Lucrezia si è addormentata sul divano davanti alla televisione. Almeno durante il sonno la chimica sembra lasciarci in pace, ma non è così.
Gli antichi Greci credevano che il sonno fosse provocato dal dio Ipno.
Tra gli altri loro dei vi era poi Oniro, figlio della Terra o della Notte, responsabile dei nostri sogni.
Più tardi Ovidio, nelle Metamorfosi, individuò invece in Morfeo, figlio di Ipno e della Notte, il vero artefice dei nostri sogni notturni.
Al di là della mitologia, il sonno ha sempre rappresentato un interessante enigma scientifico, sia per quanto riguarda la comprensione della sua utilità, sia per quanto concerne l’individuazione dei meccanismi che lo determinano.
Che all’origine del sonno vi fosse qualche sostanza chimica circolante nel sangue, è stata una delle prime idee nate nella mente dei ricercatori che studiavano l’alternanza sonno-veglia.
Nel 1910 due francesi, Renè Legendre e Henri Pièron, resero pubblici i risultati dei loro esperimenti sui cani.
Alcuni cani furono costretti a rimanere svegli per 10 giorni.
Venne quindi prelevato il loro liquido cerebrospinale che fu successivamente iniettato nel sistema nervoso di altri cani.
Dopo circa un’ora questi caddero in un sonno profondo.
Questo risultato stava a indicare che qualche sostanza capace di indurre il sonno era presente nei liquidi cerebrali. I due scienziati la chiamarono IPNOTOSSINA.
Nel 1964 Monnier e Hosli individuarono una sostanza, chiamata peptide, inducente sonno che prelevata dal sangue di conigli addormentati, faceva addormentare altri conigli ai quali veniva iniettata.
Nel 1967 lo scienziato americano John Pappenheimer ripetè esperimenti simili a quelli dei ricercatori sopra citati, utilizzando capre.
Dal loro liquido cerebrospinale fu in grado di isolare una sostanza che chiamò FATTORE S la quale, nel 1982, venne identificata come MURAMIL PEPTIDE, una molecola prodotta dal sistema immunitario.
Da questa evidenza qualcuno ha ipotizzato che il sonno possa avere una funzione importante nell’ottimizzare i processi di risposta nei confronti delle infezioni.
Non sarebbe quindi casuale il fatto che quando l’organismo viene colpito da una malattia infettiva, insieme alla febbre si osservi anche una maggior propensione al sonno.
Una funzione rilevante, nella chimica del sonno sembra averla un’altra sostanza chiamata MELATONINA, prodotta principalmente dalla ghiandola pineale (epifisi), che si trova in profondità nel cervello, tra i due emisferi. Verso la metà degli anni settanta Harry J. Lynch e collaboratori, dimostrarono che la produzione di MELATONINA segue un ritmo circadiano, che si compie cioè nell’arco di 24 ore.
La MELATONINA comincia a essere prodotta dopo la comparsa dell’oscurità e la sua concentrazione nel sangue aumenta progressivamente nelle ore notturne. Il massimo della concentrazione si ha tra le 2 e le 4 di notte. Dopodichè la concentrazione comincia a ridursi progressivamente avvicinandosi al mattino.
L’esposizione alla luce inibisce la produzione della MELATONINA.
La MELATONINA viene sintetizzata nella ghiandola pineale partendo da un’altra sostanza, prodotta dalla stessa ghiandola, chiamata SEROTONINA che ha un ruolo attivo anche nel regolare i cicli sonno-veglia.
Essa viene prodotta nelle ore di luce, ci mantiene attenti e vigili, stimola le attività di apprendimento e la memoria, aumenta lo stato di coscienza e di concentrazione, agisce sull’umore e stimola varie attività fisiologiche.
Nelle ore notturne buona parte della SEROTONINA viene convertita in MELATONINA, con le conseguenze che abbiamo visto sopra.
Esiste anche un’altra sostanza che sembra avere importanza nell’induzione del sonno. Il suo nome è OREXINA. Nelle ore di veglia la sua concentrazione nel sangue è elevata mentre durante il sonno la sua concentrazione cala sensibilmente.
Uno studio effettuato da Jerome Siegel, professore di psichiatria alla Università della California, ha dimostrato che le persone che hanno sofferto di profonda sonnolenza diurna (narcolessia) e di debolezza muscolare improvvisa, mostrano concentrazioni molto basse di OREXINA nel sangue. Da quanto sopra esposto, sia pure in maniera sintetica, si comprende quanto complessi siano i meccanismi cerebrali che regolano i nostri cicli di veglia e di sonno.
In ogni caso, ancora una volta, la chimica gioca un ruolo fondamentale.
E ora è tempo che Lucrezia riposi tranquilla …
Fausto Bonifacio nasce a Milano nel 1951, si laurea in Chimica Pura nel 1975 e dopo un anno di servizio militare viene assunto, presso un’importante azienda farmaceutica milanese, con la mansione di operatore di laboratorio di ricerca.
Nel 1988 emigra, al contrario, nella città di Frosinone e prende servizio quale direttore della funzione Ricerca e Sviluppo di una nota azienda chimico-farmaceutica operante nel settore della sintesi e produzione di principi attivi .
Nel 1998 viene assunto, con la qualifica di direttore Ricerca e Sviluppo, da una nota azienda chimico-farmaceutica situata nei pressi di Latina e ricopre inoltre lo stesso incarico nella consociata spagnola di tale azienda.
Nel 2004 emigra in toscana presso un’importante azienda chimico-farmaceutica dove ricopre la carica di direttore di stabilimento fino al 2013 quando cessa l’attività lavorativa godendosi poi la meritata pensione.
Attualmente vive e saltuariamente lavora a Latina.