ArcheoTour: Il Palatino sotterraneo – seconda parte –

Di Carlo Pavia

Il Palatino, essendo il colle più antico di Roma, presenta importanti vestigia ipogee di tutti i tempi, dall’epoca arcaica al medioevo, secoli di stratigrafia.

foto 1

La Casa di Augusto e Livia

La Casa di Augusto costituisce il monumento per eccellenza del Palatino, al quale pochi altri possono venire paragonati per importanza storica e interesse archeologico, e nel quale si rinvengono le più alte espressioni artistiche pittoriche. In quest’ultimo biennio l’attività della Soprintendenza speciale per i beni archeologici di Roma si è concentrata essenzialmente attorno al peristilio (giardino porticato a colonne) della prima fase della Casa di Augusto (quando ancora non era imperator), sui cui lati settentrionale e orientale si aprono i locali più rappresentativi dell’abitazione. Tutte queste stanze hanno conservato resti del pavimento in mosaici bianchi e neri piuttosto semplici. nel tablino si è anche conservata una conduttura di piombo, che portava acqua alla casa; su di essa, come di consueto, si trova il nome del proprietario, Iulia Aug(usta), che ha fatto pensare a Livia, ma anche alla figlia di Tito, Giulia (foto 2 e 3).

Proprio grazie all’allestimento di un percorso attraverso il peristilio stesso, viene così aperto alla visita il settore della casa che eccelle per l’altissima qualità delle sue decorazioni pittoriche.
Oltre al cosiddetto studiolo dell’imperatore, preziosa testimonianza del raffinato gusto decorativo augusteo sono restituiti nel loro primitivo aspetto e per la prima volta visibili a studiosi e pubblico: il “cubicolo inferiore”, il grande oecus (ambiente di soggiorno e di ricevimento) e i locali denominati della rampa e dell’antirampa. Le loro splendide decorazioni, capisaldi nella storia della pittura romana, fanno della casa del primo imperatore il maggior complesso pittorico di secondo stile (da foto 4 a 11).

Gli ambienti visitabili sono venuti alla luce con gli scavi eseguiti nella zona augustea dal professor Gianfilippo Carettoni alla fine degli anni Settanta del secolo scorso (foto 12).

foto 12

Decorati con affreschi e stucchi, rappresentano un importante esempio di pittura romana della fine del I sec. a.C. e il risultato di una impegnativa opera di restauro che ha interessato il grande oecus, l’ambiente della rampa, due cubicoli sovrapposti. 
Il restauro degli ambienti, quindi, ha richiesto l’intervento sulle superfici e soprattutto la ricomposizione dei frammenti (da foto 13 a 17),

attraverso cui giungere alla restituzione dell’impianto decorativo di questa ala della Casa di Augusto, così come era al tempo dell’Imperatore (da foto 18 a 20).

La Casa di Augusto al Palatino rappresenta non solo un luogo denso di significato storico, ma costituisce anche uno degli esempi più raffinati ed eleganti delle pitture che decoravano gli ambienti delle abitazioni patrizie (foto 21).

foto 21

Le stanze che oggi possono essere visitate sono precedute da un ambiente coperto da una volta a botte ed occupato da una rampa: nonostante si trattasse di un ambiente di passaggio, la volta è decorata da affreschi riproducenti un motivo a cassettoni, mentre le pareti presentano decorazioni ispirate ad elementi geometrici. Le due piccole stanze a fianco della rampa erano probabilmente riservate agli ospiti, mentre l’ultima stanza, al piano superiore, era dedicata all’uso privato ed esclusivo dell’imperatore. Gli affreschi datano gli ambienti al periodo mediano del Secondo Stile, tra la fine del I sec. a.C. e l’inizio del I d.C.: si percepisce nettamente la ricerca di uno stile più arcaico e severo negli ambienti di rappresentanza, ove venivano intrattenuti e ricevuti gli ospiti, mentre lo stile si connota per temi fantastici ed atmosfere ariose, sottolineate dai colori tenui e brillanti, nello studio privato dell’impero.

Il Lupercale

 Un buon numero di fonti antiche ci informa sulle origini e sulla natura del Lupercale, la grotta nella quale giunsero, trasportati dal Tevere in piena, Remo e Romolo, e sui Lupercalia, festività ad esso connessa, dedicata a Lupercus, divinità protettrice della fertilità, del bestiame e del raccolto.
Dionigi di Alicarnasso descrive il luogo di culto come una grotta, circondata da un bosco sacro, all’interno della quale era una sorgente:

“E per prima cosa costruirono un tempio a Pan Liceo – per gli Arcadi è il più antico e il più onorato degli dei – quando trovarono il posto adatto”.

Ora, è vero, da quando il quartiere dell’area sacra si è unito alla città, è divenuto difficile comprendere l’antica natura del luogo.
Tuttavia, al principio, ci è stato detto, c’era una grande grotta sotto il colle, coperta a volta, accanto a un folto bosco; una profonda sorgente sgorgava attraverso le rocce, e la valletta adiacente allo strapiombo era ombreggiata da alberi alti e fitti.
In questo luogo costruirono un altare al dio e fecero il loro tradizionale sacrificio, che i Romani hanno continuato a offrire in questo giorno del mese di Febbraio, dopo il solstizio di inverno, senza alterare nulla nei riti allora stabiliti”.
Nel 1526 venne scoperta, ai piedi dell’angolo sud occidentale del Palatino, una grotta-ninfeo decorata con conchiglie e pietre, secondo il Lanciani da identificare con il Lupercale. Per lo Hulsen doveva trattarsi invece del ninfeo di una ricca domus privata.
Secondo il De Angelis D’Ossat la grotta e la fonte perenne in essa sgorgante, che secondo le fonti era soggetta a inondazioni del Tevere, poteva trovarsi nelle ghiaie di base del Palatino, a una quota approssimativa di 8 metri sul livello del mare.

foto 22

Qualche anno fa, l’annuncio del ritrovamento, nel corso di controlli sulla statica del Palatino (foto 22), di un ambiente ipogeo sontuosamente decorato tra la chiesa di Sant’Anastasia e il tempio di Apollo, nell’area di pertinenza della casa di Augusto, ha dato origine a una nuova discussione sulla possibilità di identificarvi il Lupercale, nella versione “monumentalizzata” di Augusto.
La grotta è stata rinvenuta a 16 metri di profondità, è alta 9 metri e ha un diametro di circa 6 metri. La volta è riccamente decorata (da foto 23 a 25) con motivi geometrici realizzati a mosaico policromo e filari di conchiglie, con al centro l’aquila di Augusto. Potrebbe essere la stessa scoperta nel 1526.


Per saperne di più, Carlo Pavia, ROMA SOTTERRANEA, Gangemi Editore

Fine

Carlo Pavia è l’Archeospeleofotosub (definizione coniata dal giornalista Fabrizio Carboni per un articolo sulla rivista Panorama): archeologo, speleologo, sub e fotografo.
Autore di molti libri sulla Roma antica, fondatore delle riviste “Forma Vrbis” e “Roma e il suo impero”.

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