L’ipogeo di Trebio Giusto
L’ipogeo di Trebio Giusto è una catacomba di Roma di diritto privato, sull’antica via Latina, oggi situata all’incrocio tra questa via e via Mantellini, nel quartiere Appio-Latino. Fu scoperto nel 1911 ma, trovandosi in una proprietà privata (foto 1) fu “riaperto” nel 1976.
Databile ai primi decenni del IV secolo d.C., è costituito da un corridoio di accesso, un vestibolo e una camera sepolcrale a pianta quadrata coperta da volta a crociera.
Sulle pareti laterali sono una serie di loculi (Foto 2), mentre su quella principale si trova un arcosolio.
Il sepolcro è scavato interamente nel banco di pozzolana; all’interno le pareti sono rivestite da laterizi.
L’importanza di questo ipogeo è data dalle pitture, ancora ben conservate, nelle quali sono ritratti il proprietario del sepolcro, Trebio Giusto, insieme alla moglie, al figlio ed altri personaggi.
Nella parete principale, in alto, Trebio Giusto è raffigurato seduto; al suo fianco si trovano la moglie Honoratia Severina e un uomo, forse il figlio, che tendono un drappo sul quale sono alcuni oggetti (Foto 3).
In basso Trebio Giusto si trova tra alcuni contadini che hanno portato entro ceste i prodotti della sua terra (Foto 4).
Nell’arcosolio è raffigurato invece il figlio, Trebio Giusto Asellus (asinello), morto in giovane età e circondato da oggetti per scrivere, tipico corredo degli studenti (Foto 5).
Sulle pareti laterali è rappresentata la costruzione di un edificio: a sinistra una scena di cantiere (Foto 6), sulla destra Trebio Giusto che parla con un altro personaggio, Generosus magister, probabilmente un capomastro (foto 7).
Ai lati dell’ingresso sono raffigurati il trasporto di materiali edilizi e di prodotti agricoli. Sulla volta della camera sepolcrale è un pastore tra due pecore (Foto 8).
Dalle scene raffigurate nelle pitture, si può ritenere che Trebio Giusto fosse, oltre ad un ricco proprietario terriero, anche un costruttore edile.
Una cosa che accomuna tutti gli studiosi di questo ipogeo è l’affermazione che non esistono elementi sicuri per dire che la famiglia di Trebio Giusto appartenesse ad una comunità cristiana.
Le interpretazioni che nel corso dei decenni si sono susseguite sono condizionate dalla non perfetta qualità delle foto e riproduzioni effettuate nel 1911 e dalla mancanza, allora, di accurati restauri: infatti, non potendo penetrare nell’ipogeo, l’unico modo per studiarlo ed interpretarlo era attraverso le foto scattate al momento della sua scoperta.
Il primo che cercò di interpretare le figure e gli affreschi fu Orazio Marucchi nel 1911, poco dopo la scoperta dell’ipogeo, che vide nelle diverse pitture elementi legati alla simbologia gnostica.
Per Joseph Wilpert (Foto 9) invece si tratta semplicemente di scene di vita quotidiana ed agreste: anzi, l’archeologo tedesco interpreta il pastore della volta come un segno chiaramente cristiano.
Negli anni Quaranta del secolo scorso, un altro archeologo, Carlo Cecchelli, interpretò gli affreschi della tomba come appartenenti ad una famiglia di religione sincretista: non più pagana cioè, ma non ancora completamente cristiana.
La tomba di Trebio Giusto figlio che secondo la scritta è morto a 21 anni (è un errore di colui che è stato incaricato di effettuare il dipinto e la scritta; 16 in verità), 9 mesi e 25 giorni.
Dalla scritta apprendiamo i nomi del padre e della madre Horonatia Severina e più sotto la definizione asellus (Foto 10).
La scritta asellus, leggibile sulla parte bassa del cubicolo del figliolo, è un nomignolo affettuoso.
In latino asella ha il significato di asinella e, come nome di persona, sta ad indicare la pazienza e la laboriosità, in omaggio alla docilità dell’asinello.
Può essere però anche un riferimento ad Asella (Roma, 334 – Roma, 405) e la scritta “ASELLAE PIAE” al genitivo sembrerebbe dimostrarlo.
Secondo la tradizione fin dalla tenera età Asella decise di consacrarsi a Dio e fu tra le vergini consacrate guidate da San Girolamo che, al momento della sua partenza da Roma, le scrisse affinché lo ricordasse e pregasse per il viaggio in mare che doveva intraprendere.
Indirizzo: Via Giuseppe Mantellini, 13 Roma (Quartiere Appio Latino)
Contatti: +39 06 477881
Visite: Su richiesta da inoltrare alla Soprintendenza Speciale per i Beni Archeologici di Roma.
Per saperne di più, Carlo Pavia ROMA SOTTERRANEA, Gangemi Editore.
Carlo Pavia è l’Archeospeleofotosub (definizione coniata dal giornalista Fabrizio Carboni per un articolo sulla rivista Panorama): archeologo, speleologo, sub e fotografo.
Autore di molti libri sulla Roma antica, fondatore delle riviste “Forma Vrbis” e “Roma e il suo impero”.