Maggioranza/minoranza, la democrazia del confronto

“La democrazia non è il migliore dei regimi. È il meno cattivo.”

Così Albert Camus, scrittore, giornalista, critico letterario, premio Nobel per la letteratura, definì la Democrazia nella conferenza che tenne il 28 marzo 1946 alla Columbia University di New York.
Questo concetto fu ripreso anche da Winston Churchill, storico e giornalista, altro premio Nobel per la letteratura, nonché politico britannico, che in un discorso alla Camera dei Comuni, nel novembre del 1947, ebbe a dire:

“È stato detto che la democrazia è la peggior forma di governo, eccezion fatta per tutte quelle forme che si sono sperimentate fino ad ora”,

questo assunto si può considerare ragionevolmente plausibile, in considerazione del fatto che sono state sperimentate altre forme di governo, nessuna delle quali alla prova è risultata essere migliore.

Albert Camus

Tornando al discorso di Albert Camus, la scelta del termine “regime” mi sembra voluta, giacché, nella sua accezione negativa, esso sta a indicare la deriva autoritaria di una forma di governo. Tutte le forme di governo hanno per loro natura un “potenziale cattivo”, possono cioè trasformarsi in regimi, e così è anche per la Democrazia; questa idea non proviene da un atteggiamento di pensiero pessimistico, piuttosto da uno sguardo lucido rivolto alla natura umana, la quale si rivela incline a subire il fascino del potere e, con esso, tutte le sue insidie. 

Ne consegue che, realisticamente, entrambi i premi Nobel non hanno ritenuto che un regime democratico equivalesse al bene assoluto, ma che fosse soltanto il male minore; del resto la qualità di una Democrazia è subordinata alle qualità degli esseri umani che la esercitano, e a ciò aggiungerei che: più cittadini sono partecipi e hanno accesso agli strumenti della democrazia, più aumentano le probabilità di crescere qualitativamente come società, di avvicinarsi cioè al Bene, di tendere, quindi, a un assoluto ideale, che per quanto sembri impossibile da realizzare, va comunque perseguito.
La Democrazia non è il bene a prescindere, prova ne è il fatto che, la tanto propugnata e sbandierata presunzione di alcuni Paesi, di esportare la propria democrazia con ogni mezzo, inclusa la violenza, ha prodotto gravi conseguenze; questa sorta di auto investitura, dall’alto di una presunzione di superiorità, è del tutto simile alla colonizzazione, perpetrata in nome e per conto della civiltà, per legittimare l’abuso su altri popoli… sappiamo bene anche questa storia com’è andata a finire.

Ma torniamo al punto in questione, la Democrazia è la forma meno cattiva di regime perché reca in sé una prerogativa che le altre forme non hanno, ovvero può essere creata, sostenuta e indirizzata dai cittadini, pluralità di uomini e donne aventi i medesimi diritti. Proprio grazie a questa sua peculiarità un regime democratico può fare la differenza rispetto alle altre forme di regime, ovvero: più la democrazia riconosce di avere bisogno di consultare gli altri, di acquisire altro sapere attraverso essi, e da qui gli strumenti per governare bene, più questa si evolve, cresce e riduce il rischio di una deriva “autoritaria”.

Albert Camus nel medesimo discorso definisce “spiriti dominati dall’orgoglio” coloro che “possono arrivare a tutto, salvo alla liberazione dell’uomo e a una democrazia reale”; egli si riferisce a personalismi, ovvero a quel genere di personalità e di ego che, troppo pieni di se, sono da ostacolo alla democrazia stessa; due sono i concetti di base sui quali soffermarci:

Lo scopo della Democrazia è renderci liberi; i personalismi sono nemici della Democrazia.

In qualsiasi contesto umano e democratico, l’essere dominati dalla presunzione di sapere e di potere, dall’incapacità di ascolto e di inclusione, è una delle peggiori iatture; in qualsiasi contesto umano più domina una razza che è portatrice di questa presunzione, più essa vorrà imporsi sugli altri uomini, rendendoli meno liberi. 
Se, come cantava Giorgio Gaber, “libertà è partecipazione”, l’orgoglio, che si nutre di questa presunzione, mina alle fondamenta la volontà di inclusione nei processi democratici, quindi riduce la sfera di libertà dell’individuo nella sua possibilità di apprendere, crescere e riconoscere se stesso quale parte del processo democratico.

Ne consegue che il vero democratico per Camus è modesto:

“Tale regime (Democrazia) può essere concepito, creato e sostenuto solo da uomini che sanno di non sapere tutto… Il vero democratico crede che la ragione possa illuminare un gran numero di problemi e forse regolarne quasi altrettanti. Ma non crede che essa regni, sola padrona, sul mondo intero. Il risultato è che il democratico è modesto. Confessa una certa percentuale di ignoranza, riconosce il carattere in parte azzardato del suo sforzo e che non tutto gli è dato. E, a partire da questa ammissione, riconosce di avere bisogno di consultare gli altri, di completare quello che sa con ciò che essi sanno. Non si riconosce alcun diritto che non sia delegato dagli altri e sottoposto al loro accordo costante. Qualunque decisione sia chiamato a prendere, ammette che gli altri, per i quali tale decisione è stata presa, possano giudicarne diversamente e comunicarglielo”.

Non solo tutto il discorso di Albert Camus è illuminante (e di questo gliene sarò per sempre grata) ma contiene in sé un altro essenziale principio: la missione dei  democratici è quella di preservare e migliorare la qualità della Democrazia, tenendo conto del bisogno che si ha degli altri, del fatto di non sapere tutto e di non possedere la verità, ma di dovere tendere alla Verità.

La Democrazia ha bisogno di essere continuamente difesa proprio perché non prevalga in essa la parte cattiva, quella che nell’accezione negativa di un regime è proprio la sua deriva autoritaria, e che inizia esattamente dalla perdita di ascolto, sostituita dal mero esercizio del potere di controllo delle maggioranze sulle minoranze, quali esse siano, anche all’interno della stessa coalizione; la perdita della capacità di intercettare bisogni e necessità dei cittadini, e di prestare ascolto al dissenso, è il primo segnale di questa deriva.


Secondo Camus la virtù della Democrazia è la modestia, in quanto qualità che ricerca un continuo confronto; la maggioranza, benché investita di un mandato a governare, può commettere errori, può anche non vedere chiaro, ma dal continuo confronto responsabile tra le parti, e non dalla strenua e violenta lotta per il potere, si accresce proprio la qualità di un governo democratico.

Là dove in molti e tra diversi si confrontano, là dove saperi e idee si mettono al servizio della collettività, esiste la possibilità di avvicinarsi a una forma migliore di governo.
La Democrazia ha in sé queste potenzialità e il loro esercizio dipende dagli esseri umani, per questo può essere forma più o meno cattiva di regime; essa però non è immune dall’inganno che si serve delle parole e che deriva principalmente dal definire indistintamente Democrazia (o libertà) anche ciò che di fatto non lo è e che, per una serie di deviazioni, si è trasformato nella sua parte cattiva.

Lascio che concluda Albert Camus, l’uomo, ma anche il giornalista/scrittore, con le parole con le quali chiuse il suo intervento alla Columbia University:

“Mangiamo menzogne dal mattino alla sera, grazie a una stampa che è la vergogna di questo paese. Ogni pensiero, ogni definizione che rischi di contribuire a tale menzogna o di mantenerla è oggi imperdonabile. Questo basta per dire che, definendo un certo numero di parole chiave, rendendole sufficientemente chiare oggi perché siano efficaci domani, noi lavoriamo alla liberazione e facciamo il nostro mestiere”.

Innegabilmente “Democrazia” è una di queste parole chiave.

Albert Camus

Fino a poco tempo fa mi sono nascosta dietro l’eteronimo di Nota Stonata, una introversa creatura nata in una piccola isola non segnata sulle carte geografiche che per una certa parte mi somiglia.
Sin da bambina si era dedicata alla collezione di messaggi in bottiglia che rinveniva sulla spiaggia dopo le mareggiate, molti dei quali contenevano proprio lettere d’amore disperate, confessioni appassionate o evocazioni visionarie.
Oggi torno a riprendere la parte di me che mancava, non per negazione o per bisogno di celarla, un po’ era per gioco un po’ perché a volte viene più facile non essere completamente sé o scegliere di sé quella parte che si vuole, alla bisogna.
Ci sono amici che hanno compreso questa scelta, chiamandola col nome proprio, una scelta identitaria, e io in fin dei conti ho deciso: mi tengo la scomodità di me e la nota stonata che sono, comunque, non si scappa, tentando di intonarmi almeno attraverso le parole che a volte mi vengono congeniali, e altre invece stanno pure strette, si indossano a fatica.
Nasco poeta, o forse no, non l’ho mai capito davvero, proseguo inventrice di mondi, ora invento sogni, come ebbe a dire qualcuno di più grande, ma a volte dentro ci sono verità; innegabilmente potranno corrispondervi o non corrispondervi affatto, ma si scrive per scrivere… e io scrivo, bene, male…
… forse.
Francesca Suale

Un commento su “Maggioranza/minoranza, la democrazia del confronto

  1. I sistemi politici sono in evoluzione e cambiano ovviamente con la cultura, la conoscenza, la partecipazione, le condizioni economiche e sociali. Non esiste un sistema politico perfetto e tutto va modificato e adottato al momento. In Italia non potrà mai esistere un governo libero che sia dalla parte dei deboli, delle minoranze, delle esigenze della maggioranza dei cittadini. E’ così anche nelle amministrazioni regionali e comunali, fatte le debite proporzioni. Il sistema maggioritario ha portato velocemente alla scelta del meno peggio, aumentando, come previsto, partiti, imponendo coalizioni dalla coabitazione impossibile, con persone ricche e influenti in una certa zona che possono diventare sindaci, consiglieri regionali, parlamentari indipendentemente dalle capacità e volontà. Le persone capaci, oneste, che non accettano compromessi e non diventano notai di scelte dei potenti e del sistema hanno scarse possibilità di essere rielette. La riduzione dei consiglieri comunali è servita a togliere la vera opposizione, la possibilità di un dibattito, la rappresentanza. Questo sistema peggiorato ulteriormente dalla riduzione dei parlamentari aumenta il potere di 4 o 5 persone che possono decidere la composizione del parlamento facendo credere gli elettori che loro si possano scegliere rappresentanti. Ma questa possibilità di scelta non esiste. Tutte queste leggi della riduzione della capacità democratica, come l’approvazione di impianti incompatibili e inutili come bio-gas, bio-masse, bio-metano e altre diavolerie che impongono rifiuti, veleni, inquinamento hanno lo scopo di allontanare le persone capaci dal nostro paese. Infatti se ne vanno. Di allontanare le persone volenterose, oneste e meritevoli dalla politica in quanto governanti e amministratori vengono imposti con metodi che non scelgono certo le persone giuste al posto giusto. Con l’altro obiettivo riuscito di non far andare la gente a votare sfiduciandola e di escludere circa il 40% dei cittadini aventi diritto al voto alla loro rappresentanza. Questo è un regime avvallato, paradossalmente, da chi non si rende conto che sostiene chi gli sta facendo il nodo al collo

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *