L’epopea di Kronštadt: la resa dei conti tra idealismo e realtà [2]

                                   

SECONDA PARTE

Anni dopo, quando nel febbraio del 1921 scoppiarono gli scioperi a Mosca e Pietrogrado, i menscevichi, gli anarchici e i socialrivoluzionari affissero manifesti in cui denunciavano la mancanza di libertà come male principale del sistema e chiedevano che i soviet fossero liberamente eletti e non imposti dal partito di governo. 

La rivolta dei marinai di Kronštadt nel marzo successivo fece sperare nella caduta del bolscevismo.
Più tardi, come conseguenza della repressione della rivolta, i menscevichi vennero messi fuori legge e anche quelli riavvicinatisi al governo bolscevico furono incarcerati e condannati a morte nel periodo delle purghe staliniane.

Da questa introduzione si può già ricavare un quadro più chiaro di quello che accadde in Russia dopo le due rivoluzioni del 1917. 

Dei partecipanti alla rivoluzione di ottobre, gli operai di Pietrogrado furono i primi a protestare contro il governo.
Essi, come cause prime delle sofferenze del popolo, denunciarono la centralizzazione dei bolscevichi, la loro burocratizzazione della società e l’atteggiamento dittatoriale del governo leninista verso gli stessi operai ed i contadini.
Il partito bolscevico che aveva preso il potere nel nome di queste classi scatenò contro di loro una sanguinosa repressione che influì in senso negativo sul futuro della stessa rivoluzione russa calpestando gli ideali da cui si era mossa.

La repressione era iniziata già nel 1919 con l’assalto alle officine Putilov di Pietrogrado, che tanto avevano appoggiato la rivoluzione, durante il quale 200 operai che protestavano vennero trucidati senza processo.

Manifestanti davanti alle officine Putilov


Nel marzo dello stesso anno, ad Astrakan, di fronte allo sciopero degli operai ed alla condotta del 45° Reggimento di fanteria, che rifiutò di aprire il fuoco sugli scioperanti, e che, anzi aderì alla manifestazione, la repressione guidata da Kirov fu particolarmente atroce: nel giro di una settimana furono fucilate o annegate con una pietra al collo da 3000 a 5000 persone.
La strage di Astrakan fu il più grande massacro di operai e soldati compiuto dal potere bolscevico prima della rivolta di Kronštadt. 

Il 21 gennaio 1921 un decreto impose la riduzione di un terzo delle razioni di pane a Mosca, Pietrogrado e Kronštadte questa, come già si è accennato, fu la scintilla della rivolta.

Kronštadt è una città-fortificata situata sull’isola di Kotlin nel golfo di Finlandia, concepita dallo zar come una fortezza difensiva contro un possibile attacco dal mare verso la capitale Pietrogrado, che si trova proprio di fronte alla cittadella. 

E fu proprio a Kronštadt, nel 1921, i marinai ed i soldati, che già avevano contribuito alla vittoria della Rivoluzione di Ottobre del 1917, si ribellarono contro il potere centrale bolscevico ed a favore di un autogoverno federativo e libertario.

Tutto il potere ai Soviet e non ai partiti!”, fu il motto degli insorti dell’isola, nella quale risiedevano circa centomila persone, civili e militari, formate dagli equipaggi della flotta e dai soldati della guarnigione nonché dalle loro famiglie. 

1921 – Marinai di Kronštadt

I marinai della fortezza erano sempre stati ostili ad ogni forma di autoritarismo, per questo sin dal 1901 diedero vita ai primi circoli rivoluzionari, stampando opuscoli incitanti al sovvertimento del barcollante ordinamento zarista.

Durante la rivoluzione del 1905, nella cittadella scoppiarono più volte gravi disordini e gli abitanti si ribellarono apertamente al dispotismo imperiale.
Già allora il soviet di Kronštadt, sotto la guida di anarchici, menscevichi, socialisti di vario genere e bolscevichi, rifiutò di sottomettersi e si autonominò unico potere della cittadella.

Per soffocare quei primi vagiti rivoluzionari, venne spedito nell’isola l’autoritario ammiraglio Viren, con il compito di ripristinare l’ordine.

Il potere passò nelle mani di un “Comitato di Kronštadt del Movimento Nazionale”, eletto su mozione di Alexander Chanoch, uno studente ebreo socialrivoluzionario, comitato composto da sette militari e quattro civili.
Questa fu la decisione di un’Assemblea di delegati dell’Esercito e dei Soviet della Marina di Kronštadt.
Nel febbraio 2017 furono presi a Kronštadt dei primi provvedimenti : indicavano che i comandanti della città fortezza dovevano essere eletti dai marinai e dai soldati della base in relazione alla stima di cui godevano e non imposti dal governo centrale.
Si stabiliva anche che eventuali violenze e saccheggi dovevano essere puniti con la massima severità. 

Il porto di Kronštadt in un incisione del 1854

Da subito emersero frizioni con il Governo di Kerenskij, che tentò di imporre a Kronštadt un commissario politico come comandante, ma il designato, Viktor Pepeljaev, venne rispedito al mittente.
L’ammiraglio Viren, che gestiva ancora la base con il pugno di ferro, cercò invano di smorzare qualsiasi ribellione sul nascere.
Kronštadt spazzò via la resistenza dei militari di Viren: lui e altri 80 ufficiali e poliziotti furono fucilati, altri imprigionati, mentre a nessun civile venne torto un capello.
Nell’ottobre 1917, quello di Kronštadt fu tra i primi soviet a costituirsi, tanto che i marinai ebbero da Trotskij l’appellativo di “onore e gloria della rivoluzione”. 

Nel 1921 però i marinai di Kronštadt sapevano bene cosa accadeva fuori dall’isola e furono colpiti dai numerosi scioperi dei lavoratori, che non potevano essere certamente considerati dei reazionari.
Di lì a poco, anzi, scoprirono che l’esercito aveva sparato sugli operai affamati che scioperavano e che gli sgherri della Ceka avevano fatto fucilare gli organizzatori: proprio come aveva fatto lo zar nel 1905! 

Fu così che i bolscevichi furono rimossi dal Soviet di Kronštadt e si proclamò una Terza Rivoluzione di carattere libertario, che, per così dire, “scavalcava a sinistra” i bolscevichi.
Lenin e Trotsky decisero di reagire con la massima forza… 

Lenin e Trotsky

L’anno precedente i marinai di Kronštadt avevano inviato segretamente una delegazione per acquisire notizie più dettagliate sugli scioperi di Pietrogrado e su quelli nati in buona parte della Russia: le sue conclusioni non fecero altro che confermare l’involuzione autoritaria della rivoluzione bolscevica.

La situazione economica della nazione era in sfacelo: all’inizio del 1921 la produzione della grande industria era cinque volte inferiore rispetto all’inizio della guerra.
L’inattività dei grandi stabilimenti e la fame spingevano gli operai nelle campagne, dove la produzione agricola non raggiungeva il 60% di quella anteguerra. 

I contadini rappresentavano ancora l’80% dei lavoratori, ed anche se erano divenuti proprietari delle loro terre dovevano sopportare i prelievi forzati delle derrate alimentari a causa della guerra civile, mentre avrebbero voluto disporre del surplus per scambiarlo con altri prodotti, anche perché intanto il valore del rublo era in pratica divenuto nullo, ma anche perché provati da una forte carestia registratasi nel 1920.

La grande carestia del 1920

Lenin capì il pericolo di quella rivolta e iniziò una propaganda battente che voleva far credere al popolo russo che tutto ciò era un disegno controrivoluzionario finanziato dagli stati imperialisti esteri.
Di questo malcontento avrebbero profittato i menscevichi, socialrivoluzionari e i Bianchi, che come recitava la “vulgata” del regime leninista, stavano organizzando rivolte in varie parti del Paese. 

Nei quindici punti del proclama dei ribelli di Kronštadt si leggeva con chiarezza che s’intendeva realizzare una forma di governo improntata al trasferimento del potere verso il basso, nonché alla democrazia diretta ed al federalismo governativo.

La stampa bolscevica di regime scrisse sui rivoltosi di Kronštadt, che 

“…questi miravano invece solo a destabilizzare il potere bolscevico dall’interno, rivolgendo l’attacco contro la forza dirigente dello Stato sovietico”. 

Agli inizi di marzo del 1921 dunque i marinai si rivoltarono contro lo stato; ma non va dimenticato mai quegli stessi marinai, nella Rivoluzione d’Ottobre del 1917, avevano aiutato i bolscevichi a prendere il potere ed a mantenerlo, a costo della loro vita, nella guerra civile contro i filo-zaristi bianchi. 

L’assemblea di Kronštadt nel marzo del ‘21 approvò anche una risoluzione che prevedeva l’abolizione di ogni sorta di privilegio, anche politico.
C’erano infatti delle ineguaglianze in merito alla distribuzione delle abitazioni tra la popolazione , così ai funzionari di partito venivano attribuite case spaziose mentre ai più poveri spettavano case piccole e fatiscenti.
Di conseguenza gli insorti stabilirono che “la proprietà privata, per ciò che concerne i beni fondiari e gli immobili, è abolita”; gli appartamenti furono ridistribuiti tra i cittadini bisognosi.

Sotto il vessillo di una “terza rivoluzione” che li avrebbe liberati dal “giogo bolscevico”, i marinai, molti dei quali erano comunisti, iniziarono una rivolta che durò sedici giorni prima di essere sconfitta dall’esercito.

I bolscevichi dovettero così affrontare l’ammutinamento della loro stessa Marina in un punto strategico, quello che sorvegliava l’accesso a Pietrogrado, un luogo che anche a quell’epoca ospitava la principale base navale della Flotta del Baltico, una base che contava 690 navi da combattimento.

Continua…

Lino Predel non è un latinense, è piuttosto un prodotto di importazione essendo nato ad Arcetri in Toscana il 30 febbraio 1960 da genitori parte toscani e parte nopei.
Fin da giovane ha dimostrato un estremo interesse per la storia, spinto al punto di laurearsi in scienze matematiche.
E’ felicemente sposato anche se la di lui consorte non è a conoscenza del fatto e rimane ferma nella sua convinzione che lui sia l’addetto alle riparazioni condominiali.
Fisicamente è il tipico italiano: basso e tarchiatello, ma biondo di capelli con occhi cerulei, ereditati da suo nonno che lavorava alla Cirio come schiaffeggiatore di pomodori ancora verdi.
Ama gli sport che necessitano di una forte tempra atletica come il rugby, l’hockey, il biliardo a 3 palle e gli scacchi.
Odia collezionare qualsiasi cosa, anche se da piccolo in verità accumulava mollette da stenditura. Quella collezione, però, si arenò per via delle rimostranze materne.
Ha avuto in cura vari psicologi che per anni hanno tentato inutilmente di raccapezzarsi su di lui.
Ama i ciccioli, il salame felino e l’orata solo se è certo che sia figlia unica.
Lo scrittore preferito è Sveva Modignani e il regista/attore di cui non perderebbe mai un film è Vincenzo Salemme.
Forsennato bevitore di caffè e fumatore pentito, ha pochissimi amici cui concede di sopportarlo. Conosce Lallo da un po’ di tempo al punto di ricordargli di portare con sé sempre le mentine…
Crede nella vita dopo la morte tranne che in certi stati dell’Asia, ama gli animali, generalmente ricambiato, ha giusto qualche problemino con i rinoceronti.

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