ArcheoTour: I tre Templi del Foro Olitorio – prima parte –

Di Carlo Pavia

Il Foro Olitorio (Forum Holitorium in latino) è un’area archeologica alle pendici del Campidoglio, tra il Teatro di Marcello e il Foro Boario (foto 1).

foto 1

In età antica costituiva il mercato della verdura e della frutta, così come l’area dell’adiacente foro boario era adibita al mercato della carne. Al suo interno si trovava anche un’area sacra comprendente i tre tempietti dedicati a Giano, Speranza e Giunone Sòspita (foto 2).

foto 2

All’età repubblicana (più precisamente, nel periodo tra le due guerre puniche) risale l’edificazione dell’area sacra del foro, successivamente sottoposta a rifacimenti nel I secolo a.C., che comportarono l’abbattimento di un quarto tempio, operato da Cesare.
Il quarto tempietto era situato di fianco al tempio di Giano; venne distrutto durante i lavori di costruzione del teatro di Marcello (poi completato da Augusto). Costruito da Manio Acilio Glabrione, console nel 191 a.C., il tempio era anche luogo di culto di Diana o, secondo alcuni, della Pietas. Probabilmente è proprio in questa occasione che furono asportate le protomi angolari del Tempio di Giano ma fortunatamente ancora si conservano (foto 3, 4, 5, 6); dovevano sorreggere una transenna marmorea (due sono sul Ponte Fabricio, una inglobata al monumento del Belli e una quarta in un magazzino del Museo delle Terme).

Le scalinate dei tre templi non erano fra loro assiali, a conferma dell’assenza di un criterio urbanistico unitario in età repubblicana (foto 7).

foto 7

Prima della loro edificazione, che ha delimitato l’estensione del mercato, questo probabilmente doveva arrivare fino al Tevere.
Questi templi fanno oggi parte della struttura della Basilica di San Nicola in Carcere (foto 8), della cui esistenza si hanno le prime notizie nell’XI secolo nel Liber Pontificalis.

foto 8

Il tempio della Speranza (in latino: Aedes Spei) era situato a sinistra (guardando frontalmente la chiesa di S. Nicola in Carcere), in opposizione al tempio di Giano. Fu costruito ai tempi della prima guerra punica da Aulo Atilio Calatino e venne restaurato nel 232 a.C. Fu ricostruito dopo l’incendio del 213 a.C. che distrusse anche i templi dell’area sacra di Sant’Omobono, e, infine, fu restaurato nel 17 da Gaio Giulio Cesare Claudiano Germanico.

Il tempio era periptero, di ordine dorico, con sei colonne sul fronte e undici sul lato lungo. Il tempio era fatto con colonne di travertino greggio, successivamente ricoperte di stucco per simulare l’aspetto del marmo. Misurava 25 metri in lunghezza e 11 in larghezza.
Del tempio rimangono sei colonne con architrave inglobate nel fianco sinistro della chiesa di San Nicola (foto 9 e 10).

foto 9
foto 10


Per saperne di più, Carlo Pavia, ROMA SOTTERRANEA, Gangemi Editore

Continua…

Carlo Pavia è l’Archeospeleofotosub (definizione coniata dal giornalista Fabrizio Carboni per un articolo sulla rivista Panorama): archeologo, speleologo, sub e fotografo.
Autore di molti libri sulla Roma antica, fondatore delle riviste “Forma Vrbis” e “Roma e il suo impero”.

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