“L’arte di essere vivi”

Il tempo non è una discriminante se non quando venga speso male; l’Amore invece è propulsione vitale.
Questo mi hanno insegnato uomini e donne che hanno intensamente vissuto.

L’arte di essere vivi non tiene conto del tempo ma dell’Amore con il quale si vive ogni attimo, allora io penso che l’Amore sia la misura dell’intensità del tempo vissuto.

“Il tempo di cui disponiamo ogni giorno è elastico, le passioni che proviamo lo dilatano, quelle che ispiriamo lo restringono e l’abitudine lo colma”

Marcel Proust

La citazione è di Marcel Proust, scrittore francese considerato il maestro del romanzo moderno, noto per la sua opera in sette volumi “Alla ricerca del tempo perduto”, che racchiude l’idea di un tempo elastico, che si tende e si contrae per tornare ad essere ciò che era. Questa dilatazione e contrazione della dimensione temporale è una bella metafora del vivere mortale nel Tempo, il nostro tempo, ovvero ciò di cui disponiamo, e che solo la nostra passione può dilatare.
L’arte di essere vivi consiste allora nel mettere passione in quello che facciamo.
Sarà bene però definire questo concetto di passione.

“La passione non è cieca, è visionaria”,

Stendhal

scrisse Stendhal, altro scrittore francese, amante dell’arte e spirito appassionato. A questo concetto io aggiungerei che difficilmente qualcosa di veramente grande potrà essere realizzato senza passione: la passione, dunque, non è cieca, perché riesce a guidarci oltre la razionalità, meramente fondata sulle convenienze immediate, supportate da freddi calcoli. Chi è appassionato si nutre di bellezza, la nutre a sua volta, e grazie alla sua follia visionaria riesce a guardare oltre.

“Osservate con quanta previdenza la natura, madre del genere umano, ebbe cura di spargere ovunque un pizzico di follia. Infuse nell’uomo più passione che ragione perché fosse tutto meno triste, difficile, brutto, insipido, fastidioso”,

a raccontarcelo è Erasmo da Rotterdam, umanista olandese, vissuto nella prima metà del 500, appena ieri insomma, nella sua celeberrima opera “Elogio della Follia”.

.
Al grigiore diffuso, all’insipido egoismo, alla continua e dilagante egemonia degli interessi dettati dalle convenienze, possiamo e dobbiamo opporre proprio le nostre passioni, nutrirci e crescere in esse, spargere un po’ di quella luce che possa illuminare la bellezza. Quante volte cerchiamo risposte altre, strade diverse da quelle indicate, e troviamo corrispondenza e soccorso proprio nella passione che qualcuno ha saputo accendere in noi, contagiandoci quando probabilmente noi non sapevamo ancora di potere osare.

“Una persona con una passione è meglio di quaranta persone semplicemente interessate”
sostiene lo scrittore britannico Edward Morgan Forster

Edward Morgan Forster

Purtroppo però, a volte siamo circondati di persone che sono “semplicemente interessate” o, peggio ancora, capaci di “appassionarsi” solo quando il loro interesse è rivolto in modo particolare verso sé stesse, penalizzando così le persone che sono sinceramente appassionate e generose.
Forse ciò capita perché le persone “interessate” utilizzano mezzi di facile presa, e calcolano di agire a qualsiasi costo pur di raggiungere i propri scopi, mentre la passione spesso viaggia su strade più tortuose, dall’apparenza meno rassicurante perché controcorrente.
Provate a pensare quante appassionate scoperte, o quanti ideali generosi sono stati osteggiati perché considerati folli, mentre tracciavano un percorso in salita dall’esito incerto.
Le passioni che animano gli spiriti più generosi spesso sono meno accessibili e più difficili da comprendere, proprio a causa di quell’accezione che le identifica di minore “convenienza” sin dal primo impatto: tendere a un ideale è faticoso e richiede un prezzo alto da pagare sul piano personale, spesso regala poche gratificazioni se non procura addirittura detrattori e derisione, soprattutto quando si va contro gli interessi di parte.
I “sognatori”, gli appassionati, coloro che per molti sono soltanto degli illusi, appartengono alla categoria degli individui che coltivano un ideale, devono crederci prima ancora di calcolare quanto e se convenga loro perseguirlo; sono capaci dunque di scegliere una direzione anche se ciò li espone a posizioni scomode e tutt’altro che vantaggiose a livello personale, la storia ce lo insegna.  

Nelson Mandela, una vita intera spesa per il Sud Africa in nome della libertà contro l’apartheid, ha bene definito questo genere di sognatori sostenendo che: “Un vincitore è un sognatore che non si è mai arreso”, questo non perché realizzare un sogno sia facile e neanche perché i grandi sogni siano cosa a buon mercato, ma perché i sogni, gli ideali che ci illuminano, ci indicano la direzione giusta, la visione che non si deve mai perdere.
Quindi Mandela ha aggiunto un altro concetto fondamentale:

“Tutti possono migliorare a dispetto delle circostante e raggiungere il successo se si dedicano con passione a ciò che fanno.”

Nelson Mandela

Di nuovo torna la passione.
Le difficoltà e gli errori, gli scoramenti così come i fallimenti arriveranno, ma è la direzione che non si deve smarrire nè quella dimensione visionaria che solo la passione può alimentare.

Non ho mai visto uomini appassionati invertire la direzione voltando le spalle a un sogno, li ho visti invece rialzarsi ogni volta e cercare il modo di non farlo morire, di non abbandonare la strada intrapresa, nonostante le deviazioni e i tentativi non riusciti: sono uomini e donne che non si sono arresi, che hanno cercato di raddrizzare la rotta nelle avversità, hanno creduto che i grandi ideali, i sogni, vadano moltiplicati e condivisi per essere realizzati.
La natura umana nelle sue accezioni negative, nei risvolti più individualisti, è nemica dei sogni e l’arte di essere vivi è quella di imparare a superare questo ostacolo, che è prima di tutto in noi stessi: la passione e la bellezza che ci rendono vivi implicano esattamente queste scelte. 

Adriano Olivetti

Si ha bisogno di diversità di pensiero per cambiare, non bastano i consulenti o i contabili: se un imprenditore come Adriano Olivetti non fosse stato un illuminato, se non avesse avuto passione e non si fosse circondato di uomini e donne appassionati e illuminati quanto lui, non avrebbe prodotto niente di così eccezionale e visionario, volgendosi a un ideale di bellezza per migliorare la vita di tutti.
L’arte di essere vivi si può insegnare attraverso le grandi passioni.

Vorrei allora concludere con un ultima riflessione: un sognatore deve necessariamente essere all’altezza dei suoi sogni, diversamente è un ambizioso qualsiasi che vive ripiegato in sé stesso e che forse quei sogni se li cuce addosso, su misura, pensandoli come fossero una veste comoda, quando invece l’arte di essere vivi va esattamente nella direzione opposta e contraria.

Fino a poco tempo fa mi sono nascosta dietro l’eteronimo di Nota Stonata, una introversa creatura nata in una piccola isola non segnata sulle carte geografiche che per una certa parte mi somiglia.
Sin da bambina si era dedicata alla collezione di messaggi in bottiglia che rinveniva sulla spiaggia dopo le mareggiate, molti dei quali contenevano proprio lettere d’amore disperate, confessioni appassionate o evocazioni visionarie.
Oggi torno a riprendere la parte di me che mancava, non per negazione o per bisogno di celarla, un po’ era per gioco un po’ perché a volte viene più facile non essere completamente sé o scegliere di sé quella parte che si vuole, alla bisogna.
Ci sono amici che hanno compreso questa scelta, chiamandola col nome proprio, una scelta identitaria, e io in fin dei conti ho deciso: mi tengo la scomodità di me e la nota stonata che sono, comunque, non si scappa, tentando di intonarmi almeno attraverso le parole che a volte mi vengono congeniali, e altre invece stanno pure strette, si indossano a fatica.
Nasco poeta, o forse no, non l’ho mai capito davvero, proseguo inventrice di mondi, ora invento sogni, come ebbe a dire qualcuno di più grande, ma a volte dentro ci sono verità; innegabilmente potranno corrispondervi o non corrispondervi affatto, ma si scrive per scrivere… e io scrivo, bene, male…
… forse.
Francesca Suale

Un commento su ““L’arte di essere vivi”

  1. Si è vivi quando si sogna, quando si hanno dei progetti, delle passioni. Gli opportunisti, o gli interessati, non hanno slanci, anzi sono spenti o demotivati o semplicemente insoddisfatti. Chi ha degli ideali è libero, non ha prezzo, al contrario degli altri, in vendita, cercano solamente un acquirente nemmeno quello disposto a pagare il prezzo più alto. L’attuale crisi economica, come sempre indotta, ha tolto le certezze e i punti di riferimento a chi non ha ideali o passioni. E’ libero chi non ha nulla da perdere o semplicemente non ha paura di perdere tutto e ricominciare perché la vita è prima di tutto un soffio, una speranza, un raggio di sole, una melodia, la bellezza. Gli altri gli opportunisti e gli interessati non scorgono un fiore, un profumo, un paesaggio, non sorridono e non si divertono nemmeno se non hanno qualcosa da guadagnare. Nascondono perfino i sentimenti. Gli appassionati, gli innamorati della vita sorridono e ridono, si meravigliano e si stupiscono come un bambino curioso di scoprire o riscoprire ogni giorno qualcosa di bello, senza il timore di rischiare perché soltanto provando scoprono il sapore della vita.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *