Gallipoli: la stupidità di un massacro

                                    

“Quando ero giovane me ne andavo a giro e vivevo la vita libera del vagabondo.
Dalle foreste di Murray all’entroterra me la ballavo proprio tutta, la mia Matilda.
Nel 1915 il mio paese disse: “Figlio, smettila di girovagare, c’è da fare un lavoro.”
Cosi’ mi han dato un elmetto e un fucile e mi han spedito in guerra.
E la banda suonava “Waltzing Matilda” e mentre la nave si muoveva dal molo,
E fra i saluti, le bandiere sventolanti e le lacrime salpammo per Gallipoli.”

(and the band plaied Waltzing Matilda)

Slim Dusty – Waltzing Matilda

Questa canzone popolare è diventata una specie di inno ufficiale australiano a ricordo della sfortunata spedizione dell’Anzac, il corpo di spedizione austro-neozelandese in Turchia durante la Grande Guerra.
La campagna di Gallipoli della primavera 1915 resta uno dei disastri militari più famosi degli eserciti alleati nella Prima Guerra Mondiale.
L’operazione, destinata a consentire il controllo dello stretto dei Dardanelli e la capitolazione dell’Impero ottomano, alleato della Germania, si concluse con delle perdite militari pesantissime ed una ritirata poco gloriosa.
Se il ruolo politico di Churchill nella concezione dell’attacco a Gallipoli è stato ben definito, la sua responsabilità nella condotta delle operazioni belliche rimane molto più controversa, ma in ogni caso la sconfitta di Gallipoli intaccò sensibilmente la reputazione del suo ideatore.
Winston Churchill, quarantenne nel 1915, occupava dal 1911 la carica di primo Lord dell’Ammiragliato, nel governo del liberale Asquith, e propugnava la necessità di dare alla flotta britannica un ruolo importante nella condotta delle ostilità.

Winston Churchill

La Gran Bretagna, a quel tempo, era ancora la dominatrice dei mari e pareva necessario che la nazione si servisse della sua marina da guerra, non solo per trasportare le truppe sul continente, ma anche per distruggere le flotte nemiche ed affrettare la fine della guerra.
Il 1° novembre 1914 l’Impero ottomano entrò in guerra a fianco delle Potenze Centrali: Germania e Impero austroungarico.
Churchill, di fronte allo stallo sul teatro d’operazioni europeo e perchè, per usare le sue parole, “i soldati britannici smettano di masticare del filo spinato nelle Fiandre”, progettò di aprire un nuovo fronte.
L’obiettivo era quello di impadronirsi dello stretto dei Dardanelli, un’imboccatura di una sessantina di chilometri di lunghezza che collega il Mar Egeo ed il Mar di Marmara e da lì risalire fino ad Istanbul e costringere l’Impero ottomano a arrendersi.
Il controllo degli Stretti avrebbe consentito all’alleato russo il libero accesso al bacino del Mediterraneo dal Mar Nero.
Così anche l’Egitto, colonia britannica, ed il canale di Suez, sarebbero stati definitivamente al riparo da qualsiasi minaccia ottomana e le potenze centrali, circondate da ogni parte, sarebbero state costrette alla capitolazione.

Le ragioni addotte apparivano credibili, così, il 13 gennaio 1915, il Consiglio di Guerra britannico accolse le proposte ma subito l’operazione si rivelò piuttosto difficile da organizzare e da realizzare.
Lo stretto dei Dardanelli, difeso da decine di forti sulle due rive, risultava talmente piccolo che le navi venivano a trovarsi immediatamente a portata di tiro delle artiglierie turche e, per di più, diverse barriere di mine bloccavano il passaggio.
Solamente un attacco in forze, congiunto ad un massiccio bombardamento, poteva forse permettere alle navi di forzare il passaggio.
Il Primo Ministro Asquith ed il Gabinetto di Guerra, sottovalutarono la capacità di resistenza ottomana, e assegnarono all’impresa dei mezzi limitati.

Il Primo Ministro inglese Herbert Henry Asquith

Il Ministro della Guerra, Lord Kitchener, considerava l’offensiva dei Dardanelli una operazione marginale: “una crociera nel Mar di Marmara“, secondo una sua espressione.
Le ostilità ebbero inizio il 19 febbraio 1915 con una serie di bombardamenti, poi proseguirono il 18 marzo con un assalto navale, quando diverse navi da guerra alleate entrarono in azione nello stretto, ma eseguendo la manovra la corazzata francese Bouvet e le corazzate britanniche, Irresistible ed Ocean, saltarono su una barriera di mine allestita dai Turchi mentre altre navi minori, colpite dall’artiglieria turca, colarono a picco o restarono gravemente danneggiate. Nonostante l’impiego di dragamine, nessuna delle due barriere di ordigni esplosivi fu eliminata.
Inoltre, l’azione delle navi alleate fece capire alle truppe ottomane l’imminenza di un possibile sbarco e di una successiva offensiva terrestre.

Incappata in una barriera di mine navali la HMS Irresistible affonda, 18 marzo 1915

L’esercito turco a Gallipoli, comandato dal giovane colonnello Mustafà Kemal (il futuro Ataturk, padre della Turchia moderna), ebbe tutto il tempo di prepararsi all’assalto alleato.
Cinque settimane più tardi, il 25 aprile 1915, diverse migliaia di soldati alleati sbarcarono sulla penisola di Gallipoli.
Per l’Australia e la Nuova Zelanda, due dominions dell’Impero britannico, si trattava del primo impegno nella Grande Guerra. Le loro unità, mantenute distinte da quelle inglesi, erano in gran parte composte da volontari ed il successo del ricorso al volontariato con questi giovani fu qualcosa di spettacolare.
Su una popolazione totale di 5 milioni di abitanti, ben 330 mila Australiani andarono a combattere nella Grande Guerra, a fianco di 220 mila Neozelandesi. Un tale slancio si spiegava solo con un gran fervore di patriottismo e con il gusto dell’avventura.
Per lo sbarco vennero scelte 5 spiagge, malgrado gli Alleati disponessero solo di informazioni sommarie sulle posizioni difensive dei Turchi, inoltre le forze impegnate nell’operazione risultarono chiaramente insufficienti.
Secondo il biografo di Churchill, Martin Gilbert, il primo Lord dell’Ammiragliato avrebbe insistito per l’invio di truppe più numerose.

Fummo macellati come agnelli al mattatoio

Il corpo d’armata australiano e neozelandese (ANZAC), sbarcato sulla spiaggia Z, incapace di risalire le pendici scoscese che dominavano la costa e di progredire verso l’interno, viveva sotto la minaccia permanente dei mitraglieri turchi: ogni volta che veniva ordinata una sortita gli aussie erano sterminati dal fuoco turco dopo pochi metri.
Sulla spiaggia V, i soldati dei battaglioni irlandesi e dell’Hampshire riuscirono a trovare rifugio in una nave arenata ma ad ogni sortita essi venivano falciati dal tiro nemico. Le spiagge si trasformarono subito in un immenso carnaio, il cui odore insopportabile di morte, arrivava persino sulle navi al largo.

Le prime fasi dello sbarco

A causa del calore e di condizioni d’igiene deplorevoli, si scatenò una epidemia di febbre tifoide e di dissenteria: il gran numero di cadaveri non seppelliti attirò miriadi di mosche e inoltre, per mancanza di un imbarco possibile sulle navi ospedale, in un secondo tempo i feriti non vennero più neanche curati.
La situazione diventò talmente intollerabile che alla metà di maggio i combattenti delle due parti conclusero una tregua di qualche ora, proprio per seppellire i morti.
Per diversi mesi, i soldati alleati furono costretti a stare rintanati nelle trincee o in ricoveri scavati nella collina. Ogni tentativo di allentare la morsa si concludeva con l’ennesimo bagno di sangue.

Vittime australiane giacciono dentro e intorno alle trincee di Lone Pine l’8 agosto 1915

Nel maggio 1915, i soldati francesi e britannici fallirono per ben due volte la conquista del villaggio di Khithia. La linea del fronte venne spostata di solo 500 metri e per ottenere questo magro successo gli Alleati persero 13 mila uomini!
E’ solo a partire dal mese di luglio che i rapporti inviati dal generale Hamilton a Londra, fecero una descrizione più realistica della situazione.

Non sono affatto sorpreso dal fatto che i Greci abbiano impiegato 10 anni per conquistare Troia”,

affermava un generale.

Agli inizi di agosto ebbe luogo un nuovo sbarco nella baia di Suvla.
In un primo tempo tre divisioni irlandesi riuscirono a guadagnare del terreno, ma la loro progressione si scontrò con l’accanita resistenza dei Turchi. Stessa situazione si creò per gli Australiani a Lone Pine e i Neozelandesi a Chunuak Bair.
In una lettera indirizzata nel mese d’agosto al Primo Ministro australiano, Andrew Fisher, il giornalista Keith Murdoch, che si trovava a bordo di una nave da trasporto, denunciò l’improvvisazione criminale dell’attacco.

Soldati del 1° Battaglione AIF aspettano i soccorsi da parte del 7° Battaglione AIF, dopo tre giorni continui di combattimenti nella zona di Lone Pine, 9 agosto 1915

Una divisione britannica venne sbarcata nel luogo sbagliato, reimbarcata e quindi sbarcata nuovamente nel settore giusto.
Il giornalista scrisse:

“Voi che avete uno spirito pratico, quanto acqua pensate che sia rimasta nelle borracce di questi giovani inglesi assetati, dopo una notte in mare, la marcia sotto il sole, il ritorno e l’avanzata? Neanche una goccia, beninteso”.

Trasmessa al Gabinetto di Guerra britannico, questa testimonianza venne giudicata “sensazionalista” da parte di Churchill, che riconobbe tuttavia che doveva avere un certo qual fondamento.
A Londra, il fallimento dell’operazione provocò una grave crisi politica che portò alle dimissioni di Lord Fisher, il Primo Lord del Mare e Churchill perse il suo posto di Primo Lord dell’Ammiragliato su richiesta dei conservatori, che ne fecero una “conditio sine qua non” per il loro ingresso nella coalizione governativa.
Le truppe furono evacuate: il 18 ed il 19 dicembre 1915 per l’area di Suvla e l’8 ed il 9 gennaio 1916 per le truppe sbarcate su capo Helles.
In totale, la battaglia di Gallipoli fece 46 mila morti ed 86 mila feriti nei ranghi degli Alleati. L’operazione causò inoltre indirettamente la morte di 258 mila soldati per malattie e patologie varie; la maggiora parte di loro provenivano dall’ANZAC!

Barellieri trasportano soldati feriti su barche in attesa dell’evacuazione su una nave ospedale al largo, Anzac Cove, 1915

In conclusione questo sforzo folle fece sì che gli alleati non conquistassero un solo metro di terreno!
Di fronte ad un tale disastro, ogni paese belligerante redasse una memoria sulla battaglia. In Francia, il ricordo dei Dardanelli, dove 23 mila soldati rimasero uccisi o feriti, venne presto dimenticato per effetto dei sanguinosi scontri sul fronte occidentale, come le battaglie di Verdun o della Somme nel 1916.
I combattenti provenienti dall’Oceania soffrirono invece per quella che considerarono come una ingratitudine: per una giovane nazione come l’Australia, la battaglia di Gallipoli venne per contro percepita come il battesimo del fuoco, ma venne valutato anche il palese disinteresse da parte dei politici britannici, per la sorte dei soldati aussie.
In Australia ogni soldato, soprannominato digger, a causa delle trincee scavate per ripararsi, venne celebrato come un eroe ed il 25 aprile, il giorno dello sbarco delle truppe ANZAC, viene commemorato ogni anno con entusiasmo.

Nonostante la notevole distanza, migliaia di turisti australiani e neozelandesi arrivano ancora oggi a ricoprire di fiori le tombe delle migliaia di soldati della ANZAC caduti sul campo di battaglia.
Per la Turchia, la battaglia dei Dardanelli costituì una svolta nella sua recente storia nazionale. Respingendo l’invasione occidentale, l’esercito ottomano diede dimostrazione di preparazione e di coraggio, modellata sull’esempio di Mustafà Kemal, il padre della Turchia moderna.

Mustafa Kemal Atatürk

In Gran Bretagna, non appena i soldati lasciarono le rive dei Dardanelli, ebbe inizio una vasta polemica sulla utilità dell’offensiva e sulla strategia utilizzata.
Una commissione d’inchiesta venne incaricata agli inizi del 1916 di fare luce su questo disastro.
Durante questo periodo Churchill venne indicato regolarmente come il principale responsabile della sconfitta. Per i membri del Gabinetto di Guerra e specialmente per il premier Herbert Asquith, fu un comodo modo per scaricare a buon mercato le loro responsabilità. Per gli Australiani e i Neozelandesi, le truppe dell’ANZAC furono le vittime dell’incuria britannica.
In un recente lavoro, lo storico australiano Robin Prior ha fornito nuovi elementi riguardo la strategia che fu messa in opera nel 1915.
Ha dimostrato che la campagna militare, mal concepita dall’inizio alla fine, e dotata di mezzi umani e materiali troppo scarsi, era condannata già in partenza. Nonostante il coraggio dimostrato dai soldati alleati, la battaglia di Gallipoli, mal orchestrata al più alto livello governativo britannico, fu un immenso e inutile sforzo per un risultato che risultò peggiore di un disastro.

Mustafa Kemal (Atatürk) con ufficiali militari ottomani durante la battaglia di Gallipoli, Çanakkale, 1915

“E adesso, ogni mese di aprile, siedo e guardo la parata dalla mia carrozzella, che mi sfila davanti. Guardo come fieramente i miei vecchi compagni marciano ricordando glorie passate.
E quei vecchi marcian piano, eroi dimenticati di una guerra dimenticata.
E i giovani domandano: “Per cosa stanno marciando?” Ed io mi chiedo la stessa cosa.
Ma la banda suona “Waltzing Matilda” ed i vecchi ancora rispondono all’appello;
Ma col passar degli anni, sono sempre di meno e un dì nessuno marcerà più.”

                                                               (and the band plaied Waltzing Matilda)

Lino Predel non è un latinense, è piuttosto un prodotto di importazione essendo nato ad Arcetri in Toscana il 30 febbraio 1960 da genitori parte toscani e parte nopei.
Fin da giovane ha dimostrato un estremo interesse per la storia, spinto al punto di laurearsi in scienze matematiche.
E’ felicemente sposato anche se la di lui consorte non è a conoscenza del fatto e rimane ferma nella sua convinzione che lui sia l’addetto alle riparazioni condominiali.
Fisicamente è il tipico italiano: basso e tarchiatello, ma biondo di capelli con occhi cerulei, ereditati da suo nonno che lavorava alla Cirio come schiaffeggiatore di pomodori ancora verdi.
Ama gli sport che necessitano di una forte tempra atletica come il rugby, l’hockey, il biliardo a 3 palle e gli scacchi.
Odia collezionare qualsiasi cosa, anche se da piccolo in verità accumulava mollette da stenditura. Quella collezione, però, si arenò per via delle rimostranze materne.
Ha avuto in cura vari psicologi che per anni hanno tentato inutilmente di raccapezzarsi su di lui.
Ama i ciccioli, il salame felino e l’orata solo se è certo che sia figlia unica.
Lo scrittore preferito è Sveva Modignani e il regista/attore di cui non perderebbe mai un film è Vincenzo Salemme.
Forsennato bevitore di caffè e fumatore pentito, ha pochissimi amici cui concede di sopportarlo. Conosce Lallo da un po’ di tempo al punto di ricordargli di portare con sé sempre le mentine…
Crede nella vita dopo la morte tranne che in certi stati dell’Asia, ama gli animali, generalmente ricambiato, ha giusto qualche problemino con i rinoceronti.

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