La Chimica intorno a noi – #28 -Insonnia-

E’ sera tardi, Lucrezia torna a casa dopo una estenuante giornata di lavoro, è stanca morta, va in bagno, si fa una doccia rigenerante, indossa il pigiama e si butta sul letto per un sonno ristoratore. Dopo un ora, non riuscendo a prendere sonno, si alza e va in cucina a prepararsi una calda camomilla.
Il problema dell’insonnia sembra aver tormentato l’umanità fin dalle epoche più remote.
I primi rimedi cui si ricorse furono quelli derivanti dalle piante: valeriana, camomilla, mandragora e iperico (o erba di San Giovanni) furono infatti utilizzati fin dall’antichità.
Il medico greco Dioscoride, nel “De materia medica” ed il romano Plinio il Vecchio, nella “Naturalis Historia, indicano numerose piante con attività narcotiche e psicotrope, e non dimentichiamoci, poi, che un sinonimo del vocabolo “anestesia” è il termine “narcosi”.

Gli Egizi e gli antichi Greci per dormire utilizzavano anche pozioni ottenute da una varietà di papavero (Papaver somniferum). Lo stesso dio del sonno, Hypnos, era spesso rappresentato insieme a dei papaveri. La preparazione, l’uso e il commercio dell’OPPIO, sostanza stupefacente ottenuta dal papavero, erano ben diffusi fin dall’epoca dei Sumeri e tali sono rimasti fino ai giorni nostri.

Raffigurazione del dio Hypnos mentre sparge semi di papavero

Nel 1805, il chimico tedesco Friedrich Wilhelm Adam Serturner isolò dall’OPPIO una sostanza che chiamò “principio sonnifero” e che verrà successivamente chiamata MORFINA, con riferimento a Morfeo, dio greco dei sogni.

Nel 1832 il chimico tedesco Justus von Liebig sintetizzò il CLORALIO IDRATO, che risultò possedere forti proprietà ipnotiche e venne ampiamente usato come sonnifero ignorando, all’epoca, la sua tossicità.

Nel 1857 il chimico inglese Sir Charles Locock scoprì le proprietà sedative e anticonvulsivanti del BROMURO di POTASSIO che cominciò ad essere ampiamente utilizzato.

Nel 1863 il chimico tedesco Adolf von Baeyer, premio Nobel per la chimica nel 1905, sintetizzò l’ACIDO BARBITURICO che divenne il capostipite da cui derivarono tutti i farmaci psicoattivi chiamati BARBITURICI.

Adolf von Baeyer

Ne sono un esempio: il BARBITAL o VERONAL, il FENOBARBITAL o LUMINAL e l’AMOBARBITAL o AMYTAL.
I BARBITURICI furono farmaci utilizzati per anni come ansiolitici, ipnotici e anticonvulsivanti e sostituirono il CLORALIO IDRATO e il BROMURO di POTASSIO. Si scoprì poi che avevano il grave inconveniente di produrre dipendenza, a dosi elevate possono provocare la morte (vedi Marilyn Monroe).

Nel 1905 il chimico croato-americano Leo Henryk Sternbach sintetizzò casualmente una molecola chiamata CLORDIAZOEPOSSIDO successivamente commercializzata con il nome di LIBRIUM. Il LIBRIUM fu il capostipite di una classe di farmaci chiamati BENZODIAZEPINE; possiamo ricordare il DIAZEPAM o VALIUM, il LORAZEPAM o TAVOR, il NITRAZEPAM o MOGADON, il TEMAZEPAM o NORMISON, il DELORAZEPAM o EN, il FLUNITRAZEPAM o ROIPNOL e il BROMAZEPAM o LEXOTAN. Le BENZODIAZEPINE hanno modesti effetti collaterali e hanno rapidamente soppiantato i vecchi BARBITURICI.

Negli anni ’90 hanno fatto la loro comparsa sul mercato farmaceutico i cosiddetti FARMACI Z ( ZOLPIDEM e ZOPLICONE ) che superano alcune controindicazioni delle BENZODIAZEPINE e sembrano indurre un sonno più simile a quello naturale.

Da quanto sopra si evince, ancora una volta, come la chimica abbia contribuito pesantemente alla risoluzione del disturbo chiamato INSONNIA.

Dopo una salutare camomilla Lucrezia finalmente cade in un sonno profondo e comincia a sognare. Vediamo ora come la chimica influenza la creazione dei sogni.

L’ACETILCOLINA, una piccolissima molecola, fu il primo neurotrasmettitore scoperto. I neuroni, attivati dalla ACETILCOLINA, inviano rapide successioni di impulsi elettrici alla corteccia cerebrale.

La corteccia, che è la sede della visione e del pensiero evoluto, elabora queste informazioni interpretandole sulla base delle preesistenti memorie e costruisce una storia coerente. In tal modo nascerebbero i nostri sogni.

Lasciamo Lucrezia abbracciata a Morfeo e speriamo che abbia bellissimi sogni.

LA CHIMICA IN VERSI

di Alberto Cavaliere

ARGENTO

L’argento libero materia egregia,
è nell’America solo e in Norvegia;
più spesso trovasi come solfuro,
donde ricavasi l’argento puro.
Ce n’è nell’isola dei Sardi,appena
in tracce piccole, nella galena.
E’ bianco splendido con viva luce;
il fluido elettrico molto conduce;
è malleabile, fonde sui mille,
e raffreddandosi manda faville,
poi che l’ossigeno, che assorbe in grande
fondendo, all’acre di nuovo spande.
Esso è alterabile difficilmente;
l’acido nitrico n’è un buon solvente.
Tra i corpi nobili pure è l’argento
e lo si adopera per ornamento.
Inossidabile,come sapete,
in lega bazzica nelle monete.
S’ottiene l’ossido se con l’idrato
di sodio trattasi il suo nitrato;
è bruno, ha basica la reazione,
e riscaldandolo si decompone.
Quando con tenue riscaldamento
l’acido nitrico scioglie l’argento
e poi s’evapora, il sal nitrato
s’ottiene in lamine cristallizzato.
Se fuso, chiamasi pietra infernale:
è un molto caustico medicinale,
che l’epidermide macchia di scuro;
è preferibile l’argento puro!
Tutti conoscono che cosa sia
la comunissima fotografia.
Ma non è inutile che all’argomento
due versi dedichi: poiché l’argento
coi corpi alogeni sali produce
sensibilissimi verso la luce,
su lastre s’applica, stando all’oscuro,
in sottilissimo strato, il bromuro.
La luce, all’attimo dell’impressione,
questo sensibile sale scompone,
dando un probabile sottobromuro
(ancor il chimico non n’è sicuro),
che già l’immagine forma, latente.
E questa è in seguito resa evidente
sottoponendola a un riduttore,
che si denomina sviluppatore
e che deposita l’argento lì
dove istantanea la luce agì.
Dopo, per togliere tutto il bromuro
rimasto (e s’opera sempre all’oscuro)
la lastra immergersi in diluito
bagno di sodico iposolfito.
Questo l’immagine fissa e nell’acqua
la lastra subito dopo si sciacqua.
In modo analogo presto s’arriva
a fare in seguito la positiva.

Fausto Bonifacio nasce a Milano nel 1951, si laurea in Chimica Pura nel 1975 e dopo un anno di servizio militare viene assunto, presso un’importante azienda farmaceutica milanese, con la mansione di operatore di laboratorio di ricerca.
Nel 1988 emigra, al contrario, nella città di Frosinone e prende servizio quale direttore della funzione Ricerca e Sviluppo di una nota azienda chimico-farmaceutica operante nel settore della sintesi e produzione di principi attivi .
Nel 1998 viene assunto, con la qualifica di direttore Ricerca e Sviluppo, da una nota azienda chimico-farmaceutica situata nei pressi di Latina e ricopre inoltre lo stesso incarico nella consociata spagnola di tale azienda.
Nel 2004 emigra in toscana presso un’importante azienda chimico-farmaceutica dove ricopre la carica di direttore di stabilimento fino al 2013 quando cessa l’attività lavorativa godendosi poi la meritata pensione.
Attualmente vive e saltuariamente lavora a Latina.

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