ArcheoTour, la Necropoli della via Ostiense

(foto di Francesco Fotia - Agf)

La necropoli della Via Ostiense

di Carlo Pavia

Nell’area compresa tra la Rupe di S. Paolo e l’ansa del Tevere, si addensava una grande necropoli le cui tombe si disponevano lungo la via Ostiense, attorno alla quale si articolò la prima area di culto e la successiva basilica paleocristiana (Foto 1).

Sepolcreto della Via Ostiense. La parte conservata è quella evidenziata

La Basilica di S. Paolo, oggi al centro di un’area urbanizzata a circa 2 km dalle Mura di Aureliano, sorgeva nell’antichità in una vasta pianura alluvionale sulle rive del Tevere attraversata dalla via Ostiense, il cui percorso fino a questo punto coincideva con quello ricalcato dalla via moderna (foto sotto).


Gran parte di questa necropoli è in buona parte ancora conservata nel sottosuolo; la sua estensione non è mai stata completamente calcolata.
Nel’700 nel corso di lavori condotti nella vigna di fronte al monastero, furono messe in luce alcune tombe, altre ne furono scoperte successivamente in varie riprese; degni di nota sono soprattutto i ritrovamenti degli anni 1859 e 1872 nella vigna Villani, all’angolo tra la via Ostiense e la via delle Sette Chiese (Foto 3 e 4).

Le scoperte più consistenti furono, però, quelle relative agli anni 1897/98, quando nel versante orientale della via Ostiense si operò un vasto sterro per la posa in opera di un grande collettore di scarico, nel corso di questi lavori furono portate alla luce numerose sepolture, purtroppo distrutte e non documentate, che restituirono un ingente materiale epigrafico.
Solo negli anni 1917/18 i lavori di allargamento della via Ostiense hanno permesso una più puntuale documentazione del settore della necropoli ancora oggi in parte conservata, un ulteriore intervento di allargamento del 1933 portò lo scavo fino alle pendici della Rupe mettendo in luce i sepolcri attualmente visibili.
Le tombe seguono l’andamento nord/sud dell’asse della via Ostiense e dimostrano una continuità d’uso dal I sec. a.C. al IV sec. d.C., documentando il passaggio tra l’uso del rito funerario dell’incinerazione e quello dell’inumazione, tra la fine dell’età repubblicana, il I secolo dell’impero ed il successivo II secolo (Foto 5 e 6).


I più antichi edifici funerari sono in prevalenza “colombari” a pianta quadrangolare nelle cui pareti interne erano ricavate piccole nicchie, in file di più piani, per la deposizione delle urne cinerarie.
Il sepolcreto si trova all’incrocio tra via Ostiense e via delle Sette Chiese, nei pressi della Basilica di San Paolo.
E’ celebre proprio per la presenza della tomba dell’apostolo Paolo (visibile all’interno della chiesa) e si sviluppa su tre ripiani principali: alle tombe più antiche, costituite da una cella in blocchi squadrati di tufo, si sovrapposero in epoca imperiale tombe in laterizio ed un colombario. 

Interno (foto di Francesco Fotia – Agf)


Nell’ambito delle sistemazioni delle aree basilicali per la celebrazione del Grande Giubileo del 2000, il settore del sepolcreto scavato negli anni 1917/18, dopo un intervento di restauro e la realizzazione di una idonea copertura, è stato annesso all’area verde del Parco Schuster.
Paolo giunse a Roma nel 61, per esservi giudicato. Venne decapitato tra il 65 e il 67.

Il suo corpo fu depositato a due miglia dal luogo del martirio, nell’area sepolcrale che la cristiana Lucina possedeva sulla via Ostiense, facente parte del sepolcreto ivi esistente.
Fu possibile seppellire l’Apostolo Paolo in una necropoli romana, anche se cristiano, in quanto cittadino romano.

(foto di Francesco Fotia – Agf)


La sua tomba divenne subito oggetto di venerazione; su di essa venne edificata una cella a memoria o trofeo dove, durante questi secoli di persecuzione, si recarono a pregare i fedeli e i pellegrini, attingendo le forze per proseguire l’evangelizzazione del grande missionario.
A 1,37 m. sotto l’attuale Altare Papale, una lastra di marmo (2,12 m. x 1,27 m.) porta l’iscrizione PAULO APOSTOLO MART… E’ composta da diversi pezzi.
Quello che porta il nome PAULO è munito di tre orifizi, uno rotondo e due quadrati (Foto 9 e 10).

Si conservano anche le catene del martirio (Foto 11 e 12).


La lastra copre un sarcofago massiccio di 2,55 m. di lunghezza per 1,25 m. di larghezza e 0,97 m. di altezza sul quale successivamente furono elevati gli “Altari della Confessione”.

Un cardinale mostra il sarcofago di San Paolo

Nel corso di recenti lavori è stata praticata una larga finestra sotto l’Altare Papale, per permettere ai fedeli di poter vedere la Tomba dell’Apostolo.


Per saperne di più Carlo Pavia, ROMA SOTTERRANEA Gangemi Editore

Carlo Pavia è l’Archeospeleofotosub (definizione coniata dal giornalista Fabrizio Carboni per un articolo sulla rivista Panorama): archeologo, speleologo, sub e fotografo.
Autore di molti libri sulla Roma antica, fondatore delle riviste “Forma Vrbis” e “Roma e il suo impero”.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *