Di Carlo Pavia
Il tempio di Giunone Sòspita era situato tra il tempio della Speranza e quello di Giano, dove attualmente sorge la chiesa di San Nicola in Carcere, che si stabilì sulle sue rovine verso la fine dell’XI secolo.
Costruito verso il 195 a.C. da Gaio Cornelio Cetego era periptero, di ordine ionico, con sei colonne sul fronte, tre file di colonne sul lato anteriore e due sul posteriore. Una gradinata in travertino, utilizzata ancora oggi per entrare nella chiesa, conduceva al pronao del tempio.
Nei sotterranei si possono vedere ancora i blocchi forati su cui erano infilati i cardini del portale (foto 11 A e B) e, attraverso una apertura del muro di riempimento (foto 11 C), il primitivo altare su cui poggia oggi la gradinata d’accesso (foto 12).
Era il più grande dei tre templi, poiché misurava 30 metri in lunghezza e 15 metri in larghezza, oltre ad essere stato il più alto (ciò si evince comparando le colonne preservatesi di ognuno dei tre templi, foto 13).
La struttura attuale appartiene al restauro dovuto a una Cecilia Metella, effettuato nel 90 a.C. Il tempio di Giano era quello situato sulla destra e il più vicino al Teatro di Marcello. Costruito da Caio Duilio all’epoca della prima guerra punica l’edificio venne restaurato nel 17 da Tiberio. Il tempio era del tipo periptero sine postìcum (con colonne su tre lati), con otto colonne in tufo (peperino) sui lati lunghi e sei sul fronte (esastilo), rivestite di stucco e rialzate su un basso podio elegantemente sagomato (foto 14, 15 e 16).
Nei sotterranei è possibile vedere il podio laterale sia di questo tempio che di quello di Giunone. Sul basamento del Tempio di Giunone si notano ancora le cellette dei mummulari (i cambiavalute) con i fori in cui venivano infilate le mensole lignee (foto 17) destinate a sorreggere i numerosi sacchetti di monete (foto 18)
foto 17 foto 18
già controllate dagli addetti ai lavori, dei quali addetti abbiamo anche il nome in quanto si firmavano sulle asticelle (tessere mummularie, foto 19-22) in avorio che sigillavano i contenitori stessi.
Per saperne di più, Carlo Pavia, ROMA SOTTERRANEA, Gangemi Editore
Fine
Carlo Pavia è l’Archeospeleofotosub (definizione coniata dal giornalista Fabrizio Carboni per un articolo sulla rivista Panorama): archeologo, speleologo, sub e fotografo.
Autore di molti libri sulla Roma antica, fondatore delle riviste “Forma Vrbis” e “Roma e il suo impero”.