Nel mio dormiveglia
Cortile, casa e cortile, nei passi.
Poi le strade vanno su, le strade insieme alla grondaia.
(Non potevi che il rumore dell’acqua
e il venire giù della legna dirmi…)
Fai fatica, non so: sei un tronco che resta piegato,
non portato via, piegato,
e non dice niente nelle tante dita,
dove si sente così piegato,
non dice niente della pioggia.
Ci sono lamiere ogni tanto,
delle lamiere che passano la carne, e tu mi guardi tanto.
Passa il becco di un uccello e un’ala.
Va via tra i vestiti nelle ossa il dolore.
Mario Benedetti
Fresia Erésia, eteronimo di una poeta la cui identità è sconosciuta. Vive in subaffitto nella di lei soffitta, si ciba di versi sciolti, di tramonti e nuvole di panna. Nasconde le briciole dei tetti sotto la tovaglia e i trucioli di limature di strofe sotto il tappeto. Compone e scompone, mescola le carte, si cimenta e sperimenta.