La Chimica intorno a noi e in noi – Nona parte

Avevamo lasciato Lucrezia, la protagonista del nostro racconto, mentre, finito il lavoro, stava tornando a casa in una fredda serata invernale. Arrivata nel suo monolocale, la ragazza si spoglia del cappotto e della pesante sciarpa di lana e si sdraia sfinita sul divano.
Si sente poco bene, si tocca la fronte ed è un po’ calda. Si alza per recuperare in un cassetto un vecchio termometro che le ha regalato sua nonna e si misura la febbre.

Ci sono cose che diamo per scontate ma che alle spalle hanno lunghe storie. Sono serviti secoli, infatti, per mettere a punto lo strumento, ora anche banale, che tutti abbiamo a casa per mettere in relazione una variazione della temperatura con uno stato patologico del corpo.
Ai tempi di Ippocrate per misurare la temperatura del corpo si usavano solo le mani, sebbene febbre e brividi fossero già conosciuti come segni di una malattia.
Nel Medioevo i quattro umori erano assegnati a quattro qualità: caldo, freddo, secco e umido, il che, di nuovo fece acquistare importanza alla importanza.
Ma prima di arrivare al piccolo termometro clinico usato per misurare la febbre, o all’ormai famoso termoscanner, tornato in auge ovunque da quando il COVID-19 ha fatto la sua apparizione, la strada è stata molto lunga, costellata da alcuni precursori piuttosto ingombranti, che hanno sfruttato materiali via via più funzionali e scale più comode.

Il primo prototipo lo inventò Galileo Galilei, che nel 1592 mise a punto un termoscopio, uno strumento ad aria, che era in grado di rilevare le temperature ambientali ma senza una scala di riferimento.

Il termoscopio di Galileo Galilei

Il primo termometro clinico (a bocca), fu inventato da Santorio Santorio un medico e docente a Padova che riprese il lavoro di Galileo, ma che per primo, nel 1612, introdusse una scala di riferimento per la temperatura, per cui finalmente si poteva parlare di termometro.
Santorio si rese conto che il termometro poteva essere un sistema scientifico preciso per misurare la temperatura corporea, le sue variazioni e la febbre che insorge durante un processo patologico.

Gabriel Daniel Fahrenheit

Nel 1714 lo scienziato olandese Gabriel Daniel Fahrenheit mise a punto il termometro a mercurio in vetro.
Fahrenheit osservò infatti che il mercurio si espandeva e contraeva più rapidamente di altri elementi, inoltre aggiustò la scala di riferimento della temperatura in modo che il punto di fusione del ghiaccio fosse ai 32 gradi e la normale temperatura corporea 96 gradi, per facilitare l’utilizzo del termometro, perché i numeri chiave dei due punti fissi erano divisibili per quattro. Questa scala è tuttora utilizzata in U.S.A.

Anders Celsius

Qualche decennio dopo Fahrenheit, l’astronomo svedese Anders Celsius definì una nuova scala di temperatura che andava dal punto di congelamento dell’acqua – indicato come 0°C – al punto di ebollizione della stessa – indicato come 100°C (la ben nota scala Celsius).
Per arrivare al termometro che tutti noi conosciamo, si dovrà aspettare Thomas Clifford Allbutt, che nel 1866 inventò un termometro portatile a mercurio lungo circa 15 cm e in grado di leggere la temperatura corporea in 5 minuti.
Fu utilizzato praticamente per oltre un secolo.

Da quel momento in poi la misura della temperatura sarebbe diventata una routine imprescindibile.

Dal 2009 il mercurio usato fino a quel momento nel termometro classico fu sostituito, perché tossico, con un’altra lega di metalli (principalmente gadolinio).
A causa della epidemia di Sars del 2003, la Defense Science and Technology Agency di Singapore e la Singapore Technologies Electronics, nello stesso anno misero a punto il primo sistema a infrarossi utilizzato per lo screening della febbre di grandi gruppi di persone, il progenitore dell’attualissimo TERMOSCANNER.

Lucrezia toglie il termometro da sotto l’ascella e purtroppo la febbre è un po’ alta: 38°C. Un’ aspirina è necessaria.

La storia di questo farmaco è curiosa e interessante.
Nel 1763 il reverendo Edmund Stone, parroco anglicano di Cotswolds in Inghilterra, preparò un infuso di corteccia di salice bianco e lo diede da bere alle persone colpite da febbre nel suo villaggio.
Oggi sappiamo che la cura era efficace perché Stone aveva somministrato ai suoi compaesani una soluzione che, all’interno dell’organismo umano, produceva acido salicilico, un composto in grado di far calare la febbre. Nel secolo successivo si continuò a utilizzare questa semplice ma efficace terapia nonostante i suoi importanti effetti collaterali (ulcere della bocca e dello stomaco).
Finalmente nel 1893 due chimici della Bayer: Felix Hoffmann e Heinrich Dreser produssero un derivato dell’acido salicilico, precisamente l’acido acetil salicilico che fu poi chiamato aspirina.

Felix Hoffmann e la pubblicità dell’Aspirina

La terapia con aspirina divenne relativamente sicura rispetto a quella con acido salicilico e per oltre un secolo ha recato e anche oggi reca sollievo a milioni di persone nel mondo. Negli Stati Uniti se ne fa un uso smodato, circa 20 miliardi di compresse di aspirina all’anno.

Lasciamo Lucrezia davanti alla televisione con la sua aspirina e una calda tazza di latte e miele: buonanotte!

LA CHIMICA IN VERSI

di Alberto Cavaliere

MERCURIO

Ce n’è pochissimo libero e puro;
invece trovasi nel suo solfuro.
In forni appositi, con abbondanza
d’aria, riscaldasi questa sostanza
(che diffusissima e assai pregiata
è nel ricchissimo Monte Amiata)
e s’ha il mercurio per riduzione
lenta dell’ossido in formazione.
Pesante liquido d’un bianco argento,
esso ha metallico comportamento:
metallo e liquido, proprio così!
Ed ha per simbolo questo: Hg.
Esso le amalgame forma, pertanto,
con i metallici corpi soltanto.
Oltre che in chimica, dove impiegato
è per la fabbrica del fulminato,
oltre che in fisica, perché misura
l’indispensabile temperatura,
nell’arte medica, quest’Hg,
sempre più credito trova oggidì.
Ha di due generi le basi e i sali:
ecco i caratteri dei principali.
Per aver l’ossido, il mercuroso,
il quale è, instabile e velenoso,
un sal solubile, come il nitrato,
insieme trattasi con un idrato.
Esso è una polvere che per azione
del sole subito si decompone.
Cloruro al minimo, molto alla mano,
chiamato in genere calomelàno:
bianco insolubile, è questo sale
un diffusissimo medicinale.
Quello mercurico, molto impiegato,
è assai venefico: è il sublimato.
Esso precipita e si raccoglie
quando il cloridrico l’ossido scioglie.
Popolarissimo fra le sartine:
quando la tragica parola “fine”
tronca un idillio sentimentale,
non san ricorrere che a questo sale;
ma, colte subito dal reo rimorso,
svengono, gridano, chiedon soccorso;
e al Policlinico un’efficace
lavanda gastrica dà lor la pace.
L’acido nitrico, se concentrato,
scioglie il mercurio dando un nitrato
bianco, il mercurico: in diluizione,
di quello al minimo s’ha formazione.
Quando il solforico viene scaldato
con il mercurio, forma il solfato:
posto che l’acido sia diluito
(un caso analogo al riferito),
s’ottiene al minimo questo composto;
s’ottiene al massimo nel caso opposto,
Ed è una polvere Ch’è, bianca o quasi,
poco solubile in ambo i casi.
Solfuro: è libero, rosso d’aspetto
ed insolubile; cinabro è detto,
Lettore amabile, fa gli scongiuri:
sai gli usi pratici dei due cloruri?
Essi hanno un’ardua, nobile mèta:
tentan d’abbattere la spirocheta
pallida, pallida, ragazzo mio…..
E dalle femmine ti guardi Dio!

Continua…

Fausto Bonifacio nasce a Milano nel 1951, si laurea in Chimica Pura nel 1975 e dopo un anno di servizio militare viene assunto, presso un’importante azienda farmaceutica milanese, con la mansione di operatore di laboratorio di ricerca.
Nel 1988 emigra, al contrario, nella città di Frosinone e prende servizio quale direttore della funzione Ricerca e Sviluppo di una nota azienda chimico-farmaceutica operante nel settore della sintesi e produzione di principi attivi .
Nel 1998 viene assunto, con la qualifica di direttore Ricerca e Sviluppo, da una nota azienda chimico-farmaceutica situata nei pressi di Latina e ricopre inoltre lo stesso incarico nella consociata spagnola di tale azienda.
Nel 2004 emigra in toscana presso un’importante azienda chimico-farmaceutica dove ricopre la carica di direttore di stabilimento fino al 2013 quando cessa l’attività lavorativa godendosi poi la meritata pensione.
Attualmente vive e saltuariamente lavora a Latina.

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