Vive in subaffitto nella di lei soffitta, si ciba di versi sciolti, di tramonti e nuvole di panna. Nasconde le briciole dei tetti sotto la tovaglia e i trucioli di limature di strofe sotto il tappeto. Compone e scompone, mescola le carte, si cimenta e sperimenta.