I britannici amano le storie paranormali e se i castelli catturano la loro fantasia è vero che numerose sono le leggende che vengono associate alle segrete, alle torri, alle stanze dei palazzi reali e così via. Una volta non era raro il ricorso alle maniere forti, e le “carceri reali” si trasformavano nel teatro di numerose tragedie.
Figurarsi se poteva mancare la Torre di Londra, dove, nei secoli, è davvero accaduto di tutto; e una delle più celebri riguarda il fantasma di Jane Grey che fu visto per l’ultima volta da due guardie il 12 febbraio del 1957.
La dinastia Tudor potrebbe a tutti gli effetti essere considerata una delle famiglie più celebri della storia anche per ciò di cui si rese protagonista nel XVI secolo, ma di questa dinastia venne dimenticata a lungo Jane Grey, che a diciassette anni fu la prima donna ad essere incoronata regina in Inghilterra, e che, vittima dell’ambizione e della brama di potere del suo tutore, dei genitori e del suocero, regnò per soli 9 giorni e finì sul patibolo.
La tragica storia di Lady Jane Grey risale all’epoca dello Scisma anglicano del 1532, ad opera di Enrico VIII, quando i Tudor assunsero il pieno controllo dei poteri temporali e spirituali e li esercitarono nel regno anglosassone, contribuendo a trasformare l’Inghilterra in una delle più grandi potenze economiche e politiche dell’Europa moderna.
Le vicende che vedono come protagonista la giovane Lady Jane Grey si svolgono in quel periodo di transito tra il regno di Edoardo VI d’Inghilterra, unico erede maschio di Enrico VIII, e quello di Maria Tudor, la celebre Bloody Mary. È questa l’epoca delle due principali rivoluzioni protestanti, la Riforma luterana e quella calvinista, che si diffusero in tutta l’Europa a partire dal XVI secolo e che ispirarono Enrico VIII ad operare quella spaccatura tra la Chiesa romana e quella d’Inghilterra che darà origine a un’ulteriore corrente: l’anglicanesimo. Ma questa è anche l’epoca del tentativo di restaurare il cattolicesimo in Inghilterra, guidato dalla sorella di Edoardo VI, Maria, la cui feroce politica religiosa le valse il titolo di Bloody Mary. In tale contesto storico si inserisce la vicenda di Jane.
Jane Grey nacque nel 1537 a Bradgate, nella contea inglese del Leicestershire dal matrimonio della marchesa Frances Brandon, nipote di Enrico VIII con Henry Grey, marchese di Dorset e duca di Suffolk. Essendo la famiglia Grey imparentata con la dinastia Tudor, la primogenita Jane si ritrovò ad essere quarta nella linea di successione al trono inglese, dopo i cugini Edoardo VI, Maria I ed Elisabetta I, figli del sovrano Enrico VIII. Jane fin dalla prima infanzia fu vittima delle ambizioni dei genitori, che avrebbero voluto vederla sul trono d’Inghilterra come sposa del cugino Edoardo VI; di conseguenza crebbe ricevendo la stessa formazione culturale delle principesse Maria ed Elisabetta, distinguendosi ben presto per intelligenza e acume. Era un’allieva molto intelligente, studiava greco, latino, ebraico, italiano e francese e venne educata come una vera principessa.
In questo periodo storico era una pratica comune mandare i bambini delle famiglie aristocratiche presso altre famiglie di rango superiore per essere educati alla vita di società. Perciò, all’età di 10 anni, Jane venne affidata a Catherine Parr, diventata moglie di Enrico VIII nel 1543. Presto la bambina ottenne il favore non solo della regina, ma anche del sovrano stesso.
Tra il 1546 e il 1548 però Jane cadde vittima delle ambizioni del Lord Ammiraglio dell’Inghilterra, Thomas Seymour, amante e, dopo la morte di Enrico VIII, marito della regina Catherine Parr. Pare che Thomas Seymour avesse pensato a un matrimonio tra Jane e il giovane Edoardo, con l’intento di approfittare della tenera età dei due regnanti per governare al loro posto come reggente. Il progetto di Seymour, però, fallì: l’ammiraglio fu immediatamente arrestato e condannato a morte per tradimento.
Dopo tali avvenimenti, Henry Grey e Frances Brandon richiamarono a Bradgate e Jane abbandonò la corte inglese.
Il fratello di Thomas Seymour, Edward, nel frattempo sfruttava i suoi poteri, in qualità di Lord Protettore del giovanissimo re. Nel 1549 il paese era ormai vicino alla bancarotta e i membri del Consiglio di reggenza si allearono contro Edward per estrometterlo dalla carica. Fu arrestato, accusato di tradimento e giustiziato alla Torre di Londra nel 1552. Venne istituito un governo collettivo guidato da John Dudley, duca di Northumberland, che avrà un ruolo cruciale nell’ascesa al trono di Jane Grey in accordo con il padre della giovane, che nel 1551 aveva ottenuto il ducato di Suffolk ed era una presenza fissa a corte. Grazie a questo governo il paese si riprese e la riforma religiosa anglicana subì un’accelerazione: bisognava però trovare un successore protestante
Agli inizi del 1553 Edoardo VI cadde malato, e il testamento di Enrico VIII diceva che se il figlio Edoardo VI fosse morto senza prole, il trono sarebbe dovuto andare alla sorella Maria. Edoardo, poco prima di morire, modificò il testamento del padre, escludendo dalla successione le sorellastre Maria ed Elisabetta, e designando suo erede la cugina anglicana Jane Grey, che, nel frattempo, era divenuta nuora del suo fidato consigliere John Dudley, duca di Northumberland, dopo il matrimonio con Guilford Dudley nel maggio 1553.
Secondo alcuni autorevoli storici, specializzati nel periodo Tudor – come lo storico americano Wilbur Kitchener Jordan e gli studiosi britannici Albert Frederick Pollard e David Loades – le modifiche nel testamento di Edoardo VI furono, originariamente, un piano ideato dallo stesso sovrano, il cui fine era quello di preservare la fede anglicana dalle idee restauratrici della cattolica Maria I Tudor.
Il 6 luglio del 1553 Edoardo VI morì e il 9 luglio Jane fu convocata presso la residenza londinese di John Dudley per comunicarle le disposizioni testamentarie del re e la sua futura incoronazione. La giovane rimase sconvolta dalla notizia.
Così, aggirando le disposizioni testamentarie di Enrico VIII, Lady Jane Grey fu proclamata regina d’Inghilterra il 9 luglio 1553 contro la sua stessa volontà: lei non voleva il trono e quanto al marito fu nominato solo Duca di Clarence.
Ma il progetto del duca di Northumberland era destinato al fallimento: dopo aver marciato sull’Anglia orientale per arrestare la principessa Maria, il duca si arrese quando seppe che il Consiglio di stato aveva nominato Maria quale legittima regina d’Inghilterra, con l’appoggio del popolo e di gran parte della nobiltà inglese. Maria fu incoronata il 19 luglio 1553: così il regno di Jane Grey durò appena nove giorni.
Il 22 agosto il duca di Northumberland fu giustiziato per alto tradimento.
Lady Jane Grey fu inizialmente imprigionata insieme al consorte nella Torre di Londra, ma la regina Maria decise di sospendere la pena, dubitando della sua colpevolezza. Jane godeva di alcuni privilegi nonostante la prigionia: poteva avere la compagnia di alcune dame e di un servitore, inoltre le era permesso passeggiare nel giardino. Passava la maggior parte delle sue giornate a leggere la Bibbia.
Il precedente supporto popolare alla regina iniziò a crollare a causa della sua ferma volontà di riportare l’Inghilterra al cattolicesimo e del suo piano di sposare il re di Spagna, Filippo II. La sua politica di intolleranza religiosa, presto condusse a una serie di tumulti tra cui la ribellione di Wyatt nel 1554.
Il padre di Jane era coinvolto nella cospirazione e la semplice esistenza di Jane costituiva ormai più di un motivo di minaccia per Maria.
La regina propose alla coppia di salvargli la vita se si fossero convertiti al cattolicesimo, ma entrambi anglicani convinti rifiutarono e così la condanna a morte fu ordinata. Il 12 febbraio 1554, venne giustiziato Guildford sulla pubblica piazza, mentre, essendo una donna di rango, a Jane fu concessa una esecuzione privata all’interno della Torre di Londra.
Jane vide passare il corpo decapitato del marito sotto la finestra. Poi toccò a lei e Jane non sapeva cosa fare, venne bendata e non trovava il ceppo dove appoggiare la testa. La scena suscitò grande commozione nei presenti, e fu infine guidata al luogo della esecuzione e lei si raccomandò col boia perché la facesse finita in fretta. Le sue ultime parole furono: “Signore, nelle Tue mani affido il mio spirito”.
Aveva solo 17 anni.
La morte di Jane Grey, del tutto estranea agli intrighi, suscitò la compassione dei presenti all’esecuzione. Il corpo della giovane fu sepolto dapprima in una tomba anonima insieme al marito, e nel 1876 fu spostato nella Cappella Reale di St. Peter ad Vincula, per ordine della regina Vittoria.
La storica vicenda della sfortunata regina ispirò, nelle epoche successive, diverse opere artistiche e letterarie di autori europei.
Paul Delaroche noto pittore francese realizzò ‘L’Esecuzione di Lady Jane Grey nella Torre di Londra nell’anno 1554, un dipinto esposto per la prima volta dall’artista alla mostra del Salone di Parigi del 1834 e conservato oggi alla National Gallery.
Il volto di Jane è ritratto bendato, in un misto di terrore e confusione, e le sue mani sembrano tremare mentre cerca il ceppo su cui poggiare la testa. Intorno alla figura della giovane, su uno sfondo drappeggiato di nero, il pavimento è coperto dal fieno destinato ad assorbire il suo sangue dopo l’esecuzione. Il decano di St. Paul, John Feckenham, con cui Lady Jane aveva avuto più volte delle profonde discussioni religiose durante la prigionia, è ritratto commosso nell’atto di aiutarla a trovare il ceppo, mentre attorno le dame si struggono e il boia aspetta paziente.
La vicenda di Lady Jane Grey fu ripresa anche dal poeta inglese Edward Young, che scrisse nell’opera “Le notti” un poema dal titolo ‘Giovanna Grey o Il trionfo della Religione sopra l’Amore’.
Infine, il compositore italiano Nicola Vaccaj, rappresentante della Scuola musicale napoletana, in collaborazione con il librettista, il conte Carlo Pepoli, scrisse un’opera lirica a tre atti dal titolo Giovanna Grey. La prima dell’opera avvenne il 23 febbraio 1836 a La Scala di Milano, con la celebre cantante lirica Maria Malibran nel ruolo principale di Lady Jane Grey.
Nel 1966 il musicista inglese Brian Jones non aveva più il ruolo di leader dei Rolling Stones, e il suo contributo era messo in ombra dal lavoro di Jagger e Richards. Durante le registrazioni del materiale destinato ad “Aftermath” decise di dedicare una canzone a Lady Jane. Il pezzo è stato spesso interpretato come un riferimento alle tristi vicende della Grey ma è probabile che gli Stones abbiano semplicemente pensato a un pastiche senza preoccuparsi della precisione dei riferimenti musicali e soprattutto storici.
Nella lunga successione di sovrani inglesi figurano figure femminili che hanno impresso il proprio marchio sulla storia e si sono distinte per la longevità dei propri regni, come Elisabetta I dal 1558 al 1603, Vittoria dal 1837 al 1901, Elisabetta II dal 1952 fino alla sua recente scomparsa, l’8 settembre 2022.
Delle vicende che coinvolsero Lady Jane Grey non resta che qualche riferimento marginale; purtroppo, per la brama di potere degli uomini che la circondavano, Jane finì per essere utilizzata come uno strumento per affermare la loro influenza.
Tutti volevano affidarle una corona che lei non ha mai desiderato e questo dovrebbe farci riflettere.
Bibliografia
- Castellina Paolo, La vicenda di Lady Jane Grey, Lulu.com editore, 2009;
- Ives E., Lady Jane Grey: A Tudor Mystery, John Wiley and Sons Ltd, 2011;
- S. Brigden, Alle origini dell’Inghilterra moderna. L’età dei Tudor (1485-1603), Il Mulino, 2003;
- A. Tallon, L’Europa del Cinquecento. Stati e relazioni internazionali, Carocci, 2013;
Lino Predel non è un latinense, è piuttosto un prodotto di importazione essendo nato ad Arcetri in Toscana il 30 febbraio 1960 da genitori parte toscani e parte nopei.
Fin da giovane ha dimostrato un estremo interesse per la storia, spinto al punto di laurearsi in scienze matematiche.
E’ felicemente sposato anche se la di lui consorte non è a conoscenza del fatto e rimane ferma nella sua convinzione che lui sia l’addetto alle riparazioni condominiali.
Fisicamente è il tipico italiano: basso e tarchiatello, ma biondo di capelli con occhi cerulei, ereditati da suo nonno che lavorava alla Cirio come schiaffeggiatore di pomodori ancora verdi.
Ama gli sport che necessitano di una forte tempra atletica come il rugby, l’hockey, il biliardo a 3 palle e gli scacchi.
Odia collezionare qualsiasi cosa, anche se da piccolo in verità accumulava mollette da stenditura. Quella collezione, però, si arenò per via delle rimostranze materne.
Ha avuto in cura vari psicologi che per anni hanno tentato inutilmente di raccapezzarsi su di lui.
Ama i ciccioli, il salame felino e l’orata solo se è certo che sia figlia unica.
Lo scrittore preferito è Sveva Modignani e il regista/attore di cui non perderebbe mai un film è Vincenzo Salemme.
Forsennato bevitore di caffè e fumatore pentito, ha pochissimi amici cui concede di sopportarlo. Conosce Lallo da un po’ di tempo al punto di ricordargli di portare con sé sempre le mentine…
Crede nella vita dopo la morte tranne che in certi stati dell’Asia, ama gli animali, generalmente ricambiato, ha giusto qualche problemino con i rinoceronti.