Di Carlo Pavia
L’ambiente in questione si trova a molti metri di profondità rispetto al piano stradale e chi mai immaginerebbe di trovare, sotto l’enorme mole del palazzo che attualmente ospita il Collegio Germanico, all’angolo tra via S. Nicola da Tolentino e via Bissolati (foto 1), una grande cisterna a due piani appartenuta agli Horti Sallustiani?
Sappiamo dalle fonti antiche che l’enorme dimora di Sallustio, di cui rimangono giganteschi resti in Piazza Sallustio (foto 2) e varie strutture un po’ ovunque (ma sempre nei sotterranei dei palazzi limitrofi) che questo non doveva certo essere l’unico invaso. D’altro lato il palazzo, i santuari (da qui provengono il cosiddetto magnifico Trono Ludovisi e la grande testa marmorea di Venere Erycina) e lo stadio avevano bisogno di acqua … e tanta (foto 3).
Le strutture oggi ipogee sono state viste dagli studiosi cinquecenteschi che ottimamente ne hanno riportato le immagini su carta (foto 4 e immagine in evidenza).
Della cisterna rimangono quattro navate parallele, tutte intercomunicanti, lunghe quasi 39 metri e larghe 3,30.
Le pareti sono ancora rivestite da uno spesso strato di opus signinum, molto impermeabile e forte. Sull’intonaco sono molte scritte che ci riportano agli anni bui dell’ultima guerra quando qui si vivevano momenti terribili e carichi di speranze del tipo “Vietato fumare”, “Fai silenzio e prega”, o anche “Deposito viveri”.
Notiamo delle volte molto ribassate mentre le arcate sono ampie e spesse (foto 5).
Nelle altre cisterne simili (Le Sette Sale per esempio) le divisioni tra i singoli compartimenti sono chiuse o al massimo comunicanti per il tramite di una apertura. Qui tali divisioni non sono avvertibili.
Qualche tratto del rivestimento è caduto lasciando scoperta la cortina in laterizio che data con esattezza il monumento: opera adrianea, come d’altra parte tutte le costruzioni degli Horti Sallustiani.
Più o meno al centro di una delle stanze una interessante scale a chiocciola in cemento (foto 6) sfonda il pavimento in opus signinum ed accenna ad infilarsi ancor più in profondità (foto 7 e 8).
foto 6 foto 7 foto 8
Per il tramite di questo moderno elemento sarà possibile raggiungere un ambiente ancora più sotterraneo (foto 9). Al di sotto è un’altra serie di camere con volta ribassata che raggiunge al massimo l’altezza di 1,80 metri. Tali ambienti non presentano l’intonaco impermeabile; la loro funzione era quella di sostruzione o fondazione del piano superiore.
L’ambiente sotterraneo era raggiungibile per il tramite di altre scale moderne (foto 10) che si dipartono da cantine di altri stabili locali, oggi tamponate.
foto 9 foto 10
Per saperne di più, Carlo Pavia, ROMA SOTTERRANEA, Gangemi Editore
Carlo Pavia è l’Archeospeleofotosub (definizione coniata dal giornalista Fabrizio Carboni per un articolo sulla rivista Panorama): archeologo, speleologo, sub e fotografo.
Autore di molti libri sulla Roma antica, fondatore delle riviste “Forma Vrbis” e “Roma e il suo impero”.