Georg e Grete Trakl: poesia, amore e follia 

Georg Trakl, uno dei massimi poeti del Novecento, ancora oggi, soprattutto in Italia, è poco conosciuto.

Si deve proprio al poeta austriaco, suicida a soli ventisette anni, l’aver interpretato meglio di altri la tragedia della Grande Guerra, l’evento che segnò la fine della modernità.
Quello fu il primo atto del doppio tracollo europeo, rovina dalle cui ceneri non siamo mai risorti completamente.
Fu la fine dell’Europa per come era stata per secoli, estinzione di cui la finis Austriae fu il più dolce e struggente dei preludi.
Quella scomparsa fu la premonizione, il dramma e insieme la maledizione di Georg Trakl.

Georg Trakl

”Io anticipo le catastrofi mondiali” – così scriveva all’amico Johannes Klein poco prima di morire – “non prendo partito, non sono un rivoluzionario. Sono il dipartito, nella mia epoca non ho altra scelta se non il dolore”.

Furono proprio la discesa nel dolore e la sua totale incapacità ad “entrare nella vita”, col suo sentirsi sradicato, straniero in una patria che si stava dissolvendo ai suoi occhi, prima ancora di farlo sui campi di battaglia, a rendere Trakl uno tra i più enigmatici e i migliori interpreti del proprio tempo.

È il poeta del crepuscolo, del dissolversi di ogni cosa: nel mondo che canta lui vede solo una natura che lentamente macera nella penombra, e resta unicamente la possibilità di trasfigurarla con la poesia.

Ludwig Wittgenstein diceva di lui: “Non lo capisco, ma mi piace il suo tono”.

Karl Kraus, l’editore direttore factotum della rivista più illuminante nelle tenebre che si annunciavano e che non a caso si chiamava  “Die Fackel”, La Fiaccola, fu uno dei pochi intellettuali della sua epoca a vedere nella Grande Guerra non l’occasione per il trionfo del patriottismo ma una catastrofe. Kraus sostenne sempre il talento di Trakl, pur non comprendendone tutte le implicazioni, tanto che infine confessò:

“Mi è stato sempre incomprensibile come potesse vivere. La sua follia lottava con eventi divini”.

Nato a Salisburgo nel 1887, Georg era il quarto dei sei figli di una famiglia benestante della città.

Georg Trakl con i suoi cinque fratelli, 1896 circa (© Georg-Trakl-Research- and Memorial Salzburg). Il futuro poeta è il terzo da destra, sua sorella Grete la prima

Suo padre Tobias commerciava in ferramenta e possedeva una casa piena di opere d’arte; sua madre, pur essendo dotata di spiccato senso artistico, che trasmise in parte ai figli, era una donna piena di fobie e problemi psichici, e non volle mai occuparsi di essi.

Georg era un bambino piuttosto vivace, molto sensibile, amante del mondo e della musica.
Era morbosamente affezionato a Margarete, la sorella più piccola che diverrà più tardi la sua amante, precipitando insieme a lui in una delle relazioni più atroci e terribili mai raccontate.
Entrambi erediteranno dalla madre assente la loro instabilità psichica e la sensazione opprimente di vuoto interiore.

Georg e Grete, 1897

Nel 1897 Georg entrò al ginnasio, ma venne bocciato sia alla quarta che alla settima classe, tanto che nel 1905 fu costretto a lasciare il liceo iniziando a far pratica come apprendista nella farmacia “Zum weißen Engel”, All’Angelo Bianco.
Proprio in quella sede ebbe i suoi primi contatti con il cloroformio e la cocaina, sostanze fin troppo facili da procurarsi in una farmacia, anche perché allora i farmacisti le maneggiavano abitualmente nella preparazione di vari medicamenti.

Leggeva moltissimo: Rimbaud, Baudelaire, Nietzsche, Dostoevskij, cominciando contemporaneamente a scrivere drammi teatrali e poesie.
Divenne membro del circolo poetico Apollo e prese a scrivere recensioni sul giornale locale, il “Salzburger Volkszeitung”.
Rappresentò senza successo due suoi drammi, “Giorno dei morti” del 1906 e “Fata Morgana” scritto il medesimo anno, e nel 1908 mise in scena anche una tragedia, “La morte di don Giovanni”.

Dopo tre anni di praticantato, Georg si iscrisse all’Università di Vienna, laureandosi in farmacia. 

Intanto, mentre il fratello studiava, Grete, la sorella prediletta nel 1909 si trasferì a Vienna per proseguire gli studi musicali e vi rimase fino all’anno seguente.

Quello fu il periodo di maggiore intimità del loro rapporto che arrivò appunto a raggiungere  punte incestuose, vissute drammaticamente.

Grete Trakl

Georg alternava febbrili euforie a spaventosi stati depressivi; Grete vivendo una tragedia, prigioniera di un legame proibito a cui non volle opporsi, fu sempre più succube della droga.

Trakl per qualche anno non fece altro che assumere ed abbandonare quasi subito più posti di lavoro, trascinato da un’inquietudine che tuttavia non gli impediva di scrivere.

Da studente aveva intanto incontrato Karl Kraus e altri importanti intellettuali, come Adolf Loos, l’architetto, Kokoschka, il pittore, e Ludwig Wittgenstein, il filosofo.
Tornato a Salisburgo nel settembre 1911, nel 1912 Trakl ottenne un impiego presso l’ospedale militare di Innsbruck, ed in quella città conobbe Ludwig von Ficker, il fondatore di “Der Brenner”, L’Incendiario, rivista d’avanguardia letteraria che nel maggio di quell’anno pubblicò le sue prime poesie.

Nel 1913 diede alle stampe la sua prima raccolta col semplicissimo titolo di “Gedichte”, Poesia.

Ottenuto un ennesimo impiego di lavoro a Vienna nel Ministero dei Lavori Pubblici riuscì a licenziarsi dopo solo due ore, tornando immediatamente a Salisburgo.  L’incapacità di dedicarsi a un lavoro stabile diventerà un suo problema grave, manifestandosi altre volte.
Dipendente ormai dalla droga e dall’alcool, sempre più spesso incappava in crisi depressive, incapace di condurre una vita regolare.

Il suo destino maturò all’improvviso nel 1914.

La tragedia internazionale più annunciata alla fine prese forma, cocretizzandosi: la Grande Guerra era scoppiata.
Georg, ventisettenne, venne richiamato nell’esercito come riservista.


Sul campo di battaglia, a Grodek, dove avvenne una tremenda carneficina, toccò a Trakl, in virtù dei suoi studi di farmacia, occuparsi dell’assistenza  di quasi novanta moribondi, da solo e senza medicinali.
Sconvolto, dopo  qualche giorno tentò il suicidio ma venne salvato dai commilitoni.
Ricoverato nell’ospedale militare psichiatrico di Cracovia, scrisse ancora qualche lettera, poi la notte del 3 novembre 1914 morì suicida procurandosi un’overdose di cocaina.

Sei giorni prima di morire, da ricoverato Georg Trakl scrisse allo scrittore ed editore von Ficker:

“Le invio accluse le copie delle due poesie che Le avevo promesso.
Dalla Sua visita in ospedale, il coraggio della disperazione mi si è raddoppiato.
Mi sento già quasi oltre il mondo.
Per chiudere voglio anche aggiungere che in caso di mia dipartita è mio desiderio e volontà che tutto quanto possiedo in denaro o beni vada alla mia cara sorella Gretl.
L’abbraccia, caro amico affettuosissimo, il suo Georg Trakl”.

Grete si toglierà la vita a sua volta tre anni dopo, a Berlino, dove viveva.

La seconda raccolta di poesie di Trakl, “Sebastian im Traum”, Sebastiano in sogno, uscì postuma nel 1915.

Trakl sentì di rappresentare la sua epoca, di incarnarla e assumerla su di sé in tutte le sue lacerazioni, proprio perché si sentiva sradicato da ogni contesto sociale, straniero in casa propria così come nel mondo e nella sua civiltà morente.
L’universalità della sua poesia stava nell’estrema esperienza di un destino che sembrava aver privato l’individuo di ogni rapporto con la totalità degli altri uomini.
Si disse che per Trakl il mondo fosse costituito da frammenti che andavano alla deriva, da particolari spezzati e disgregati che alimentavano la nostalgia di un’unità perduta.
In ogni caso parlare di Trakl senza raccontare della sorella Grete è impossibile perché nel bene e nel male fu lei la sua musa.

L’ombra della sorella aleggia in tutte le poesie di Trakl:

l’incontro con la sorella in un luogo isolato simboleggia un lutto e l’urlo nel sonno la presa di coscienza del male.

Margarete, Grete, era nata nel 1892 a Salisburgo, cinque anni dopo Georg.
Era una creatura appassionata, indomabile, allegra e con un grande talento musicale.
Georg s’innamorò della sorella fin da quando era piccola e quando lei aveva appena dodici anni così la descriveva:

“È la fanciulla più bella, l’artista più grande, la donna più straordinaria”. 

Grete Trakl bambina (1893 ca.)

Col crescere di Grete il loro legame si fece progressivamente più intenso e morboso, proprio mentre entrambi cominciavano a manifestare i primi segni di instabilità psichica e di costante inquietudine.

Quando Georg studiava farmacia a Vienna, Grete, come abbiamo già detto, lo raggiunse, e gli esiti prevedibili si concretizzano: in lui nacque, ricambiato, un amore incestuoso per la sorella.

A Salisburgo introdusse anche la ragazza all’uso della droga, mentre il loro rapporto si faceva sempre più complice e ossessivo.
Trakl, geloso, soffriva le pene dell’inferno se la sorella osava frequentare altri giovani.
Per sfuggire a una situazione del tutto insostenibile, dopo la morte del padre nel 1910, Grete, ritornata a Salisburgo nel frattempo, si trasferì a Berlino, ufficialmente per perfezionarsi in pianoforte con Ernst Von Dohnanyi. 

Due anni più tardi sposò il nipote della sua padrona di casa, Arthur Langen, un sedicente libraio, di dieci anni più vecchio, un uomo squallido e violento che la perseguiterà fino alla fine con richieste di denaro e nelle cui mani spariranno molte delle lettere di Georg.
Con un matrimonio fallito alle spalle, oppressa dai debiti, Grete non riusciva a trovare una ragione di vita, né una sistemazione decente.
Viveva praticamente della carità dei pochi amici rimasti visto che nel frattempo era divenuta anche una divorziata.

Georg era distrutto dal senso di colpa: continuerà a seguire a lungo dalla finestra la vita della sorella, ma senza riuscire più a superare il senso doloroso dell’infanzia e dell’innocenza perdute per entrambi.

Un’inquietante immagine di Georg


Al momento della morte di Georg, la sorella era a Berlino dove viveva nella povertà cui si è accennato, incapace perfino di suonare il suo adorato piano.

Grete si sottopose inutilmente a cure di disintossicazione da droghe e alcool da cui era sempre più dipendente.
Perseguitata dai creditori, distrutta nel fisico e nell’anima, passò da una crisi all’altra.
Il 21 settembre 1917, mentre si trovava in compagnia di alcuni amici che la aiutavano, si allontanò chiudendosi in un’altra stanza e

si sparò un colpo di pistola.

Aveva solo 25 anni.

Grete, 1912

Trakl in fondo non riuscì ad amare che se stesso, amando se stesso anche nella sorella, il suo alter ego femminile, ma la colpa, quella colpa, tale era per lui la loro sessualità incestuosa, fuori da quell’ambito narcisistico, rimane comunque una delle migliori chiavi per comprendere i suoi testi.
I luoghi spaziali e i luoghi mentali della poesia metafisica di Trakl accennano ad un unico orizzonte possibile: “l’Anti-Eden”, il luogo simmetrico e contrario del paradiso terrestre,  giardino intossicato dalla devastazione, inferno di sangue e di lordura.

Tutta l’esperienza umana e artistica di Trakl pare riassumersi, quasi per incanto, nella sua ultima poesia in cui tutto pare morire, la natura, gli uomini, la speranza.

GRODEK 1914

A sera risuonano
i boschi autunnali d’armi letali,
le auree distese e gli azzurri laghi,
e dall’alto il sole rovina all’orizzonte, più oscuro;
la notte abbraccia guerrieri morenti,
il furioso lamento delle loro bocche in frantumi.
Pure silenziosa si raduna fra i salici
una rossa nube, soggiorno di un dio furente,
il sangue sparso, argentea frescura;
tutte le strade sfociano in nera putredine.
Sotto gli aurei rami della notte stellata
vacilla l’ombra della sorella
per la selva ammutolita,
a salutare gli spiriti degli eroi, le teste insanguinate;
e lievi risuonano nel canneto i sinistri flauti autunnali.
O più fiera pena! O voi, are di bronzo,
oggi l’ardente fiamma dello spirito nutre
un potente dolore,
i nipoti non nati.

Georg e Grete in un’immagine silhouette che si fecero fare al Prater di Vienna nel 1910

Lino Predel non è un latinense, è piuttosto un prodotto di importazione essendo nato ad Arcetri in Toscana il 30 febbraio 1960 da genitori parte toscani e parte nopei.
Fin da giovane ha dimostrato un estremo interesse per la storia, spinto al punto di laurearsi in scienze matematiche.
E’ felicemente sposato anche se la di lui consorte non è a conoscenza del fatto e rimane ferma nella sua convinzione che lui sia l’addetto alle riparazioni condominiali.
Fisicamente è il tipico italiano: basso e tarchiatello, ma biondo di capelli con occhi cerulei, ereditati da suo nonno che lavorava alla Cirio come schiaffeggiatore di pomodori ancora verdi.
Ama gli sport che necessitano di una forte tempra atletica come il rugby, l’hockey, il biliardo a 3 palle e gli scacchi.
Odia collezionare qualsiasi cosa, anche se da piccolo in verità accumulava mollette da stenditura. Quella collezione, però, si arenò per via delle rimostranze materne.
Ha avuto in cura vari psicologi che per anni hanno tentato inutilmente di raccapezzarsi su di lui.
Ama i ciccioli, il salame felino e l’orata solo se è certo che sia figlia unica.
Lo scrittore preferito è Sveva Modignani e il regista/attore di cui non perderebbe mai un film è Vincenzo Salemme.
Forsennato bevitore di caffè e fumatore pentito, ha pochissimi amici cui concede di sopportarlo. Conosce Lallo da un po’ di tempo al punto di ricordargli di portare con sé sempre le mentine…
Crede nella vita dopo la morte tranne che in certi stati dell’Asia, ama gli animali, generalmente ricambiato, ha giusto qualche problemino con i rinoceronti.

                                              


Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *