“Scrivo, narro, resisto”, Luis Sepúlveda scrittore

Se n’è andato anche Luis Sepúlveda, portato via dal Covid19, il virus che ha immobilizzato un pianeta, congelato il tempo per riportarlo dentro il Tempo, ridotto all’essenzialità i bisogni, ristabilito confini, che non siano del pensiero e dell’immaginazione, messo a dura prova il coraggio, perché, come Luis ci ha insegnato

“vola solo chi osa farlo”.

Stavolta però Luis è volato lontano da qui, via da questo pianeta che non abbiamo amato e rispettato, non come avremmo dovuto.
Il virus non fa distinzioni, ma non è affatto egualitario, esso non ristabilisce alcuna giustizia terrena e, come accade sempre per ogni disgrazia, sin dalla notte dei tempi, affligge di più chi già è afflitto, priva e depaupera maggiormente chi è già provato, non ascolta chi geme o chi porta nel cuore parole mai dette… Covid non è un “killer sentimentale”, uccide e basta, e non ha risparmiato neanche Sepúlveda, scrittore eccezionale, di una specie in via di estinzione, non adatto agli show letterari e alle passerelle, ma ispirato a un ideale di Letteratura come missione in difesa dei deboli, dei dimenticati, della terra ferita.

Luis Sepúlveda è stato un uomo appassionato e coerente, con una grande capacità di affabulazione, ma soprattutto è e resterà uno che mette in ordine le parole con rispetto, perché esse gli servono a raccontare la Vita; questo è il terreno sul quale le parole che,

“hanno un profondo senso della vergogna e soffrono se sono usate male”,

assolvono finalmente la propria funzione importante. Per questo Sepúlveda ha speso una vita intera a scrivere, narrare e resistere.

Non serve aggiungere altro sulla sua vita e le sue opere, sono talmente note, e poi in fondo, come egli stesso ha scritto,

“le biografie degli uomini coerenti sono brevi”;

perciò preferisco lasciare qui soltanto questo mio “grazie, Luis”, a te va la nostra gratitudine e il nostro ultimo saluto; continueremo a vivere “mutilati della tua compagnia, e sentiremo questo vuoto nelle ossa”, come accade per gli amici che ci mancano per sempre, ma almeno potremo continuare a essere rischiarati dalle tue parole.

“Metto in ordine le parole che mi consentono di narrare l’universo e poiché sono fedele ai miei, a coloro che rendono possibile la vita con il loro sforzo di resistenza, scrivo, narro e resisto.”

Luis Sepúlveda

Fino a poco tempo fa mi sono nascosta dietro l’eteronimo di Nota Stonata, una introversa creatura nata in una piccola isola non segnata sulle carte geografiche che per una certa parte mi somiglia.
Sin da bambina si era dedicata alla collezione di messaggi in bottiglia che rinveniva sulla spiaggia dopo le mareggiate, molti dei quali contenevano proprio lettere d’amore disperate, confessioni appassionate o evocazioni visionarie.
Oggi torno a riprendere la parte di me che mancava, non per negazione o per bisogno di celarla, un po’ era per gioco un po’ perché a volte viene più facile non essere completamente sé o scegliere di sé quella parte che si vuole, alla bisogna.
Ci sono amici che hanno compreso questa scelta, chiamandola col nome proprio, una scelta identitaria, e io in fin dei conti ho deciso: mi tengo la scomodità di me e la nota stonata che sono, comunque, non si scappa, tentando di intonarmi almeno attraverso le parole che a volte mi vengono congeniali, e altre invece stanno pure strette, si indossano a fatica.
Nasco poeta, o forse no, non l’ho mai capito davvero, proseguo inventrice di mondi, ora invento sogni, come ebbe a dire qualcuno di più grande, ma a volte dentro ci sono verità; innegabilmente potranno corrispondervi o non corrispondervi affatto, ma si scrive per scrivere… e io scrivo, bene, male…
… forse.
Francesca Suale

Un commento su ““Scrivo, narro, resisto”, Luis Sepúlveda scrittore

  1. siamo tutti più poveri senza Luis Sepúlveda. Mi inchino alla sua grandezza nella semplicità, nella normalità, nel suo narrare profondo, gentile, bello, rassicurante, nonostante i drammi che ha visto e le ingiustizie contro le quali non ha mai smesso di lottare. Ecco se vogliamo onorarlo dobbiamo continuare nella sua resistenza contro i soprusi e la sopraffazione. Dobbiamo continuare anche nella sua essenza dell’essere lontano dall’apparire o dal diventare. Lui era già un grande e non doveva diventare nulla di più di un Uomo, un essere umano. Un gigante in questo mondo pieno di cialtroni che diventano capi di stato, primi ministri, ministri, padroni di partito senza umanità perché senza conoscenza e cultura. Aggiungo uno stralcio di Gabriele Salari per Greenpeace: https://www.greenpeace.org/italy/storia/7251/lo-scrittore-guerriero/

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