Di Carlo Pavia
La Cloaca Massima dell’antica Roma è una delle più antiche condotte fognarie. Il nome, Cloaca Maxima in latino, significa letteralmente “la fogna più grande”, anche se delle otto (foto 1) non era veramente la più grande (nel disegno è indicata come la n°4).
Fu costruita alla fine del VI secolo a.C. al tempo degli ultimi re di Roma; in particolare il re che ne ufficializzò la costruzione fu Tarquinio Prisco.
La Cloaca Massima usufruiva dell’esperienza sviluppata dall’ingegneria etrusca, con l’utilizzo dell’arco a volta che la rendeva più stabile e duratura nel tempo. Fu una delle prime grandi opere di urbanizzazione.
Aveva origine nella Suburra e, attraverso l’Argileto, il Foro, il Velabro, il Foro Boario, si scaricava nel Tevere nei pressi di Ponte Emilio (foto 2).
Probabilmente è la più antica fogna ancora funzionante al mondo da circa 2000 anni.
Sebbene Tito Livio la descrivesse come scavata nel sottosuolo della città, scrivendo tuttavia molto tempo dopo la sua costruzione, dalle notizie di altre fonti antiche e dal percorso seguito si ritiene che in origine si trattasse per lo più di un canale a cielo aperto, che raccoglieva le acque dei corsi d’acqua naturali che scendevano dalle colline, drenando la pianura del Foro Romano e il Velabro, allora acquitrinosi, per riversarle poi nel fiume Tevere (foto 3, 4 e 5).
Questo canale, comunque scavato al di sotto del livello del suolo, sarebbe stato progressivamente coperto per le esigenze di spazio del centro cittadino.
La Cloaca Massima fu accuratamente mantenuta in buono stato per tutta l’età imperiale. Si ha ad esempio notizia di un’ispezione e di lavori di drenaggio e spurgo ad opera di Agrippa nel 33 a.C.
Le indagini archeologiche rivelano tracce di interventi di epoche diverse, con diversi materiali e tecniche costruttive (foto 6, 7 con Claudio Mocchegiani Carpano e Carlo Pavia, 8).
foto 6 foto 7 foto 8
Si hanno notizie certe del suo funzionamento anche molto tempo dopo la data tradizionale della caduta dell’Impero romano nel V secolo d.C.
Il condotto era sotto la protezione della dea Cloacina: a “Venere Cloacina” era dedicato un piccolo sacello circolare, sorto nel punto in cui il condotto entrava nel Foro Romano, davanti alla Basilica Emilia (foto 9 e 10).
foto 9 foto 10
I racconti degli storici riportano casi in cui i corpi di alcuni personaggi furono gettati nelle fogne invece di ricevere adeguata sepoltura: fu questo il caso dell’imperatore Eliogabalo e di San Sebastiano (quest’ultima scena è il soggetto di una celebre opera del pittore Ludovico Carracci, foto 11).
Ludovico Carracci 1612
Per saperne di più, Carlo Pavia, ROMA SOTTERRANEA, Gangemi Editore
Carlo Pavia è l’Archeospeleofotosub (definizione coniata dal giornalista Fabrizio Carboni per un articolo sulla rivista Panorama): archeologo, speleologo, sub e fotografo.
Autore di molti libri sulla Roma antica, fondatore delle riviste “Forma Vrbis” e “Roma e il suo impero”.